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La Guardia di Finanza ha sequestrato server, cellulari e documenti ai dirigenti di Roma e Lazio 

L’unico che non ha dovuto consegnare il suo cellulare è Lotito, in quanto senatore. Non è ancora chiaro se ci siano intercettazioni agli atti

La Guardia di Finanza ha sequestrato server, cellulari e documenti ai dirigenti di Roma e Lazio 
Db Genova 21/09/2014 - campionato di calcio serie A / Genoa-Lazio / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Claudio Lotito-Igli Tare

La Guardia di Finanza ieri ha effettuato perquisizioni nelle sedi di Lazio, Roma e Salernitana. Le inchieste sono partite dalla Procura di Roma, per il club giallorosso, e da quella di Tivoli per la Lazio. Ai dirigenti indagati sono stati sequestrati computer, server, appunti, documenti e cellulari, tranne a Lotito, che è senatore.

Il Corriere dello Sport scrive:

“Le procure di Roma (per la Roma) e Tivoli (per la Lazio, che ha sede a Formello) ieri hanno spedito la Guardia di Finanza nelle sedi dei club per portare via computer, server, cellulari, appunti e documenti. Tre blitz pomeridiani, inaspettati e per questo clamorosi”.

La Gazzetta dello Sport:

“Al momento non è chiaro il materiale raccolto e neppure se ci siano intercettazioni al riguardo”.

Sul materiale che i dirigenti dei due club di Serie A hanno dovuto mettere a disposizione dei finanzieri è ancora più chiaro il Corriere della Sera:

“I due club hanno dovuto mettere a disposizione degli investigatori «trattative precontrattuali», «accordi e contratti scritti», «patti intercorsi fra le società e i singoli calciatori» (chat eventuali incluse) e la documentazione bancaria relativa alle compravendite. La domanda è: in che modo si è arrivati a fissare il prezzo ufficiale dei calciatori e la modalità di pagamento? L’unica eccezione è Lotito che, da senatore, beneficia di un trattamento diverso (servirà un’altra procedura) e ha potuto conservare il proprio iPhone. Agli altri indagati sono stati confiscati pc e tablet. La documentazione servirà ad «accertare se gli sportivi furono effettivamente pagati e per il quantum formalmente dichiarato, nonché per escludere la sussistenza di ipotizzate plusvalenze fittizie e false fatturazioni con conseguenti delitti di false comunicazioni sociali».

Il quotidiano continua:

“Ora si tratta di studiare la documentazione acquisita ma è chiaro, dalle puntualizzazioni (nero su bianco nel decreto di perquisizione) che molto ci si aspetta proprio dai cellulari degli indagati. Il riferimento al formato «comprensivo di eventuale… messaggistica chat» implica una valutazione”.

Le intercettazioni, qualora esistessero, diventerebbero fondamentali, come è accaduto nel caso della Juventus. Il Corriere dello Sport scrive:

“Non va escluso un elemento: le intercettazioni. Sono state proprio le chiacchierate telefoniche a costruire il castello accusatorio nei confronti della Juve, con la conseguente violazione in ambito sportivo (che il club contesta) dell’art. 4.1 del codice di giustizia sportiva. Tramite quelle chiamate tra i dirigenti, la Corte di Appello ha individuato una volontà di eludere le norme e denunciato il mancato rispetto dei principi di lealtà, probità e correttezza. Va ricordato che in due giudizi sportivi la Juve e altri club (Napoli incluso) sono stati assolti per le plusvalenze quando venivano contestate solamente le singole operazioni, come in questo caso. In base alla giurisprudenza precendente, gli inquirenti potrebbero dunque avere in mano altri elementi. E le intercettazioni sarebbero un clamoroso asso nella manica”.

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