ilNapolista

Marotta: «Nello sport, la sconfitta rafforza la voglia di vittoria. Come diceva Mandela, o vinco o imparo»

«L’Inter, dopo la sconfitta di Istanbul, è migliorata molto in autostima. La squadra ora approccia la partita con la voglia di vincere»

Marotta: «Nello sport, la sconfitta rafforza la voglia di vittoria. Come diceva Mandela, o vinco o imparo»
Ferrara 16/07/2022 - amichevole / Inter-Monaco / foto Image Sport nella foto: Giuseppe Marotta

L’amministratore dell’Inter, Giuseppe Marotta, ha rilasciato alcune dichiarazione durante l’evento “Leadership e Comunicazione nel mondo dello Sport”, a Palazzo Pirelli. Marotta ha spiegato cosa significa per lui il concetto di leadership:

«Il calcio ormai è attività d’impresa. È un fenomeno sociale, di forte aggregazione; dalla Serie A alle squadre minori, sia al maschile che al femminile. All’inizio, l’aspetto economico era poco considerato, c’erano i mecenati che miravano al risultato sportivo poi staccavano l’assegno per coprire il disavanzo. Oggi c’è il termine sostenibilità, quindi è normale che gli azionisti diano delle linee guida che dettano il percorso. Poi bisogna creare obiettivi, creando dei team che abbiano degli obiettivi in vari ambiti, dal revenue al commerciale; l’importante è fare squadra, se tu hai questo concetto ottieni i risultati».

Quali sono le qualità individuali dei collaboratori per riuscire a dare loro la delega?
«La costruzione di una squadra di collaboratori è il compito più difficile. Quando hai la delega della proprietà è più facile fare squadra. Le bandiere nel calcio come Sandro Mazzola o Gianni Rivera non ci sono più e questa mancanza di senso di appartenenza si riscontra molto e invece è importante nel raggiungimento degli obiettivi. Bisogna anche essere umili, ambiziosi nel senso di voler alzare sempre l’asticella senza voler sembrare arroganti. Nello sport, la sconfitta è un elemento per rafforzare la voglia di vittoria. Come diceva Mandela, o vinco o imparo».

Come è cambiata la comunicazione verso giocatori e procuratori? La risposta di Marotta:
«La figura del calciatore si è emancipata, oggi è una piccola industria, intorno ha un coordinamento di persone che gestiscono varie attività. Chi ha a che fare coi calciatori deve avere una preparazione: ho gestito uno come Cristiano Ronaldo, che è una fonte di cultura pazzesca, capace di fare domande sull’acqua minerale che beve. Il calciatore moderno fa domande e pretende risposte, a livello proprio di interlocuzione. Devi essere sempre in grado di dare risposte concrete».

Come fa a convincere chi decide?
«Oggi le società calcistiche sono società private ma di interesse pubblico, perché di calcio parlano tutti e le critiche sono veloci. Diceva Italo Allodi che l’unico mondo dove un muratore può diventare architetto dall’oggi al domani è il calcio. Tu devi confrontarti con una proprietà, degli azionisti, dei media, i tifosi, coi quali devi interagire. Devi avere pazienza, avere uno staff di comunicazione molto importante perché saper comunicare vuol dire saper gestire anche una comunicazione appropriata per dei determinati momenti; se vinci o se perdi, la situazione cambia. Quando vinci il grande problema diventa piccolo, quando perdi è il contrario»

Come gestisce lo stress Marotta e come aiuta la squadra a gestirlo?
«Lo stress è parte integrante, che si stia in campo o fuori. Ho notato che l’Inter, dopo la sconfitta di Istanbul, è migliorata molto in autostima. La squadra ora approccia la partita con la voglia di vincere, cosa che prima non aveva. Da certi avversari impari tanto: all’Inter e prima ancora alla Juventus ho avuto a che fare con tantissimi campioni che certe volte esprimevano delle lamentele per alcuni dettagli. Questo ci ha portato ad elaborare il fatto di non concedere alibi ai giocatori. Il che non vuol dire viziarli, ma rispettare gli obiettivi minimi per rendere al meglio. Se non paghi gli stipendi, e faccio un esempio abbastanza anacronistico, magari loro si sentono legittimati a non dare il meglio. Bisogna avere sempre grande equilibrio. Io mi sono specializzato nella gestione di una squadra a 360 gradi».

Cosa vorrebbe lasciare Marotta al mondo dello sport?
«Voglio lasciare la trasparenza nei rapporti, ho buoni rapporti con tutti. Ci sono amarezze, fa parte della vita. Ma se capisci che certi difetti fanno parte dell’essere umano, sei avvantaggiato. Do un messaggio positivo: la fortuna è una circostanza favorevole per arrivare al successo. Il successo ce l’hai se hai perseveranza: rialzarsi, ripartire e raggiungere gli obiettivi».

ilnapolista © riproduzione riservata