Lippi: «Champions? Non pensavo il Milan soffrisse così tanto l’assenza di Leao»
A Libero: «Juventus? Esistono stagioni nelle quali non te ne va bene una, in campionato è seconda, la delusione maggiore è la Champions»

Db Milano 30/04/2015 - Expo 2015 / The Opening / foto Daniele Buffa/Image nella foto: Marcello Lippi
Marcello Lippi, l’allenatore campione del mondo nel 2006 con l’Italia, ha rilasciato un’intervista al quotidiano Libero. L’ex ct si è ritirato dal mondo del pallone e ha parlato della Champions di Milan e Inter, la semifinale di ritorno si gioca il 16 maggio. Ma non solo, anche le altre squadre in Europa.
«Ora ai rossoneri serve un’impresa, complicatissima. Uno spiraglio di speranza, solo quello, glielo lascio. È stata una prima partita intensa ma disequilibrata nella quale il Milan ha sofferto molto l’assenza di Leao. Non pensavo fino a quel punto, per 45 minuti l’Inter è stata incontenibile».
Sulla Juventus:
«Esistono stagioni nelle quali non te ne va bene una. Ma se parliamo di campionato la Juve è seconda in classifica. La delusione maggiore è venuta dalla Champions, e io so bene cosa significhi la coppa dalle grandi orecchie per la Juve, ne ho vinta una e perse due. Tutti indicano in Vlahovic il giocatore più deludente ma non è così: si soffre molto quando si viene tormentati dalla pubalgia. E poi essere centravanti della Juventus è sempre complicato».
Parla anche di Mourinho, Lippi:
«Aveva 6-7 titolari fuori ma, per i giocatori che ha reclutato integri, Mou ha disegnato una partita di grande concretezza. Un leader è stato Cristante centrale difensivo. Poi con Bove ha pescato il jolly vincente per l’1-0, risultato che può difendere bene a Leverkusen».
L’ex allenatore torna sui reduci del mondiale 2006 ora nelle vesti di allenatore. Tutti figli suoi dal punto di vista tattico?
«Questo non lo so. Sono loro a doverlo dire anche se qualcosina di quella gestione azzurra spero l’abbiano assorbito .Alle loro squadre hanno trasmesso una grande mentalità vincente ma i meriti di questi risultati ottenuti a Frosinone e a Genova sono soltanto di Fabio e di Alberto»