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Mourinho è più solo che mai, girano nomi improbabili per la panchina della Roma (Zazzaroni)

È una fase della stagione in cui servirebbe soltanto una cosa: chiarezza e buona volontà da parte di Dan Friedkin

Mourinho è più solo che mai, girano nomi improbabili per la panchina della Roma (Zazzaroni)
Roma's Portuguese head coach Jose Mourinho talks to a reporter as his team inspects the pitch of the National Arena in Tirana on May 24, 2022 on the eve of the UEFA Europa Conference League final football match between AS Roma and Feyenoord. (Photo by OZAN KOSE / AFP)

Mourinho è più solo che mai, girano nomi improbabili per la panchina della Roma (Zazzaroni)

La Roma perde 3-1 col Milan (risultato del tutto prevedibile peraltro) e si apre la crisi giallorossa con Mourinho sul banco degli imputati. La verità è che a Roma non hanno digerito la sconfitta nel derby di Coppa Italia e si è aperta la caccia a Mourinho. Ne scrive sul Corsport il direttore Ivan Zazzaroni uno dei pochissimi a ricordare che parliamo di uno degli allenatori più forti del pianeta.

Scrive Zazzaroni:

Non è casuale che il Milan sia più forte di questa Roma: vi bastano Maignan, Theo, Leão, Pulisic, Calabria e Giroud? Non è casuale che i nodi di Mourinho siano venuti al pettine – tutti – proprio nel mese di gennaio: gli avvertimenti li aveva lanciati a più riprese. Non è casuale che i palloni giocabili e gli scambi di qualità Lukaku li ottenga soltanto quando in campo c’è Dybala, che è tutta la fantasia della Roma.

Di sicuro non è casuale che Mourinho stia vivendo il momento più difficile sul piano del consenso. È più solo che mai.

Nella settimana che ha preceduto un derby perso malissimo, nel mondo romanista non si parlava che del rinnovo di Mou, qualcuno aveva addirittura ipotizzato che un’entità soprannaturale fosse scesa da Marte per fargli firmare il contratto. Un minuto dopo la sconfitta con la Lazio il sentiment è cambiato, il mondo si è capovolto e anche tra chi aveva sostenuto il tecnico portoghese qualcuno ha cominciato a farsi delle domande. Un classico.

José Mourinho non è, per sua stessa ammissione, José Potter, ma esce dalla camera dei segreti, beve dal calice di fuoco e, pur possedendo la pietra filosofale e tanta pazienza, ha lanciato la maledizione dell’Erede. Girano nomi improbabili per una panchina che sta diventando scomodissima, in una fase della stagione in cui servirebbe soltanto una cosa: chiarezza e buona volontà da parte di Dan Friedkin. Che non è Voldemort.

Cosa ha detto Mourinho due giorni fa

Mourinho parla in conferenza stampa alla vigilia di Milan-Roma, che si terrà domani sera alle ore 20:45. L’allenatore è reduce da un derby tutt’altro che positivo per la sua posizione

«Sono qui da due anni e cinque mesi e sono l’unica persona in questo team che non ha perso una sola sessione di allenamento. Per me non esistono malattie, malumori. Per due anni e mezzo non ho sbagliato niente, neanche un paio di settimane fa quando tutti erano malati. Mesi fa avevo bisogno di un giorno per una situazione che non devo spiegare. L’ho detto al direttore Pinto e alla proprietà e abbiamo definito che il giorno dopo il derby sarebbe stato un buon giorno. Sono stato fuori di Roma per 15 ore. Mi sembra ridicolo giustificare questo. Non accetto in alcun modo che la mia professionalità e dignità, il mio cuore per questo lavoro venga messa in discussione. Se c’è un esempio perfetto di professionalità sono io. Non ho mai perso una gara in oltre 20 anni di carriera. Un allenamento di recupero per chi ha giocato e per sei giocatori che non avevano giocato»

Mourinho sul derby

«Ho parlato con qualche giocatore dell’atteggiamento e non ho nessun tipo di problema perché ho grande rispetto e lealtà nel confronto con loro, non c’è niente che qualche persona possa o vorrebbe dire ai miei giocatori che non ho detto. Per me è una cosa molto molto chiara, è la differenza tra le difficoltà e un’altra cosa è utilizzare le difficoltà che sono vere come un modo per giustificare qualcosa che possiamo fare di più. Su questo non mi risparmio, mi risparmio davanti a voi, so come funziona nel calcio, so perfettamente che alla fine se un giocatore sbaglia la direzione è sempre una, il risultato globale, la responsabilità è dell’allenatore. Ieri la riunione è stata dura, specialmente per qualche individuo. Collettivamente e difensivamente la squadra è stata perfetta, subisce un gol come lo ha subìto, che inizia con una rimessa laterale nostra, non siamo neanche capaci di fare una rimessa laterale positiva e l’abbiamo trasformata in un angolo»

Chiarimento sul rigore

«E dopo un rigore di un bambino di 18 anni con 55 minuti di Serie A, io non ho mai detto che non era rigore, ho detto che è un rigore dei tempi moderni e che i tempi moderni nell’arbitraggio sono inferiori per protezione del gioco rispetto a 20 anni fa. Nella riunione di ieri non ho risparmiato niente, poi c’è stato l’allenamento con 6 giocatori. Poi è difficile lavorare in campo e cercare di migliorare le cose, il messaggio è rimasto lì, c’è gente che obbligatoriamente dal punto di vista individuale deve dare di più»

Adesso che i tifosi sono arrabbiati con la squadra, perché nessuno della società non ha detto ancora nulla ai tifosi?

«Voglio essere leale nel mio confronto con la società, è un mio dovere e un mio modo di essere. Non so quanti derby ho giocato, ma sono sempre state partite speciali. A Roma ho capito quel che significa il derby. Abbiamo perso derby per un dettaglio o un errore, sia arbitrale, sia personale nostro. Ma lo abbiamo sempre fatto con la dignità di chi dà tutto, abbiamo dato tutto anche nelle difficoltà. Anche in questo: il mio feeling è che qualche giocatore doveva dare di più. Anche così, però, abbiamo avuto due grandissime opportunità di pareggiare. Abbiamo avuto due periodi difficili: le prime tre partite di campionate dove su 9 punti ne abbiamo fatto 1. In questo momento abbiamo 4 punti di differenza dalla Champions, ne abbiamo persi 8 dove non c’era la squadra. Adesso abbiamo questo secondo periodo con squadre difficili e un gruppo molto ridotto da giocatori. Se qualcuno ritiene che non sia una difficoltà, penso non sia giusto»

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