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Parliamo di Napoli-Inter, di come nasce il gol di Calhanoglu, lasciamo stare gli arbitri

Un contrasto (l’ennesimo) perso da Anguissa. Tra il presunto fallo e il gol passano venti secondi in cui il Napoli commette almeno cinque errori

Parliamo di Napoli-Inter, di come nasce il gol di Calhanoglu, lasciamo stare gli arbitri
Napoli's Nigerian forward #09 Victor Osimhen greets Inter Milan's Argentine forward #10 Lautaro Martinez at the end of the Italian Serie A football match between Napoli and Inter Milan on December 03, 2023 at the Diego Armando Maradona stadium in Naples. (Photo by Filippo MONTEFORTE / AFP)

Parliamo di Napoli-Inter, di come nasce il gol di Calhanoglu, lasciamo stare gli arbitri

Siamo tornati, senza passare dal via, laddove eravamo partiti.

Ricordate 10 anni fa?

Mazzarri se ne andò, convinto di aver fatto la scelta della vita (andare all’Inter), facendoci inconsapevolmente uno dei più grossi piaceri della nostra storia moderna.

Ed infatti, se da un lato è sotto gli occhi di tutti la carriera che poi ha fatto Mazzarri, dall’altro lato è sempre sotto gli occhi di tutti quale sia stata la successiva crescita costante del Napoli: anni in cui si è passati dall’ “internazionalità” di Benitez (sempre sia lodato), all’edonismo estetico del “triennio sarriano”, passando dall’avere l’allenatore più vincente della storia fino all’avere quello “extra-serie” che l’anno scorso costruì il  capolavoro che meravigliò l’Europa intera.

Per poi tornare a Mazzarri.

Quello che ci avevano detto essere cambiato, e che tuttavia non si presenta in sala stampa perché, a detta del direttore sportivo (uno la cui faccia ho finalmente avuto il piacere di vedere come sia proprio ieri, dopo mesi e mesi di gestione della carica), avrebbe rischiato di prendere squalifiche parlando delle decisioni arbitrali.

Così manifestando – tutti quanti – una pochezza di analisi, di intenti e di gestione delle difficoltà (da “valle” a “monte”) che mette i brividi.

“A monte” perché non si sa per quali motivi si parli di decisioni (al plurale).

Ce n’è una molto dubbia, su cui torneremo, e riguarda la partenza dell’azione del primo gol; le altre sono giustamente state sgonfiate da tutti gli “analisti” delle scelte arbitrali, e tra queste il rigore presunto su Osimhen (avrei voluto vederci tutti in faccia se ci avessero fischiato contro un rigore del genere in una finale di Champions League).

E quindi, perché se ne parla al plurale?

“A valle”, perché anche a voler concedere, se sei in mezzo ad una situazione di difficoltà creata da decisioni prese ad arte da terzi soggetti per favorire in tuoi avversari, allora ti presenti in sala stampa e scateni l’inferno, come per esempio avrebbe fatto quel fuoriclasse di Mourinho (avete visto? È bastato dargli due giocatori di pallone, dicasi due, non otto o nove, ed eccolo a tallonarci in modo molto pericoloso).

Altro che palle.

Invece no: prima si parla al plurale di decisioni che ci avrebbero penalizzato, quando di tali decisioni non vi è traccia al di là di quella dell’azione del gol; poi, invece di andare in sala stampa a scatenare l’inferno (si badi bene: sempre con classe, dovute argomentazioni ironiche e/o puntute e buon uso delle tecniche di linguaggio che servono in tali frangenti), ci si rifugia nel silenzio e si manda il direttore sportivo a fare la lezioncina su tutto quanto in discussione.

Senza che nessuno per esempio chieda a questo direttore sportivo “scusi, ma invece di parlare di queste cose, ci spiega perché quest’estate avete venduto uno dei più forti difensori d’Europa e lo avete sostituito spendendo una miseria per uno come Natan, spendendo invece una fortuna per un esterno d’attacco che è l’unico al mondo che dal vertice dell’area di sinistra calcia d’esterno destro e fa andare il tiro in fallo laterale?”.

Appunto, si è tornati laddove eravamo partiti.

Senza renderci conto che ieri si è persa una partita contro una squadra che, per esempio, senza poter disporre di un euro: i) ha perso il portiere titolare e per sostituirlo ha preso uno dei portieri più forti d’Europa (noi ne abbiamo uno che forse guadagna come il loro secondo che non gioca mai), e ieri te lo ha fatto vedere; ii) ha perso e sostituto Lukaku con un giocatore che in prospettiva sembra ancora più forte; iii) ha preso il più forte centrocampista italiano tra le nuove proposte; iv) ha tra le sue fila uno fenomeno (Barella) che ieri ci ha uccisi e che quattro anni fa tra il Napoli (che lottava ai vertici in Italia) e l’Inter (sparita dai radar dei vertici italiani da anni) ha scelto guarda caso l’Inter.

Loro senza un euro fanno quello di cui sopra; noi pieni di euro (anche per avere perso Kim) prendiamo Natan e Lindstrom.

°°°°

Il primo gol dell’Inter parte dall’azione (una delle tante) recriminate dal Napoli e dai suoi tifosi (non da me).

Proviamo ad analizzarla l’azione, e vediamo se veramente può parlarsi di questo rapporto causa/effetto che legherebbe il gol all’errore dell’arbitro.

Innanzitutto, e deve essere chiaro a tutti, l’azione parte dall’ennesimo contrasto perso (quest’anno e nella partita di ieri) da Anguissa a centrocampo, in una zona ed in una fase di gioco che può dirsi cruciale.

Anzi, si badi bene: il camerunense non perde il contrasto, ma proprio il pallone che era già tra i suoi piedi e che di fatto, con due controlli sbagliati di seguito, consegna a Lautaro Martinez.

A quel punto Lobotka, ieri quasi fenomenale per come ha ancora una volta dato lezione di gestione delle seconde palle e di chiusure preventive sulle ripartenze dell’Inter, è costretto a fare ciò che quest’anno il suo compagno di reparto lo costringe a fare per decine di volte a partita, e che è il vero motivo per cui lo slovacco sembra avere perso supremazia e primato nella fase della costruzione: perché è stanco e sa di avere voragini dietro e di fianco a lui in caso di immediata riconquista del pallone da parte degli avversari.

Lì Lobotka (che pure sembra già avere perso il pallone) sembra subire un fallo da Lautaro Martinez, quello incriminato.

Ma può effettivamente dirsi che da questo fallo si determini direttamente il gol?

Secondo me no, ed ecco perché:

  1. tra la riconquista del pallone da parte dell’Inter e lo scoccare del tiro da parte di Calhanoglu passano ben 20 secondi, che nel calcio di oggi sono un’eternità;
  2. la palla la toccano ben 4 giocatori dell’Inter (prima che calci il centrocampista turco), e cioè nell’ordine Barella (quello da cui riparte l’azione e che è lo stesso che la va a rifinire letteralmente incontrastato), Thuram, Dimarco ed appunto ancora Barella;
  3. l’azione tra questi 4 giocatori si sviluppa grazie ad errori in serie che commettono i giocatori del Napoli, e nell’ordine:
  • Lobotka non prende a Thuram un pallone che può serenamente prendergli quando il francese si accentra portandolo con sé al solo scopo di farsi andare (dietro) Dimarco in sovrapposizione;
  • Ostigard legge in ritardo questa giocata dei due dell’Inter ed invece di andare ad aggredire Dimarco sul primo controllo, sceglie una difesa semi-posizionale (ricordate il detto per cui chi fa una rivoluzione a metà è un uomo morto?) e gli lascia tempo e spazio per crossare (peccato per lui che Dimarco sia il miglior crossatore d’Italia);
  • Natan rimane fermo sul posto a guardare Dumfries appoggiare la palla di testa a Barella sul cross a spiovere dello stesso Di Marco, non producendosi in alcun movimento che possa impedire o sporcare la giocata dell’olandese;
  • Elmas rimane fermo e sul posto a guardare Barella appoggiare di prima la palla a Calhanoglu preparandogli il tiro su un vassoio d’argento;
  • il centrocampista turco calcia liberamente senza che nessuno lo contrasti perché le linee difendenti del Napoli sono troppo schiacciate e perché, come al solito, nessuno legge in anticipo questa possibile giocata dell’Inter e va in marcatura preventiva sullo stesso Calhanoglu (seppure questo sia uno dei migliori tiratori d’Europa); per inciso, Anguissa ci mette tantissimo per coprire la distanza che serve a cercare di contrastare all’ultimo momento il tiro (avrebbe dovuto essere già lì)
  • il quale Calhanoglu, appunto, calcia colpendo il pallone da maestro, con l’esterno basso del piede destro, imprimendogli una traiettoria imparabile per chiunque, figuriamoci per Meret

Tra l’altro, noi un giocatore che calcia così da fuori area non ce l’abbiamo, e bisognerebbe chiedere perché proprio al direttore sportivo del Napoli di cui sopra.

Uno  a zero.

Vogliamo ancora parlare del fallo di partenza?

Dai, su.

Il gol del raddoppio lo segna quel fenomeno di Barella.

Quello che, appunto, 4 anni fa scelse l’Inter al posto del Napoli.

Dopo un gioco a tre facile-facile dell’Inter sulla fascia destra del Napoli, in cui non c’è traccia di Di Lorenzo (si torni a quanto dicemmo sul punto ultimamente) ed  in cui non si sa come gli azzurri riescono quasi ad essere in inferiorità numerica, la palla viene scaricata da Lautaro Martinez in mezzo (proprio al limite dell’area) per la corsa di Barella che gliela chiama a braccia aperte e sta fiondandosi in quello spazio non marcato, nemmeno preventivamente e posizionalmente, da nessuno.

Provate a riguardare il fermo immagine dell’azione e guardate come sono posizionati i calciatori del Napoli in quel frangente, proprio mentre sta partendo il passaggio di Lautaro Martinez.

Barella arriva in corsa sul pallone, e fa una giocata da fenomeno: già con il primo controllo a seguire si prepara il gol stoppando il pallone di piatto destro ed aprendo così la corsa in modo da evitare l’intervento di Ostigard (chiaramente in ritardo sull’interista perché costretto a cambiare uomo da marcare e direzione di corsa), per poi chiudere e girare in direzione opposta verso l’interno dopo aver fintato il tiro ed aver lasciato sul posto Natan, che sul posto ci sarebbe stato comunque ed a prescindere dalla finta.

A quel punto il gioco è fatto: Barella con quel doppio dribbling in corsa è arrivato davanti a Meret, che non è Peruzzi nelle uscite basse e che, al solito, sta aspettando che gli eventi si producano direttamente ed ancora sulla linea di porta; prova ad uscire solo all’ultimo, e forse nemmeno si è accorto che il pallone è già partito dal piede sinistro  di Barella e che è già alle sue spalle, in rete.

Un gol fenomenale del centrocampista sardo, per aggressione vorace dello spazio (ciò che fa la differenza nel calcio di oggi), per capacità tecnica di controllo e di conduzione del pallone in corsa, per lucidità nella scelta delle giocate in una frazione di secondo, quella che ti consente opzioni incontrastabili da parte di avversari già fermi sul posto da sé.

Un gol, però, a cui hanno contribuito errori difensivi collettivi ed individuali su cui Mazzarri dovrebbe spendere parole e parole in sala stampa, in quella sala stampa invece rimasta vuota per via degli errori arbitrali che avremmo subito.

Il gol del tre a zero arriva su cross di Cuadrado, altro giocatore fenomenale (sebbene in là con gli anni) che l’Inter si è assicurata quest’estate senza spendere un euro di cartellino.

Uno di quei giocatori che il Napoli non prende per ragioni note, che infatti si è presa l’Inter e che anche ieri ha dato minuti di grande qualità, beati loro.

Barella apre sull’esterno dell’Inter che può stoppare e guardare i movimenti che avvengono in area di rigore liberamente, perché nessuno, tanto meno Natan – che è troppo stretto a chiudere una diagonale difensiva senza che nemmeno ce ne siano i presupposti – è a coprire e presidiare quella zona di campo

Il colombiano da lì è una sentenza: ed infatti, vede che Thuram si è infilato tra i due centrali del Napoli (che più che perderselo non lo hanno proprio mai trovato ad origine) scattando per andare a ricevere il cross basso, che puntualmente gli arriva rasoterra in direzione parallela a quella del limite dell’area piccola.

Meret buca l’uscita bassa ed il francese chiude definitivamente la partita e la stagione scudettata del Napoli, che adesso ha il problema di dover arrivare nelle prime quattro, ben più dei problemi arbitrali.

P.S. Qualcuno che vuole bene ad Osimhen gli dica che se andrà, come andrà, a giocare a livelli più seri ed a guadagnare le cifre che vuole guadagnare, ebbene a quelle “altezze” non gli permetteranno di giocare e/o di rendere, ogni anno, sei/sette mesi sui dieci che compongono la stagione.

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