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Arbitri, dopo le accuse anonime a Le Iene i più delusi sono Orsato e Mazzoleni

Il Corsport. «Chi dissente senza mostrare la faccia non può essere un uomo e dunque, non può essere un arbitro»

Arbitri, dopo le accuse anonime a Le Iene i più delusi sono Orsato e Mazzoleni
Croatia's midfielder #04 Ivan Perisic argues with Italian referee Daniele Orsato next to Croatia's midfielder #10 Luka Modric during the Qatar 2022 World Cup football semi-final match between Argentina and Croatia at Lusail Stadium in Lusail, north of Doha on December 13, 2022. (Photo by Jewel SAMAD / AFP)

Arbitri, dopo le accuse anonime a Le Iene i più delusi sono Orsato e Mazzoleni. A scriverlo è il Corriere dello Sport che racconta la giornata ad alta tensione vissuta dal mondo arbitrale.

Ecco il Rocchi in versione Al Pacino, nel ruolo dell’allenatore che motiva i suoi prima di una sfida decisiva per i play off: «Non molliamo un centimetro, io non mollo un centimetro, uno che sia uno da qui al 30 giugno. Non permetto a nessuno di infangare il lavoro nostro ma soprattutto non permetto a nessuno di infangare il lavoro vostro». Molti erano delusi. Carbone, Mazzoleni e Orsato su tutti: «Chi dissente senza mostrare la faccia non può essere un uomo e dunque, non può essere un arbitro»; «Siamo una squadra, non siamo un gruppo»; e una battuta «La Givova (lo sponsor dell’AIA) non darà più le felpe col cappuccio». La sostanza è che vorrebbero non arbitrare (o fare il VAR) con questo o quello, perché la fiducia dopo quello che è successo è venuta meno.

La call di Rocchi con gli arbitri

Gianluca Rocchi chiude, con una call insieme alla sua squadra, una giornata tremenda per il mondo arbitrale, iniziata con la smentita dell’Aia rispetto al servizio andato in onda a Le Iene, proseguita con le voci di possibili prese di posizione da parte di alcune società di A, di un clima reso pesante (nelle segrete stanze dell’Aia si pensa sia stato fatto ad arte) attorno ai direttori di gara e al designatore in particolare. L’ultima, la colpa di essere sceso nello spogliatoio di Rapuano, fra il primo e secondo tempo della sfida di Riyad. Da lì al giustificare l’improvviso cambio di metro dell’arbitro nella ripresa, che ha portato all’inpiù giusta espulsione di Simeone (e all’altrettanto ingiusta ammonizione di Barella), è stato un attimo. «Ero andato a comunicare il minuto di silenzio in onore di Riva, non c’era verso di mandare un messaggio» ha confidato Rocchi, costretto a difendersi dall’ennesimo polverone sul suo nome. L’Aia, nel comunicato firmato dal presidente Pacifici, lo ha messo nero su bianco. Forse, col senno di poi, si poteva evitare. Ma ormai il clima è quello della caccia alle streghe. E questo rischia di contagiare anche il gruppo della Can, mosso da una sete di vendetta contro l’anonimo incappucciato che il designatore ha provato a smorzare, mettendo più di quello che aveva ieri (chi lo ha visto in call lo ha descritto particolarmente provato, ma mai arreso).

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