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Juventus, finalmente Gravina può esultare: è la sua festa della Liberazione

Non ne poteva più il presidente della Figc, ora può godersi “un momento di serenità”. Il patteggiamento bianconero non ha prezzo

Juventus, finalmente Gravina può esultare: è la sua festa della Liberazione
New President of the Italian Football Federation (FIGC), Gabriele Gravina celebrates following the vote during the elective assembly of the FIGC on October 22, 2018 at the Hilton hotel of Rome's Fiumicino airport. (Photo by Alberto PIZZOLI / AFP)

Non ne poteva più, Gabriele Gravina. Per cui, mentre ancora le agenzie battevano la notizia del patteggiamento che chiude questa stagione dei processi sportivi della Juventus, era già scattato in avanti a dettare il sollievo federale:

«Credo che questo sia il risultato più bello per il calcio italiano, per aver trovato, ce lo auguriamo, un momento di serenità»

Brucia per prontezza di riflessi pure l’ufficio stampa della Juve, che di lì a poco avrebbe pubblicato la traccia della non-colpevolezza colpevole: “Difendiamo la nostra correttezza, abbiamo patteggiato solo per evitare tensioni”. Eccola: la serenità!

Gravina non si tiene. Ecumenico, quasi liturgico, esulta per la “auspicabile e condivisa” fine dell’incubo suo, e solo poi della Juventus. Basta udienze, ricorsi, ricalcoli. Basta. La classifica della Serie A resta piantata col -10 bianconero, e nessuno più ricorrerà all’ennesimo grado di giustizia sportiva minacciando di sconfinare davanti ad un qualunque Tar del Lazio. E’ fatta: la Juve “rinuncia” (verbo che di per sé implicherebbe un sacrificio, la bellezza delle parole usate a casaccio) a portare avanti quella tiritera, per il benessere di tutti. Di Gravina, soprattutto. Plusvalenze, stipendi… Tabula rasa. O resa, ma sono punti di vista.

Se è vero che “the losers never triumph”, allora meglio dirsi tutti vincitori. La Juve investe 718.000 euro nella sicurezza di non vedersi sottratta in futuro dalla Uefa alcuna coppa, se non al massimo una sacrificabile Conference League. Comprano un tanto – anzi, un pochissimo – al chilo una sorta di amnistia. Ma la traduzione in anni di vita per i vertici della Figc non ha prezzo.

L’accordo tra le parti, al mercato delle sanatorie, è una prassi. Perché – dice sempre Gravina -“c’è un momento per la verifica, l’accertamento e i giudizi ma c’è anche un momento per definire e per guardare al futuro con maggiore serenità, un momento per la progettualità”. Avesse meno istinto di continenza avrebbe aggiunto “scurdammoce o passat” eccetera eccetera.

E l’afflittività della pena? Bah, vuoi mettere con “la giustizia sportiva veloce, puntuale e rigorosa” che adesso Gravina può contrabbandare in giro con malcelato ritegno?

L’aderenza, se non proprio l’identificazione, del capo della Figc con le vicende fraudolente di una società (peraltro quotata in Borsa) è imbarazzante nella sostanza e nei toni. La vittoria della Juve – perché di questo parliamo – finisce all’incasso del calcio italiano, in una comunione perversa che è il finale adeguato di un processo cominciato senza la costituzione come parte civile.

Ha vinto la Juve e gongola Gravina. E’ la festa della liberazione, più o meno di tutti.

 

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