ilNapolista

Pensavo fosse programmato (lo scudetto del Napoli) e invece era il Leicester

Con la assurda gestione post-scudetto il Napoli sta sancendo la casualità della propria vittoria. E insegue la chimera Conte

Pensavo fosse programmato (lo scudetto del Napoli) e invece era il Leicester

Pensavo fosse programmato (lo scudetto del Napoli) e invece era il Leicester

Quante volte il ragioner Fantozzi ci ha provato con la signorina Silvani? Iniziò regalandole nastri bicolori per la sua macchina da scrivere e finì per indebitarsi fino al collo per vedere a pochi centimetri dalle sue, tremolare le labbra della signorina Silvani, che a sua volta per disperazione, quando ormai nessuno se la filava più finse una gravidanza per raggranellare qualche euro da Fantozzi.

Sembra il Napoli dei 14 punti

Beh la genesi dell’ennesimo approccio del Napoli nei confronti di Antonio Conte ha le stesse dinamiche. Amici da sempre con la proprietà azzurra, ottimi rapporti, ma evidentemente non c’è la scintilla da parte dell’ex commissario tecnico. Troppo dubbioso lui, troppo prono il Napoli, che dovrebbe ad un certo punto avere contezza dei propri limiti. Più che una squadra campione d’Italia il Napoli ha la stessa faccia della stagione dei 14 punti (l’anno della retrocessione). Allenatori che si avvicendarono, caos societario, direttori sportivi senza portafogli, trattative estenuanti per giocatori tipo Stumpf, Anche se il litigio via social di Osimhen (sempre più ingestibile) con il procuratore di Kvara è un capitolo nuovo, a cui difficilmente si assiste. Ma la gestione dei social non è il forte del Napoli e dei propri tesserati, il “coconut gate” è di ottobre scorso.

I no di Antonio Conte al Napoli

Tornando a Conte-Silvani, già dopo lo 0-4 contro il Milan di aprile 2023, più per ripicca nei confronti del già uscente Spalletti, che per effettiva convinzione, sul display del tecnico salentino è apparso il numero del presidente azzurro registrato come “amico di Carlo Verdone”, ed un primo timido approccio da parte del Napoli si è palesato. A giugno, conscio del no della volta precedente, un messaggino con spunta blu ma senza risposta, giusto una faccina sorridente di mancia. Ad ottobre il secondo approccio, più deciso e più articolato rispetto al primo, ma anche stavolta senza risultati apprezzabili. Infine dopo la scoppola di Torino l’ultimo disperato tentativo, dopo aver chiesto a Conte di vedere il Napoli dal vivo almeno una volta. Il successivo confronto telefonico, ha portato una proposta di ingaggio a cifre iperboliche, pieni poteri decisionali da dividere in team con un direttore sportivo ed un team manager scelti dallo stesso Conte. Proposta rigettata al mittente.

Il Napoli attuale evidentemente non è allenabile da nessuno. E il quarto posto al momento è una chimera.

Ma Conte ed il Napoli sono fatti per non stare insieme. Sono due rette che non si incontreranno mai. Troppo calcio c’è in Antonio Conte per venire in questo Napoli. E se per Ancelotti è valsa la regola del buon selvaggio, Conte non si mischia a certe latitudini, e fa bene. Troppo di basso livello il Napoli per lui. Troppo poco calcistica ed eccessivamente cinematografica la vita del Napoli calcio e di Napoli intorno al calcio. Conte è abituato ad altro, senza fronzoli, senza pulcinellate dentro e fuori dal campo. Napoli tutta è fatta per stare fuori dal calcio che conta, perché fuori dal calcio vero è sempre stata. E quando quest’estate ha avuto l’opportunità di sparigliare tutto non ha voluto, non ha capito, non ha avuto la forza, perché questa proprietà con lo scudetto ha raggiunto il proprio apice e oggi si dimostra sempre incapace di andare oltre un campionato ogni 30 anni. Semplicemente perché non ha cultura calcistica. E la narrazione dei diciannove anni precedenti non ha cittadinanza. Perché la vita è fatta per andare avanti, chi pensa all’indietro, rimane indietro.

Il Napoli senza capirlo, o capendolo benissimo, ha sancito la casualità del proprio scudetto. Com’era il film di Troisi? Pensavo fosse programmato, ed invece era il Leicester. A metà percorso è già assodato il fallimento della stagione. Gli obiettivi possono essere anche raggiunti (difficile), ma è il fallimento di un’idea di calcio che di calcio non ha nulla e che ha portato i discorsi di tutti dalla Champions a “facimm sti cuaranta punt” (la c è voluta, ndr).

Certo sarebbe un record, quello si indelebile, retrocedere in B con lo scudetto sul petto. Non succederà.

Ma sarebbe indimenticabile, altro che quattordici anni in Europa.

ilnapolista © riproduzione riservata