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Quello del Napoli non è stato un passo falso, è stato un passo triste

Per andare a dormire con il cuore un poco sollevato mi sono riguardato una ventina di volte il passaggio di Zieliński a Politano

Quello del Napoli non è stato un passo falso, è stato un passo triste
Mg Genova 16/09/2023 - campionato di calcio serie A / Genoa-Napoli / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Victor Osimhen

Passo falso, Passo triste

Domenica, ora di pranzo, incontro un amico, mentre beviamo qualcosa mi dice che ha capito che qualcosa non è andata per il verso giusto nella partita tra Genoa e Napoli. Ezio, così si chiama il mio amico, è tifoso dell’Udinese, dice una cosa come passo falso, lo dice sorridendo, è una persona divertente e sa anche che a me piace sdrammatizzare. Gli rispondo che non è un passo falso, ma un passo vero, fin troppo reale e – soprattutto – è un passo triste. Abbiamo riso entrambi, ma devo averlo detto con una nota di malinconia nella voce, perché al falso c’è rimedio, ma al triste ce n’è? Me lo domando in queste ore.

Perché, quando qualcosa non va per il verso giusto, in vari ambiti ma particolarmente in quello sportivo, diciamo passo falso? L’errore, l’indecisione, la sconfitta inattesa non appartengono al campo della verità? La delusione è falsa, perché nasce da un inganno, l’inganno (diverso dall’inganno della finta che amiamo) di chi non svolgendo il compito atteso, di chi commette un’imprudenza. Il passo falso è il passo non fatto come si deve, come si dovrebbe, è come quando si cammina con regolarità e poi si inciampa in un dislivello, in una buca, oppure semplicemente mettendo male il piede. Quando inciampiamo per strada è colpa nostra? Forse un poco, quasi sempre, sì. Siamo stati quantomeno disattenti.

Tornando al Napoli, e perciò venendo a noi, credo che il passo di sabato sia un passo triste, un tango nemmeno venuto male, mai cominciato. Il Napoli mi ha fatto pensare a me incapace di ballare qualche anno fa a San Telmo a Buenos Aires, ogni sera in una piazza si ballava il tango, mi sono seduto il più lontano possibile per non essere coinvolto. Ecco, il Napoli il tango non lo ha nemmeno cominciato. Io a Buenos Aires almeno potevo ammirare gli altri ballare.

Il passo triste del Napoli è esploso come sentimento improvviso man mano che la partita si svolgeva davanti ai miei occhi, in quei settanta minuti in cui gli azzurri, semplicemente, non hanno fatto niente. Della nostra tristezza quasi sempre conosciamo il motivo, per l’altra sera non lo conosciamo bene, mi è parsa una tristezza nata dal non aver capito. Quando non capisci, nonostante gli sforzi, ci resti male, te la prendi con te stesso, ti incupisci, diventi triste come davanti  ai tramonti delle domeniche d’inverno (come scriveva Foster Wallace), come davanti a una brutta prestazione del Napoli.

Triste perché non capivo il Napoli come stesse giocando, male ok, ma come però? Secondo quale schema. Mi è parso che tutto fosse affidato al caso, che i calciatori che fino a poco tempo fa giocavano benissimo e a memoria non sapessero più che fare, non conoscessero più la posizione del compagno, a chi passare e quando. Va da sé che, quando gli schemi di gioco funzionano bene, chi gioca sa pure quando è il momento di disattenderli, improvvisando, sfruttando con il suo estro uno spazio che prima non c’era e che la buona disposizione tattica ha reso disponibile. I difensori mi sembravano arrancanti, i centrocampisti spaesati, gli attaccanti persi nel vuoto cosmico. Che tristezza, in effetti.

Durante lo scorso campionato siamo stati felici partita dopo partita, prima ancora di vincere, andavamo a dormire contenti e ci svegliavamo cantando, dobbiamo capire come andarcene a dormire quest’anno e se svegliarci o meno.

Stando al terreno di gioco, i due gol che il Napoli ha preso dal Genoa sono ridicoli, il secondo è da Lega Pro. Dopo i gol i calciatori, mani sui fianchi, sguardo perso nel vuoto, hanno guardato il compagno più vicino, non per prendersela con lui, ma perché pure loro non stavano capendo. Figuriamoci noi. Settanta minuti di niente.

Per carità, siamo capaci di guardare le cose con un certo ottimismo, ed è per questo che scriviamo passo triste, e non passi al plurale, e non passeggiata; ci sentiamo ancora ragazzini e speriamo che si tratti di giornata storta, di una brutta serata. Infatti, ci consoliamo, commentando i gol di Raspadori e Politano, due gesti tecnici bellissimi, due gol straordinari.

Io per andare a dormire con il cuore un poco sollevato mi sono riguardato una ventina di volte il passaggio di Zieliński a Politano perché quel lancio perfetto di prima, giocato a testa alta, mi ha consentito di ridurre la tristezza a fino ad arrivare a quel segmento che avrebbe consentito al mio sonno di cullarsi dentro quell’assist per tutta la notte.

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