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Gravina: «Le retrocessioni sono un danno, oggi si ha più paura che altro»

“Cento squadre professionistiche è un unicum e non è accettabile”. Ma poi dice che per la riforma c’è un “discorso di filiera” e chiede una mano allo Stato

Gravina: «Le retrocessioni sono un danno, oggi si ha più paura che altro»
As Roma 09/02/2023 - Assemblea straordinaria elettiva di Lega Pro / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Gabriele Gravina

“Il danno è il sistema delle retrocessioni, oggi si ha più paura di retrocedere che altro”. Per Gabriele Gravina sarebbe da riformare tutto il sistema calcio, è un vecchio refrain che ripete anche al convegno “Sport Industry Talk”, organizzato da Rcs Academy e Corriere della Sera. Il Presidente della Figc condisce la promessa di rivoluzione sistemica con la solita retorica. Parla di dialogo, sostenibilità, filiera. Ammette che “purtroppo sono anni che prepariamo progetti basati su dati oggettivi, è evidente che 100 squadre professionistiche è un unicum e non è accettabile. Con Casini ci siamo già confrontati, nessuno può pensare di non dare alla Lega di A come motrice del calcio italiano una sorta di golden share nel numero di squadre”.

“Tolta l’autonomia della Lega di A nell’autodeterminarsi l’idea della riforma riguarda altre componenti. Non è un problema aritmetico, il concetto della riforma deve passare dai concetti di sostenibilità e sviluppo e passare attraverso il dialogo tra le componenti, deve puntare a un discorso di filiera”.

E ovviamente chiede aiuto allo Stato per la “grande industria” calcio: “Il calcio è sicuramente un grande valore del sistema Paese sotto il profilo sportivo, economico e sociale. Rappresentiamo il 25% dei tesserati del CONI, valiamo lo 0,58% del PIL nazionale e contribuiamo con 1,4 miliardi al gettito fiscale. Per ogni euro che lo Stato dà al calcio, lo Stato ne riceve 18. È evidente il peso del calcio come industria nel nostro Paese. Stiamo già facendo una autodiagnosi ma abbiamo anche bisogno dello Stato, abbiamo bisogno di qualcuno che ci dia supporto. Se non possiamo adottare norme per rendere più equa la competizione mettendo sotto controllo anche i costi di gestione, non possiamo pensare di avere questi costi così alti. Noi dobbiamo adottare criteri per mettere in sicurezza il sistema”.

Riguardo ad una rimodulazione del Decreto Crescita Gravina dice che “in campo ci sono posizioni che hanno finalità diverse. Una ha valutazioni economico-finanziarie, di appeal, per il brand. Dall’altro c’è l’esigenza di tutelare il vivaio, il prodotto nazionale. Dobbiamo concentrarci su un’idea di progetto più complessiva, non possiamo esaurire il percorso su singoli provvedimenti come può essere il Decreto Crescita o le scommesse. Serve un progetto organico, trovare soluzioni per un progetto innovativo”.

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