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De Laurentiis, porta a Napoli Mourinho l’imperatore di Setúbal

SCRITTO NOVE MESI FA. Ripetiamo: basta con la favoletta della continuità tattica. Gli errori Tata Martino e Setién. Serve un uomo forte a Napoli

De Laurentiis, porta a Napoli Mourinho l’imperatore di Setúbal
(FILES) AS Roma's Portuguese coach Jose Mourinho points ahead of the Italian Serie A football match between AS Roma and Cremonese at the Olympic Stadium in Rome on August 22, 2022. Twenty years after lifting his first European Cup with FC Porto, Jose Mourinho and AS Roma can claim their sixth continental trophy, when they take on Sevilla in the Europa League on May 31, 2023. (Photo by Filippo MONTEFORTE / AFP)

SCRITTO IL 30 MAGGIO 2023, CIOÈ NOVE MESI FA – È ANCORA DI STRETTISSIMA ATTUALITA’

Dopo tanti anni, qualche meccanismo del metodo De Laurentiis abbiamo imparato a conoscerlo. L’uomo è sì sorprendente ma i percorsi che segue sono consolidati. E abbiamo imparato che quando ingaggia il grande allenatore, lo fa all’improvviso senza che nessuno sappia nulla. Bum. Come accadde con Carlo Ancelotti. Viceversa, quando cominciano a emergere notizie su incontri, telefonate, viaggi, e soprattutto cifre, quasi sempre si risolve in un nulla di fatto. Quando si parla di cifre, l’affare non quaglia praticamente mai. Accadde con Emery. Sembra essere accaduto con Luis Enrique.

Da domenica sera il Napoli è ufficialmente senza allenatore per la prossima stagione. In realtà già da prima. Ma poiché a dare le notizie sono i giornalisti che ormai per la platea beota scrivono “contro il Napoli”, “per destabilizzare” eccetera eccetera, da domenica sera anche i più riluttanti dovrebbero essersi messi l’anima in pace. Certo a loro è richiesto uno sforzo supplementare: bersi la storiella del “ci lasciamo per troppo amore”, roba che stiamo ancora piangendo per le botte prese l’ultima volta che ci siamo azzardati a rifilare una trovata simile al(la) partner dell’epoca. Ma ormai è il passato. Tutto è stato raccontato. Chi vuole credere alla favole, è libero di farlo.

Ci interessa il futuro. E qui ci preme fare un’osservazione. Guidare una squadra reduce da una campionato straordinario, che ha perduto l’allenatore in maniera comunque traumatica (peraltro a causa di una rottura col presidente, ci dispiace ma prima o poi dovevamo dirlo), non è affare da poco. E non è affare che si può risolvere con goniometro e squadrette, “serve un allenatore che faccia giocare X in quella posizione, Y trenta gradi più a destra”. È roba per adolescenti del calcio. Quando il Barcellona ha applicato questo metodo, andando a prendere il Tata Martino o Sétien, ha rimediato sempre magre figure. Il pallone è materia ben più complessa dell’approccio tattico di una squadra. E in più va sottolineato il pericolo di essere di fronte a un fraintendimento e cioè che il Napoli di Spalletti sia una squadra orizzontale. Equivoco che potrebbe provocare danni disastrosi.

Quindi, venendo al punto, serve un allenatore strutturato. Uno di quelli consapevoli che “chi sa solo di calcio, non sa niente di calcio”. Frase pronunciata dall’imperatore di Setúbal, al secolo José Mourinho, tecnico che (non si offendano i romanisti né tantomeno i Friedkin, è un’esagerazione ma rende l’idea) ha portato una squadra del dopolavoro ferroviario alla finale di Europa League (dopo averle fatto vincere la Conference). «Eh ma il suo gioco è orribile!» li sentiamo arrivare quelli che si autoproclamano esteti, il vero male del calcio contemporaneo. E ci crediamo: doveva giocare pure bene con quella squadra? Ma a Napoli serve uno che sia strutturato. Che quando entra nello spogliatoio, i calciatori si zittiscono all’unisono. Uno in grado di caricarsi sulle spalle club, squadra, città. Di essere allo stesso tempo neoborbonico e sostenitore della Repubblica del 1799. Di tenere a bada De Laurentiis. Di portarsi i media appresso come un pifferaio magico. E, non dimentichiamolo, uno che il calcio lo conosce, eccome se lo conosce. Senza dimenticare che la Roma è stata la squadra che ha messo più in difficoltà lo straordinario Napoli di Spalletti, al Maradona, e lo ha fatto quando il Napoli ancora andava a mille.

Dicono che ci sia il Psg su di lui. E lo capiamo. Solo a Napoli e in Italia potevano dare Mourinho per finito. Ma se per caso il Psg dovesse cambiare idea, o l’avesse già cambiata, De Laurentiis deve andare a prenderlo. Per citare Lucio Dalla, “corri e ferma quel treno, fallo tornare indietro”. Ricordiamo che due anni fa, quando lo Special One fu annunciato a sorpresa dalla Roma, De Laurentiis rimase a bocca aperta. Non avrebbe mai immaginato che Mourinho potesse essere interessato alla Serie A e si mangiò le mani per quell’occasione sprecata. Per fortuna è andata di lusso con Spalletti e lo scudetto.

Due anni dopo, il Napoli è senza guida tecnica. Il nostro preferito numero uno (ma anche due e tre) è certamente Mourinho. Ma di allenatori strutturati ce ne sono, anche se non dello stesso calibro. Da Antonio Conte a Roberto Mancini, tanto per fare due nomi. Noi preferiamo Conte. Per il resto, non ci resta che aspettare.

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