Antonello: «Oggi San Siro non regge i valori della sostenibilità»
Alla Bocconi: «Bisogna colmare il gap con gli altri campionati. La Superlega era sbagliata per come era stata posta, sarebbe dovuta nascere dalle istituzioni»

Db Milano 12/05/2021 - campionato di calcio serie A / Inter-Roma / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: stadio San Siro
All’università Bocconi di Milano si è tenuto l’evento “Soldi vs Idee: il Calcio e la Sostenibilità” dove sono intervenuti sia Paolo Scaroni, presidente del Milan, sia Alessandro Antonello, Ceo Corporate dell’Inter. L’intervento di Antonello si è concentrato soprattutto sul tema del cambiamento, come quello avvenuto nel calcio di oggi dove comandano le aziende internazionali.
«I modelli di governance non sono stati nient’altro che modelli che si sono evoluti nel tempo per rispondere a questioni socio-culturali che sono emerse nel tempo. Una volta era più semplice perché il calcio stesso era più semplice, c’erano i magnati in un modello di business legato solo alle entrate dallo stadio e ai costi per i calciatori. Nel modello attuale in cui il calcio è seguito da 4 miliardi di persone, i modelli di governance non potevano che evolversi e diventare evoluti».
Per questo motivo, diventano due le priorità di un club, spiega Antonello:
«Di questi tempi occorrono due dimensioni: garantire competitività coniugando sostenibilità finanziaria e rispetto dell’avversario sul campo e dall’altra parte la tutela del sistema, che significa non permettere che ci siano club che puntino ad avere posizioni monopolistiche che non permettono la crescita dell’intero sistema calcio. Il calcio moderno è iniziato negli anni ’80 con i diritti tv e con i ricavi commerciali, poi la Legge Bosman ha fatto sì che calcio diventasse quello che è oggi: un modello di business legato all’entertainment: quindi combattiamo per prenderci una fetta del tempo libero a disposizione delle persone».
Sul passaggio da Moratti a Suning
«Abbiamo avuto la fortuna di avere un gruppo internazionale che ci ha dato stabilità e ci ha permesso di sviluppare una strategia chiara da portare avanti negli anni. Abbiamo guardato a un aspetto più globale rispetto al focus domestico che arrivava dalle gestioni precedenti. Questo porta a cambiare l’approccio che si ha di fare anche le cose quotidiane. Noi siamo un’azienda globale che deve agire anche in termini locali. Cosa abbiamo potuto fare con un azionista internazionale? Ci ha portato dal mecenatismo della famiglia Moratti a essere un’impresa moderna. Un’impresa che ha l’obiettivo di competere a livello internazionale con grandi investimenti da parte della proprietà nella squadra con delle modifiche all’interno della società per raggiungere sempre di più i propri tifosi sparsi per il mondo. Inter e Milan sono due società che hanno una ricca fan base sparsa su livello globale».
Infine, sono state spese delle parole anche in merito ai possibili investimenti del futuro per il gruppo Suning e degli obiettivi dei nerazzurri:
«San Siro? Il faro che ci ha guidato nel progetto congiunto è la sostenibilità. Non c’è progetto che non abbia questa idea al centro. Oggi San Siro non regge i nuovi valori della sostenibilità. Fare una semifinale di Champions a Milano deve essere orgoglio non solo per città, ma per tutto sistema. Stiamo vivendo giornate di eccitazione clamorosa, arrivano attestati di stima da tutto il mondo. Oggi il tanto vituperato calcio italiano ha portato cinque squadre nelle semifinali delle coppe, ogni tanto anche noi come italiani dovremmo guardare il lato positivo. Siamo sempre molto ipercritici, sappiamo di avere lavoro importante per colmare il gap con gli altri top campionati. Proprio perché abbiamo queste difficoltà, seppur nel modo sbagliato, i principali club italiani hanno aderito al progetto Superlega. Abbiamo riconosciuto fosse sbagliata per come era stata posta, anche se era percorso che sarebbe dovuto nascere all’interno delle istituzioni. Da quella esperienza negativa è partito un processo per idee innovative che guardano a futuro del calcio in assetto diverso. Reputiamo che i club italiani debbano essere rappresentati a livello europeo, ma deve esserci competitive balance e solidarietà».