L’approfondimento del Die Zeit, tra regole, usanze e qualche aneddoto. È Vingegaard che comanda. La leggendaria diarrea di Dumoulin in maglia rosa

Li vediamo sempre che bevono. Bevono un sacco, i ciclisti. Al Giro, al Tour, centinaia di chilometri sotto al sole. Borracce qua, borracce là. A volte anche 20 a testa, nelle tappe più torride. La domanda successiva è: come li espellono tutti quei liquidi? Insomma: come fanno la pipì in gara i vari Vingegaard e compagni?
Il Die Zeit ci ha fatto un curioso pezzo d’approfondimento. Perché sì: pure per urinare ci sono regole, usanze, tradizioni. E poiché il settimanale tedesco le cose le fa bene, l’ha chiesto direttamente a Pogačar. E quello gli ha risposto: “Di solito nel ciclismo su strada, quando la fuga è finita e la maglia gialla si ferma, anche molti altri corridori si fermano e la fanno pipì”. Soprattutto nel primo terzo delle tappe, quando si forma un gruppo in fuga e gruppo e fuggitivi si sono accordati su determinate distanze, si vedono numerosi corridori accostare a lato della strada, scendere dalla bici e liberarsi. Spesso gli avversari li aspettano: è il fair play dei bisogni fisiologici.
In media – scrive lo Zeit – ogni corridore del Tour de France utilizza quattro litri e mezzo di acqua in una tappa normale, ovvero nove borracce. Nelle giornate calde a volte possono essere 20 bottiglie. Durante una tappa di cinque ore, tutti devono farla una volta, o molte di più. In quei momenti le telecamere si girano dall’altra parte. “La questione non è affatto banale, è più complessa di quanto si possa pensare – scrive il settimanale – Molti si fermano e alcuni lo fanno mentre corrono”.
Alcuni la fanno persino in fuga, come Tom Pidcock l’anno scorso. “Ma la maggior parte delle volte resti in sella: una gamba si stacca dai pedali, s’allunga Una mano apre i pantaloncini poco sotto e via. Molti corridori aspettano un leggero calo del profilo della tappa per questa opportunità per non perdere troppa velocità. Alcuni addirittura si lasciano spingere da un compagno di squadra per non perdere strada“.
“Tuttavia, non tutti seguono sempre l’etichetta che stabilisce che non dovresti mai fare i tuoi bisogni in prossimità di spettatori. Più recentemente Ben O’Connor e Alberto Bettiol hanno dovuto pagare ciascuno una multa di 200 franchi svizzeri per aver defecato davanti agli spettatori.
“Personalmente, cerco di fermarmi solo una o due volte per tappa“, afferma Pogačar. “Sfrutto sempre un momento in cui sai che puoi rientrare bene. Non dovresti mai farla da solo. E se devi fare l’affare grande… allora è molto brutto”.
Al Giro d’Italia 2017, l’allora leader assoluto Tom Dumoulin fu colpito da un attacco di diarrea che da allora è diventato leggendario. “L’olandese si precipitò in un campo – racconta lo Zeit – si strappò di dosso gli indumenti che poteva ancora strappare e si arrese al tumulto delle sue viscere. La causa all’epoca era apparentemente il consumo di troppi gel energetici in relazione all’altitudine. Nonostante tutti questi limiti, Dumoulin vinse comunque il Giro. Con la diarrea”.
Lo Zeit continua con tono divertito: “Se si considera che attualmente sono 167 i corridori che fertilizzano la striscia a lato della strada una o due volte al giorno, probabilmente questo ha un impatto sulla crescita delle piante”. E poi “Anche i team contribuiscono alla nuvola gialla di fertilizzante. Puoi vedere regolarmente i veicoli della squadra parcheggiati sul lato della strada. Gli occupanti sono scesi. Le loro spalle puntano verso la carreggiata. E ciò che esce sulla parte anteriore del corpo non è difficile da indovinare. A volte ci sono sono vere e proprie file di uomini in piedi con le spalle alla strada”.