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Sarri: «Mi piacerebbe incontrare il Barcellona, sono arrabbiato per stasera»

A Sky Sport: «Senza determinazione all’inizio di entrambi i tempi. Non abbiamo la caratura mentale per affrontare al massimo Champions e campionato»

Sarri: «Mi piacerebbe incontrare il Barcellona, sono arrabbiato per stasera»
Roma 27/08/2023 - campionato di calcio serie A / Lazio-Genoa / foto Image Sport nella foto: Maurizio Sarri

Sarri a Sky Sport dopo la sconfitta per 2-0 in casa dell’Atletico Madrid. Lazio qualificata come seconda agli ottavi di Champions.

«Sono un po’ arrabbiato perché contro un avversario difficile, di ottimo livello, abbiamo pagato tutto quello che abbiamo sbagliato e quello che abbiamo creato lo abbiamo vanificato perché le nostre occasioni le abbiamo avute. Troppo divario nell’approccio a entrambi di entrambi i tempi, divario di determinazione, cattiveria. Nella fase centrale del primo tempo pensavo di pareggiare perché l’avevamo ripresa bene. Poi lo stadio è difficile, gli avversari forti, anche io penso di aver fatto il massimo. Spero di trovare il Barcellona perché è l’unica squadra che non ho mai incontrato. La vedo dura batterli sul possesso palla, però mi piacerebbe giocare contro di loro anche se l’incontro non si disputerebbe al Camp Nou».

Sarri: «Giocare spensierato? I primi dieci minuti dei due tempi abbiamo giocato fin troppo spensierati».

Di Canio: quella rabbia, quella voglia determinata dal gol Provedel (all’Atletico all’andata) poi ha determinato anche la vittoria al 95esimo in casa del Celtic, quella determinazione sta mancando anche in campionato pur non avendo la Lazio la caratura per giocare al massimo entrambe le competizioni.

«Se per caratura intendi anche quella mentale, sono d’accordo. Anche negli anni scorsi abbiamo dimostrato che facciamo fatica a reggere mentalmente più competizioni. L’anno scorso eravamo scadenti a livello europeo, quest’anno sta succedendo il contrario, a dimostrazione di una caratura mentale non ancora a questi livelli».

SARRI ATTACCA L’AMBIENTE LAZIO

Sarri attacca l’ambiente Lazio: «perennemente insoddisfatti», il Corriere dello Sport gli dà del piagnone.

Ecco cosa scrive il Corsport.

L’aria del “Metropolitano” vibra dei lamenti di Sarri, sono culminati ieri nella frase «l’ambiente laziale è devastante, non il club in cui si sta benissimo, ma com’è contornato». Il predicatore Mau è meno divertente (in campo) e più irriverente (fuori). Ce l’ha con l’ambiente (concetto astratto) perché «vengono create aspettative che sono inarrivabili, questo crea frustrazione in tutti, in me no che ho un’età. Chi ha 20-25 anni fa fatica». Guida una Lazio che il presidente Lotito, a torto o ragione, considera “una Ferrari” e che continua ad affidare a lui non per vivacchiare. Più aspettativa di questa? Forse Sarri prima dovrebbe guardare dentro la Lazio.

Si meraviglia per le critiche, ha azzardato un paragone con l’ambiente romanista. Al Sarrismo s’è aggiunto il piagnonismo:  «C’è un senso di insoddisfazione perenne. Si viene da tre vittorie e un pareggio, sembra un funerale. Sulla sponda opposta farebbero i fuochi d’artificio».

Parla di ambiente, non di tifoseria, per non sciupare l’affetto della gente: «Questo ambiente ha bisogno di calmarsi, non di incendiarsi, di diventare logico, se lo diventerà sarà anche ottimista. Altrimenti è difficile. Se ti aspetti cose astruse diventa tutto fuori luogo. Non parlo del nostro pubblico che risponde quasi sempre».

È sempre sulla difensiva, valorizza il suo lavoro. L’eterno deluso sembra Sarri: «Si sa tutti perché siamo arrivati secondi l’anno scorso, perché tre squadre sono rimaste in corsa Champions e ci siamo inseriti, non per la forza dell’organico. Questo prima o poi lo paghi».

E in Champions si santifica:  «Abbiamo fatto un miracolo, gli ottavi non erano garantiti. Negli anni 2000 la Lazio è andata due volte agli ottavi. Il confronto con l’Atletico non regge, ma siamo qui e ce la giochiamo».

Tratto dal Messaggero.

Della Roma dice: «Qui si crea un’insoddisfazione perenne, mentre sulla sponda opposta con minori risultati fanno i fuochi d’artificio. Per noi non è naturale andare agli ottavi».

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