La grazia a Lukaku: il caso (figuraccia) era diventato europeo, perciò Gravina è intervenuto

Ha concesso la grazia (revocato la squalifica) per motivi politici e ha creato un precedente di non poco conto

Gravina Tonali Figc arbitro

As Roma 09/02/2023 - Assemblea straordinaria elettiva di Lega Pro / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Gabriele Gravina

Caso Lukaku, squalificato nonostante fosse stato oggetto di indegni e beceri cori razzisti dei tifosi juventini. Era diventato un caso europeo, perciò Gravina è intervenuto. Lo scrive Libero.

Il caso divenne via via di rilevanza non solo nazionale ma anche europea. Le istituzioni del pallone, da sempre impegnate nella lotta ad ogni tipo di razzismo, non avrebbero di certo potuto accettare un epilogo del genere. E Gravina lo sa bene.

Così, scartabellando il regolamento, è saltato fuori un istituto che in effetti nel nostro calcio non viene utilizzato così spesso: la grazia, appunto.

Nel comunicato della Figc si legge: «Considerato che è emerso in maniera inequivocabile dalla relazione della procura federale che il suddetto calciatore è stato fatto oggetto, in più occasioni, di gravi, ripetute e deprecabili manifestazioni di odio e discriminazione razziale tali da poter giustificare comportamenti formalmente non regolamentari e come tali valutati dal direttore di gara» viene concessa la grazia a Lukaku.

In linea di principio la scelta di Gravina, motivata dalla lotta contro il razzismo, intende inviare un messaggio a tutela dei calciatori. Ma in qualche modo fa anche “da Var” per gli arbitri, che in presa diretta difficilmente possono rendersi conto di ciò che accade sugli spalti se non viene segnalato dai commissari a bordo campo. Un precedente di non poco conto.

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