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Udinese-Napoli 1-1, pagelle / “La felicità è fugace”, speriamo che quello di Spalletti non sia un addio

Ha regalato ai nostri figli una gioia che non avevano mai vissuto. Stagione marziana per Osimhen. Kvara ha sbriciolato in mezzo secondo il ricordo di Insigne

Udinese-Napoli 1-1, pagelle / “La felicità è fugace”, speriamo che quello di Spalletti non sia un addio
Db Udine 04/05/2023 - campionato di calcio serie A / Udinese-Napoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Luciano Spalletti

Le pagelle di Udinese-Napoli 1-1 a cura di Fabrizio d’Esposito e Ilaria Puglia.

MERET. E’ successo, Ilaria. Ed è successo a Udine, la città del giovane Meret. Udine da Odhinn, come scriveva Gianni Brera (me l’ha ricordato in questo giorno solenne l’amico Gianni Cicero). Ovvero Odino, il dio più importante del Walhalla, il paradiso vichingo degli eroi. E il giovane Meret è il primo della lista, degli eroi azzurri. La vita è bella in special modo per lui, dopo i dolori degli anni passati. E’ il portiere dello scudetto e stasera c’è poco da raccontare. Non vale nulla, neanche l’effimero gol di Lovric, comparsa indisponente di una serata che tracima lacrime ed emozione in ogni secondo che passa. Era più che annunciato questo tricolore ma entrare nel momento preciso che sventra l’attesa e l’annienta (entrare come verbo spallettiano) è felicità pura – 10

In queste pagelle non possono avere spazio giudizi di campo, Fabrizio, solo applausi e ringraziamenti. Erano 33 anni che non si vivevano momenti del genere, anche pronunciare la frase “il Napoli è campione d’Italia” fa impressione. E’ lo scudetto delle sfumature sentimentali, anche, come quella che ha portato Meret, uno dei più vituperati da sempre, a festeggiare proprio a casa sua, nella città in cui è nato, in famiglia. Meret è uno dei simboli di un Napoli in cui nessuno per tanto tempo ha creduto. La felicità se la merita tutta – 10

DI LORENZO. Se parliamo di vichinghi, il Capitano alias Euroappuntato è l’avanguardia degli eroi pugnaci di questo Napoli che ha vinto nonostante tutto (i luoghi comuni, le risse degli ultras e la tarantella infinita dell’organizzazione della festa) nonché l’incarnazione calcistica di Stachanov. E’ stato difensore e attaccante correndo per centinaia di chilometri. Stasera c’è la macchia di Lovric nel quadrilatero formato da lui, il Macedone del Nord, Amir e pure Zambo. Ma è una macchia già sbiadita, anzi cancellata – 10

Nessuna macchia, per me, su questo uomo meraviglioso e incredibile, esempio eccellente di professionalità ed etica del lavoro. Un capitano di cui andare fiero, che ha sempre anteposto il gruppo alle sue necessità ed alla sua persona. Mai in un’intervista, ha dimenticato di citare i compagni, mai prima donna, mai sopra le righe, sempre a tirare la carretta in campo e a dare l’esempio, dentro e fuori. Le ha giocate praticamente tutte e nonostante ciò ha continuato a crescere. Un calciatore straordinario, un uomo di spessore superiore. Aspetto solo il momento in cui alzerà la coppa: la merita tutta – 10

RRAHMANI. Fino al minuto 52’, quando Victor Victoria stappa il sogno, gli azzurri sono imprigionati in un’ipnosi di massa, un sortilegio maligno che si trasfigura in una difesa bucata all’improvviso. Ma stavolta la nottata è bella, da sperare che non passi mai. Amir e il Monaco Guerriero sono stati per una stagione le nostre Colonne d’Ercole, due colossi invalicabili o quasi – 9

Amir è stanco, come sono stanchi tutti, ma è stato anche lui uno dei protagonisti di questa straordinaria e indimenticabile stagione. Il mio taccuino è desolantemente vuoto: ho voluto gustare ogni singolo minuto della partita, come in trance. Non so nemmeno cosa abbia fatto, Rrahmani, come singolo. E’ uno scudetto di gruppo: mai, credo, nella storia del calcio italiano, si è visto un gruppo del genere. Completamente stravolto in estate e capace di diventare un modello meraviglioso e fonte di gioia infinita – 10

KIM. Al 3’ la prima chiusura e al 58’ una poderosa uscita saltando due bianconeri d’Udine. Tra campionato e Champions (Milan a parte), il Monaco Guerriero è stato il Signore del cielo e della terra, un coreano che è ethos, forza, sacrificio: l’urlo dei tifosi quando tocca la pelota è un mantra che dovrebbe salutare le prossime albe di Napoli, con altoparlanti per tutta la città – 10

Vale, per lui, lo stesso discorso fatto per Rrahmani, con un pizzico di riconoscenza in più. Paragonato ad un volgare pacchetto di sigarette, si è fumato in una boccata l’intera tifoseria oppositiva e incapace di credere in un progetto. La ventata di aria fresca entrata nelle finestre spalancate dal Napoli è anche merito suo – 10

OLIVERA. Talvolta anche l’uruguagio soffre l’ipnosi da festa che immobilizza. Il Napoli domina al solito nel possesso e nelle estenuanti ragnatele che ricoprono il campo, Olivera tenta di sfondare più volte. In questa stagione è stato uno dei diversamente titolari che raramente ha toppato: lì a sinistra ha assicurato una presenza rocciosa e allo stesso tempo attrezzata per la pugna. E poi, sa anche segnare – 8

Marittiello gli ha tolto più volte il posto, ma Olivera è stato sempre capace di entrare in campo con tenacia e forza di volontà. Bella la tecnica, la progressione, gli spunti regalati alla squadra. Da elogiare come tutti quelli che in questa stagione hanno fatto da “riserve” e che ogni volta che è stato necessario si sono fatti trovare pronti – 10

ANGUISSA. L’ho scritto decine di volte, Ilaria: Zambo è il filosofo dell’ovunquismo, capace di stroncare e costruire. Stasera è stato più vispo nel secondo tempo, diciamo così. Ha sempre giocato e quasi mai sotto la sufficienza, anche quando dopo gli sciagurati mondiali invernali l’abbiamo visto sovente un tono sotto, per dirla in termini musicali. Altrimenti avrebbe meritato dieci – 9

L’equilibratore del centrocampo. Forza, muscoli, intelligenza. A volte apatia, pure. Un concentrato di emozioni e di calcio. Zambo è parte integrante del Napoli campione d’Italia. Anche lui ha dato sempre tutto, compresa la capacità di trasformarsi in mille cose all’interno della stessa partita – 10

LOBOTKA. A un certo punto, stasera, si è cimentato pure in strappi offensivi, vista la catatonia generale dei primi cinquanta minuti. Robotka è stato il Grande Architetto dell’Universo azzurro, il motore aristotelico che ha fatto fare ai compagni il giro dell’italico mondo in ottanta punti. E di tutto questo non si può che ringraziare il demiurgo in panca – 10

Una delle pietre miliari di questo Napoli ed è stato ben evidente le poche volte che è mancato. Senza di lui il Napoli non sarebbe probabilmente stato questo. Sicuramente non avrebbe girato come ha fatto. Un ragioniere, un architetto, un ingegnere. L’architrave di un centrocampo che quando funziona non dà spazio a nessuno. E la forza con cui recupera palle e le smista ai compagni è qualcosa di meraviglioso da ricordare negli anni a venire – 10

NDOMBELE. E’ un quadro di lontananza. A volte appare bello, altre no. E stasera ha più che altro galleggiato. Probabilmente non lo rivedremo più e lo salutiamo comunque con affetto, se non altro per la sua indole nicciana che non fa mai capire come svilupperà il suo attimo, verso l’abisso o verso l’estasi – 6,5

Probabilmente non c’è un giocatore del Napoli che mi incuriosisca quanto Ndombele, sai Fabrizio? L’intervista che ha rilasciato qualche settimana fa a So Foot è illuminante: «Nelle mie pagelle c’era sempre scritta la stessa cosa: “Tanguy ha le capacità, ma non si applica”. E’ buffo, oggi dicono la stessa: “Grande giocatore, ma un po’ troppo disinvolto”». Un giocatore che è un mistero, sicuramente come ho più volte detto, una scheggia impazzita. Ieri, quando l’ho visto in formazione, ho tremato. Vorrei tanto entrare nei suoi pensieri, sapere cosa ha in testa – 10

ZIELINSKI dal 63’. Uno degli ultimi superstiti del sarrismo: stavolta lo scudetto lo vince sul serio e al 70’ potrebbe mettere il suo sigillo, assistito magistralmente dal Macedone del Nord. La stagione di San Piotr non è stata il solito saliscendi di prestazioni, ma la sensazione è che il suo talento ancora una volta non si sia compiuto del tutto. Tra l’altro ha segnato poco e mai gol decisivi. Forse saluteremo anche lui, forse no – 8

Avrei goduto mille volte in più se ieri avesse segnato. Per me Zielinski, al di là degli alti e bassi, delle volte in cui è venuto meno, delle meraviglie che altre volte ci ha regalato, resterà sempre quello che in Juventus-Napoli, dopo il gol della vittoria, si butta a terra in area e poi va ad alzare le braccia verso la curva bianconera. Merita lo scudetto perché c’è sempre stato, perché nel suo altalenare è stato anche capace di inventare palle splendide, che ci hanno fatto intravedere un talento imbottigliato che purtroppo non è stato sempre in grado di tirare fuori. Qualsiasi cosa abbia fatto o farà, per me Piotr resterà sempre unico – 10

ELMAS. Il principe dei diversamente titolari che stasera gioca dall’inizio. Lo meritava il Macedone del Nord anche se ha combinato poco (a parte il succitato assist per San Piotr) nel ruolo di ala destra – 8,5

Un meraviglioso folletto sempre sorridente, pronto a far festa, a divertirsi e divertire. Il jolly del Napoli e delle feste in genere. Anche lui un esempio di applicazione e gioia – 10

OSIMHEN. Nessun dorma. Tramontate stelle, all’alba vincerò, vincerò, vincerò! In realtà Maschera nera vince di notte e di giorno. La vittoria è nel suo nome e il gol del tricolore è naturalmente suo. Victor Victoria stasera si è agitato a più non posso per scuotere i compagni ipnotizzati. E c’è riuscito, all’acme di una stagione marziana che resterà per sempre, trentatré anni dopo “Uè Carè Carè tira la bomba, tira la bomba” – 10

Era destino che mettesse lui il sigillo alla notte più bella, come lo ha messo in un’annata straordinaria. E’ persino rimasto senza mascherina. Osimhen è un mostro, non c’è nulla da aggiungere. E’ un giocatore unico, straordinario, la potenza di questo Napoli meraviglioso – 10

KVARATSKHELIA. Becao e Udogie lo riempiono di mazzate ma il Che Kvara si rialza e ci riprova  e al 67’ fa una danza sovrannaturale nell’area bianconera. Il georgiano, a Napoli, ha riportato la fantasia al potere. La sua classe ha dipinto, tracciato, ricamato parabole e reti laddove la caverna delle idee si sovrappone contemporaneamente all’istinto del mondo reale. Se Robotka è aristotelico, il Che Kvara eguaglia e supera Platone. E considerato che chi ama non dimentica, voglio rammentare quella sera di luglio a Dimaro quando il popolo degli A16 invocava Ciro Mertens, senza degnare di uno sguardo lo spaesato Khvicha, sul palco insieme coi compagni – 10

Povero Kvara, costretto sin da subito a capire quanto è isterica e umorale, a volte, questa città, quanto spesso sia priva di visione e prospettiva. A Kvara sarò sempre grata di aver sbriciolato in mezzo secondo il ricordo di Insigne: polverizzato, distrutto, schiacciato. E lo dico senza un briciolo di risentimento per il canadese. E’ solo per ricordarlo a chi lo piangeva e oggi ha scoperto che la bellezza è tutta un’altra cosa – 10

LOZANO dall’85’. Sempre come giudizio globale: in potenza è decisamente più forte e multiforme di Na-Politano, ma all’atto pratico il Bambolo Assassino, che di talento ne ha tanto, ha fatto fatica a uscire dalla zona grigia dell’anonimato. E da attaccante ha segnato solo tre gol – 7,5

Avrà fatto anche fatica a uscire dall’anonimato ma si è conquistato un posto nella storia: bello vedere il suo orgoglio nell’essere diventato il primo messicano a vincere uno scudetto. A casa sua diventerà Dio – 10

SPALLETTI. Stasera, Ilaria, è il momento di dire che, a differenza di tutti i suoi predecessori, nessuno escluso, Lucio in the sky ha trasmesso ai suoi giocatori-figli un’energia mentale mai vista a Napoli. Certo, il calo finale c’è stato ma era prevedibile e non dimentichiamo la tensione derivata dalle continue feste organizzate in questi ultimi e surreali dieci giorni, tramutando in una grottesca agonia a lieto fine la scontata vittoria del tricolore. Spalletti è l’allenatore del terzo scudetto e ha fatto una conferenza stampa che suona come un addio annunciato, ricordando le cose brutte di un anno fa. Ha gridato “Napoli è per te” ma ha detto pure che la felicità è fugace per chi lavora duramente. Fatto sta che il presidente e l’allenatore stasera sembravano distanti più degli ottocento chilometri che separano Napoli da Udine. Epperò sono stati entrambi grandi in questa annata storica e forse non tutto è perduto. Speriamo – 10

Spalletti è l’allenatore dello scudetto a lento rilascio, uno scudetto che in città hanno iniziato a festeggiare da mesi, in barba ad ogni scaramanzia e anche ad ogni logica possibilistica. Nella sua frase “la felicità è fugace”, c’è un modo esistenziale che il filosofo di Certaldo ancora una volta ci ha svelato. Probabilmente hai ragione, andrà via. Questo Napoli non esisterà più. Ma è stato tremendamente bello, Fabrizio. Un Napoli così io non lo avevo mai visto. Spalletti meritava di entrare nella storia di questa città, di questo club, di questo calcio. Un uomo straordinario, in cui nessuno credeva, ma che ha mostrato come si disegna una squadra perfetta. Non posso che ringraziarlo, anche per aver regalato ai miei figli una gioia che non avevano mai vissuto: grazie – 10

ARBITRO ABISSO. Solo per dire che ha dimostrato di essere davvero il peggiore arbitro della serie A – 4

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