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Osimhen, fortissimamente Osimhen. Anche nel giorno di festa (al futuro ci pensiamo poi)

Non è come Beccalossi, due rigori in una partita non li sbaglia. 1-0 alla Fiorentina e Napoli celebra un altro giorno di festa con la regia di De Laurentiis

Osimhen, fortissimamente Osimhen. Anche nel giorno di festa (al futuro ci pensiamo poi)
Napoli's Nigerian forward Victor Osimhen celebrates after scoring a penalty to open the scoring during the Italian Serie A football match between SSC Napoli and Fiorentina on May 7, 2023 at the Diego-Maradona stadium in Naples. - Napoli makes their first appearance in front of their home fans on May 7 since becoming Italian champions for the first time since 1990 when they host Fiorentina. (Photo by Tiziana FABI / AFP)

Osimhen non è come Beccalossi. Due rigori in una stessa partita non li sbaglia. E non entrerà mai in uno spettacolo di Paolo Rossi. Il nigeriano ha messo ancora una volta il timbro su questo scudetto. Lo ha fatto in tutta la stagione. E anche nei momento clou. A Udine è stato lui a segnare la rete scudetto, tirando i tifosi del Napoli fuori dall’incubo di trasformare la festa scudetto nel giorno della marmotta. E anche oggi è stato lui a firmare la vittoria contro la Fiorentina nel giorno della festa e in uno stadio tornato anni Ottanta con fumogeni colorati che non si vedevano da tempo. Il primo rigore lo ha sbagliato. Il secondo, procurato da Kvara, lo ha segnato. E poi Spalletti gli ha concesso l’ovazione dello stadio. Perché è innegabile che il Napoli abbia vinto col collettivo, ma è altrettanto innegabile – Spalletti ci perdoni – che è stato meglio avere nel collettivo Osimhen, Kvaratskhelia e Kim.

Una domenica diversa. Perché il clou non è stata la partita, ma il clima, la festa, l’ambiente, la gioia. La festa fortemente voluta e organizzata da Aurelio De Laurentiis che aveva tutto pronto anche per domenica scorsa. Del resto un produttore cinematografico allo show ci tiene. A bordo campo c’è anche Paolo Sorrentino, e c’era pure sette giorni fa. Poi ci si mise Dia, col suo pareggio nel match contro la Salernitana, a rovinare tutto. Oggi a Napoli è stata un’altra giornata di festeggiamenti. Stavolta meno blindati, quasi per niente. Non c’è stato lo stop alle auto e quindi anche i tifosi non di sana e robusta costituzione hanno potuto sventolare qualche bandiera e suonare le loro trombe. E la luce del giorno ha favorito la presenza di tanti bambini.

Come sempre accade in questi casi, la partita ha avuto un interesse relativo. Dopo aver vinto lo scudetto atteso trentatré anni, è ovvio che il Napoli non sia sceso con lo stessa tensione agonistica avuta nel corso del campionato. Ma ha provato lo stesso a vincere contro la Fiorentina come al solito ben messa in campo. Spalletti ha dato spazio a qualche seconda fila: da Demme a Ostigard, da Elmas a Raspadori, fino al portiere Gollini che ha tolto dalla porta un velenoso colpo di testa di Jovic.

Nel secondo tempo, come spesso è capitato, il Napoli ha sbagliato un calcio di rigore. Stavolta lo ha calciato Osimhen che non ne aveva mai tirati. Si è aggiunto all’elenco di calciatori che hanno fallito dagli undici metri: Politano, Zielinski, Kvaratskhelia. Al momento dell’errore, gli errori stagionali erano sei su sedici (due su otto in campionato). Poi, però, Kvaratskhelia ha conquistato anche il secondo e lo ha offerto nuovamente al nigeriano che alla seconda occasione non ha sbagliato. Suo il gol scudetto. Suo il gol della celebrazione al Maradona.

Per fortuna nel finale né Nico Gonzalez né Kouame sono stati cinici come Dia. Non hanno avuto cuore di guastare un’altra festa. Stavolta è andato tutto come doveva andare. Resta più di un pensiero fosco sul futuro di Spalletti, Giuntoli e Kim. Ma ci sarà tempo pensarci. Oggi a Napoli si vuole ancora festeggiare. Come disse quel tale, peraltro fiorentino e di nome Lorenzo (come l’ex capitano), del diman non v’è certezza.

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