Il Milan contro le big crolla senza combattere, Theo Hernandez scompare (Corsera)

C’è un limite caratteriale, è evidente: una volta in svantaggio, è come se il Diavolo s’arrendesse. Pioli non è esente da responsabilità

Milan

Db Milano 10/05/2023 - Champions League / Milan-Inter / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Theo Hernandez

La situazione difficile del Milan analizzata dal Corriere della Sera. Domenica sera c’è Napoli-Milan.

Per avere una chance serve una svolta. Mentale, ma anche tattica. Pioli, non esente da responsabilità a Parigi, deve trovare al più presto un correttivo al principale problema di questa fase della sua gestione: contro le big non c’è mai storia. Inter, Juventus, Psg: quando il livello si alza, il Milan crolla senza combattere, sbagliando impostazione, impaurendosi. C’è un limite caratteriale, è evidente: una volta in svantaggio, è come se il Diavolo s’arrendesse. Uno come Theo Hernandez a 26 anni dovrebbe essere un leader, invece scompare.

SCRICCHIOLII NELLO SPOGLIATOIO (REPUBBLICA)

Milan, scricchiolii nello spogliatoio: perdere a Napoli aprirebbe ufficialmente la crisi. Lo scrive Repubblica all’indomani della netta sconfitta dei rossoneri a Parigi per 3-0 contro il Psg e delle accuse di Calabria e Theo Hernandez.

Scrive Repubblica a proposito del Milan:

Calabria si è arrabbiato ed è sembrato lanciare un’accusa nemmeno troppo velata di scarso impegno a imprecisati compagni: “Abbiamo sbagliato tanto, non siamo stati abbastanza pronti e concentrati. Ma possiamo ancora qualificarci. Tutti i giorni andiamo a Milanello a faticare (l’espressione era meno edulcorata, ndr) per giocare partite come questa: chi non ci crede può stare a casa”. Questo, però, è un rilievo caratteriale. Quello tattico, con Theo Hernandez terzino solo virtuale spesso assente in copertura e gli interni di centrocampo quasi sempre nell’altra metà campo, chiama in causa l’allenatore: “Siamo stati troppo aperti. Abbiamo accettato l’uno contro uno e trovarsi davanti uno come Mbappé fa la differenza”.

Pioli ha risposto pubblicamente al primo appunto (“Calabria ha sbagliato, a Milanello nessuno lavora con poca attenzione e disponibilità”), ma a ben vedere anche al secondo: “Spesso si perde lucidità, dopo le partite, nel giudicarle”. La traduzione implicita sembra chiara: i panni sporchi non si lavano davanti alle telecamere.

Gli scricchiolii nello spogliatoio sono venuti fuori tutti assieme dopo la batosta parigina, che è anche la seconda sconfitta di seguito, dopo quella con la Juventus.

L’assenza di una figura tra i dirigenti che svolga la funzione di riferimento per i giocatori nelle circostanze difficili è evidente: né l’amministratore delegato Furlani, che è diventato il numero uno della società da finanziere prestato al calcio, né il capo degli osservatori Moncada, promosso di fatto a guida del settore tecnico da neofita, hanno questo genere di esperienza diretta. E Pioli, essendo l’allenatore, è esposto a un surplus di responsabilità non sempre compatibile col ruolo: nei momenti complicati gli servirebbe più appoggio. Il licenziamento di Maldini e di Massara ha tolto carisma e capacità di inchiodare i giocatori alle loro manchevolezze, tecniche e non.

A Napoli un’altra sconfitta aprirebbe ufficialmente la crisi per Pioli e per la squadra.

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