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Maldini: «Cardinale mi chiese di vincere la Champions, ma aveva già deciso di mandarmi via»

«Scaroni se non stavamo vincendo andava via prima per non trovare traffico, poi era in prima fila per lo scudetto»

Maldini: «Cardinale mi chiese di vincere la Champions, ma aveva già deciso di mandarmi via»
Db Riad (Arabia Saudita) 18/01/2023 - Supercoppa Italiana / Milan-Inter / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Paolo Maldini

Paolo Maldini rilascia oggi a Repubblica la sua prima intervista dopo l’addio al Milan di sei mesi fa e lo fa partendo subito forte con una frecciata a chi lo ha voluto fuori dal Milan

«Avrei parlato di pancia, il tempo permette serenità. Ci sono persone di passaggio, senza un reale rispetto di identità e storia del Milan. E ce ne sono altre legate ai suoi ideali. Converrebbe tenersele strette».

Maldini non obietta che si possa decidere di cambiare, ma è il modo con cui si fa, perché dall’altra parte ci sono persone

«Se il club è stato venduto a 1.2 miliardi e la nuova proprietà vuole cambiare, ne ha il diritto. Ma vanno rispettati persone e ruoli. Ho dovuto trovare un accordo per i miei diritti»

Che cosa chiedeva Cardinale?

«Di vincere la Champions. Spiegai che serviva un piano triennale. Da ottobre a febbraio l’ho preparato con Massara e con un mio amico consulente: 35 pagine di strategia sostenibile e necessità del salto di qualità, mandate a Gerry, a due suoi collaboratori molto stretti e all’ad Furlani».

Risposte?

«Nessuna»

Può raccontare quel fatidico 5 giugno 2023?

«Cardinale mi disse che io e Massara eravamo licenziati. Gli chiesi perché e lui mi parlò di cattivi rapporti con l’ad Furlani. Allora io gli dissi: ti ho mai chiamato per lamentarmi di lui? Mai. Ci fu anche una sua battuta sulla semifinale persa con l’Inter, ma le motivazioni mi sembrarono un tantino deboli. Le cosiddette assumptions, gli obiettivi stagionali, erano: ipotizzando l’eliminazione dalla Champions, un turno passato in Europa League e la qualificazione alla Champions successiva. Quella semifinale ha portato almeno 70 milioni di introiti in più e l’indotto record di sponsor e ticketing. L’attivo di bilancio appena approvato è relativo all’esercizio 2022-23, con le assumptions abbondantemente centrate».

L’azionista di controllo eccepiva?

«Con lui, in un anno, solo una chiacchierata, più 4 suoi messaggi. Diceva che dovevamo fidarci l’uno dell’altro. Io l’ho fatto: come sia andata, è noto. Credo che la decisione di licenziarci fosse stata presa mesi prima e c’era chi lo sapeva. Il contratto, 2 anni con opzione di rinnovo, mi era stato fatto il 30 giugno 2022 alle 22: troppo impopolare mandarci via dopo lo scudetto».

Per Scaroni, senza di lei, il gruppo di lavoro è unito.

«Mi dà fastidio come si raccontano le cose. Il Milan merita un presidente che ne faccia solo gli interessi e dirigenti che non lascino la squadra sola. Lui non ha mai chiesto se serviva incoraggiamento a giocatori e gruppo di lavoro. L’ho visto spesso andare via quando gli avversari pareggiavano o passavano in vantaggio, magari solo per non trovare traffico, ma puntualissimo in prima fila per lo scudetto. Ho un concetto diverso di condivisione e di gruppo. Posso dire lo stesso anche rispetto ai due Ceo, Gazidis e Furlani».

Maldini dirigente in Arabia?

«Le alternative al Milan sono limitate: mai un’altra italiana, eventualmente solo una straniera di alto livello. A me piace vincere e costruire. L’Arabia? Chissà, potrebbe essere un’idea».

 

 

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