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È il mercato, bellezza. Ma non ci aspettavamo tante nubi così in fretta sul Napoli

Da Spalletti a Giuntoli, da Kim a Osimhen. De Laurentiis ha vinto cambiando e ha impartito una lezione al calcio. Ora potrebbe affrontare una nuova sfida

È il mercato, bellezza. Ma non ci aspettavamo tante nubi così in fretta sul Napoli

Nella vita moderna tutto si brucia nello spazio di un mattino. Gioie e dolori svaniscono in un attimo. E così la festa per il terzo scudetto sembra rapidamente avviata ad andare in soffitta mentre nel carosello della comunicazione si impongono alla ribalta altri argomenti. Quale sarà il destino futuro di Spalletti, Giuntoli, Kim, Osimhen…? La nostra visione è ben nota e non intendiamo arretrare di un millimetro. De Laurentiis ha avuto ragione su tutto il fronte. Indicando addirittura una strada all’intero calcio italiano. Sul fronte finanziario la società ha avuto una gestione esemplare come poi certificato anche dall’Uefa.

E dal punto di vista sportivo il presidente ha costruito una squadra che a detta di tutti gli esperti accreditati giocava il più bel calcio d’Europa. Avendo puntato su un tecnico come Spalletti che stava dimostrando di essere un grande maestro. Avendo concesso fiducia a collaboratori come Cristiano Giuntoli che si dimostrava un raffinato scopritore di talenti. E lasciando spazio a dirigenti silenziosi quanto efficaci come Alessandro Formisano. Insomma il presidente non ne ha sbagliata una.

Ciò posto occorre lucidamente prendere atto che il modello di imprenditoria virtuosa realizzato qui da noi ha delle sue regole e conseguenze inevitabili. E non sempre piacevoli. Non sempre portatrici di gioia ma strettamente coerenti con il modello di governo vigente. Quindi perdere Kim realizzando una grande plusvalenza può diventare addirittura una necessità aziendale. E magari sarà funzionale al mantenimento in servizio di Osimhen per un altro anno. Il Napoli non è, dal punto di vista finanziario, una società top level e deve vendere per poter progredire. Il problema vero è che la ruota dell’abilità-fortuna che ti fa poi trovare sul mercato a quattro soldi un Kvara ed un Kim non è detto che giri sempre nello stesso verso. Insomma preso atto che è morto il calcio delle bandiere e dei sentimenti – il che a me che ci sono cresciuto dentro provoca certamente un filo di malinconia- e che è il tempo dell’imprenditoria calcistica ne derivano conseguenze ineludibili.

Così Giuntoli e Spalletti hanno tutto il diritto di fare le loro valutazioni. Non conosciamo le idee del tecnico in proposito. Ma non sarebbe scandaloso né disdicevole se egli valutasse offerte di altre società. Non è più giovanissimo. Ed è attualmente tra i tecnici più appetibili al mondo. Potrebbe giocarsi il suo ultimo ingaggio pluriennale. Perché dovrebbe accontentarsi di un ingaggio inferiore a quello di almeno altri quattro o cinque allenatori italiani certamente meno capaci di lui? Dopo aver vinto uno scudetto e fatto lievitare sensibilmente il valore della rosa (si pensi a Kvara, Osimhen, Lobotka, Kim sui quali è stato fatto un lavoro davvero notevole) Spalletti ha tutto il diritto di fare i suoi calcoli. Se poi anche incompatibilità ambientali lo spingono verso altri lidi non lo sappiamo. Insomma i grandi professionisti sono sempre sul mercato e non è corretto giudicarli con il solo metro del legame alla maglia che ormai (purtroppo) non esiste più.

Dobbiamo ringraziarli e andare avanti.

Per Giuntoli, mutatis mutandis, carattere e approccio molto diverso da quello del tecnico, vale un discorso analogo.

Per De Laurentiis si prospettano quindi problemi niente affatto banali. Potrebbe trovarsi a dover ricostruire l’intero staff di collaboratori di primo livello e pezzi di squadra. Correndo il grande rischio del noviziato. Avrà dalla sua questa volta l’opinione pubblica e la tifoseria. Ma l’impresa sarà complessa. Il palato degli appassionati vincendo diventa sempre più esigente. Ed alla fine, stringi, stringi, saranno soltanto i risultati gli arbitri del sul consenso.

Certamente può apparire paradossale che, con le celebrazioni ancora in corso per un trionfo epocale, nubi cariche d’acqua si staglino all’orizzonte.

Ma direbbero i vecchi napoletani “chesta è a zita e se chiamm Sabella!”

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