Rivera: «Con la costruzione dal basso non avrei mai potuto segnare il 4-3 di Italia-Germania»

Al CorSera: «Squadre che stanno ore nella propria metà campo invece di aggredire quella altrui. Credevo fosse imposta da un nuovo regolamento, andrebbe abolita» 

gianni rivera contro i procuratori feltri

Il Corriere della Sera intervista Gianni Rivera. Ha messo su una squadra di imprenditori pronti ad investire nel calcio. Punta sul Bari dei De Laurentiis.

«Con un gruppo di amici imprenditori abbiamo deciso di investire nel calcio, in serie A o B. A cominciare da Bari. Una ventina di giorni fa ho avuto un contatto telefonico con il sindaco Antonio Decaro, gli abbiamo fatto presente che siamo disponibili ad acquistare la società. L’idea di portare una squadra dalla B alla A mi è sempre piaciuta. Ho anche l’Academy Gianni Rivera che potrebbe crescere molti giovani».

A che punto siamo? Rivera:

«Lo spareggio che il Bari ha perso con il Cagliari non ha reso subito concreta la proposta ma siamo in attesa di sviluppi. Sennò siamo aperti ad altre offerte».

Rivera ha preso il patentino di allenatore tre anni fa, subito prima del Covid.

«Purtroppo appena preso il patentino è scoppiata l’epidemia. Carlo Tavecchio però sei anni fa mi voleva c.t. della Nazionale al posto di Giampiero Ventura dopo la mancata qualificazione al Mondiale di Russia. Ma non avevo il patentino di allenatore e allora Tavecchio chiese al presidente dell’Uefa Aleksander Ceferin di concedermelo in
considerazione dei meriti acquisiti sul campo, ma lui rispose no. Fare il corso a Coverciano fu inevitabile».

Rivera parla della costruzione dal basso.

«Chi dice che il calcio sia cambiato in meglio? Quella che chiamano costruzione dal basso: squadre che stanno ore
nella propria metà campo invece di aggredire quella altrui. Sa che credevo fosse imposta da un nuovo regolamento? Una tattica che andrebbe abolita per legge. Con questa idea di calcio io il 4-3 di Italia-Germania non avrei mai potuto segnarlo».

Quello di oggi è un calcio che sacrifica i 10 come Rivera.

«Il calcio sacrifica i 10 perché non ci sono più. Se hai i numeri vengono fuori».

Sull’esonero di Paolo Maldini dal Milan:

«Paolo non meritava quel trattamento. La società doveva mettergli a disposizione le risorse per migliorare la squadra, non metterlo alla porta, tantomeno in quel modo».

 

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