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Di Francesco: «Negli ultimi tre anni ho allenato solo in 30 partite. Ho imparato dai miei errori»

Ad As: «Non mi aspettavo che il Napoli dominasse il campionato in questo modo. Sono stati perfetti nella ricerca dei giocatori».

Di Francesco: «Negli ultimi tre anni ho allenato solo in 30 partite. Ho imparato dai miei errori»
Db Reggio Emilia 20/09/2020 - campionato di calcio serie A / Sassuolo-Cagliari / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Eusebio Di Francesco

L’ex allenatore del Sassuolo, Eusebio Di Francesco, ha rilasciato un’intervista ad As in cui racconta parte della sua carriera ed il suo momento. Di Francesco è senza squadra da due anni dopo aver avuto delle brevi esperienze tra Sampdoria, Cagliari e Verona.

«Sto bene. Studio calcio e lingue, mi sto perfezionando e osservo gli allenatori. L’ultimo è stato Spalletti, ho passato un paio di giorni ad analizzare il suo lavoro».

Un paio di anni fa Di Francesco definì il Napoli un esempio.

«Non mi aspettavo che dominasse il campionato in questo modo. Sono stati perfetti nella ricerca dei giocatori, hanno trovato quelli che si adattavano alla loro idea di calcio».

Di Francesco parla di Ancelotti.

«È un Highlander in termini di perseveranza, tranquillità, sicurezza… Vederlo ti dà forza e fiducia, come nessun altro al mondo. È il suo miglior pregio, al di là della sua conoscenza calcistica: non lo vedi quasi mai arrabbiato, e questo trasmette alla squadra la consapevolezza della sua forza. In una squadra come il Real Madrid fa la differenza».

Sono due anni che Di Francesco non ha una panchina. Gli viene chiesto come lo ha cambiato questo periodo.

«L’esperienza mi ha fatto crescere. Negli ultimi tre anni ho allenato solo in 30 partite: ci vuole più tempo, ma ci sono stati anche errori da parte mia e ho imparato. In campo, oltre alla parte tattica, che adoro, bisogna aumentare un po’ il lavoro fisico».

Sul suo periodo al Sassuolo:

«Per me è un ricordo indelebile. Abbiamo costruito qualcosa da zero, siamo cresciuti insieme, dalle strutture al campo, arrivando all’Europa League. Questa società è già un modello per il calcio: se dovessi scegliere una squadra a cui prestare un giocatore per maturare, la prima squadra a cui penserei è il Sassuolo. Inoltre, da anni scelgono allenatori con un’idea di calcio offensivo, seguendo la linea che abbiamo tracciato insieme».

Di Francesco parla anche di Berardi, che è esploso proprio con lui.

«Aveva l’opportunità di venire con me alla Roma, ma l’ha rifiutata perché non si sentiva la prima scelta del club. Questo mostra il tuo carattere. È un calciatore che vuole sempre il pallone e se fossi un suo compagno di squadra, nel dubbio glielo darei sempre. Ha segnato più di 100 gol in Serie A, e lo ha fatto da esterno esterno del Sassuolo…».

Dal Sassuolo, è passato alla Roma:

«L’impatto non è stato facile, ma sul campo abbiamo ottenuto rapidamente buone risposte. Siamo arrivati ​​terzi in Serie A e in Champions League, beh, se lo ricordano tutti. Mi rimproverano ancora quella mezz’ora in semifinale con il Liverpool, ma quella squadra rossa quando voleva sapeva essere devastante. Certo, con il Var avremmo avuto qualche altra opzione… Al ritorno abbiamo sfiorato un’altra rimonta».

Di Francesco parla dei derby romani.

«È qualcosa di unico, bisogna viverlo per capirlo. Sono stato fortunato a vincerne uno e la sconfitta nell’ultimo, insieme all’eliminazione con il Porto, ha portato al mio esonero. È stato un momento difficile: ho litigato con qualche giocatore, non dico con chi, in maniera dura. Moralmente non mi ha aiutato, non mi piaceva quello che stava succedendo».

Sul suo rapporto con Monchi:

«Gli sarò sempre grato, mi ha scelto per la Roma. Abbiamo lavorato molto bene il primo anno, nel secondo qualcosa si è rotto. Abbiamo discusso un po’ di mercato e ho accettato alcune cose senza fare polemiche in pubblico, ma ora posso dirlo».

Di Francesco parla della Roma di Mourinho:

«I giallorossi hanno trovato solidità e un impianto perfetto per i propri giocatori. Per i rivali è molto difficile fare gol e stanno crescendo a livello offensivo, soprattutto quando c’è Dybala, che è fondamentale. In casa, inoltre, si gioca in 12: Mourinho è stato eccezionale, insieme alla società, nel riportare entusiasmo e riempire sempre lo stadio. Non è qualcosa di semplice».

Quando rivedremo Di Francesco in panchina?

«Ho pagato i miei errori, diciamo, e spero di avere una possibilità al più presto. In Italia o all’estero: la Spagna, ad esempio, la adoro. La Liga è il campionato che mi dà più stimoli per la mentalità che hanno la maggior parte delle sue squadre. Cercano il controllo della palla e la mia idea è di mischiarlo con un po’ di verticalità».

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