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Tonali: «Mio padre era un ultrà, il mio primo anno al Milan avevo paura di deluderlo»

A Dazn Heroes: «A gennaio in 5 minuti di Milan-Roma è crollato il castello che avevamo creato, ancora non sono riuscito a trovare una spiegazione».

Tonali: «Mio padre era un ultrà, il mio primo anno al Milan avevo paura di deluderlo»
Mg Verona 16/10/2022 - campionato di calcio serie A / Hellas Verona-Milan / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: esultanza gol Sandro Tonali

Massimo Ambrosini intervista il centrocampista del Milan, Sandro Tonali, per Dazn Heroes. Tonali parla del suo passato.

«Da piccolo preferivo giocare attaccante, poi il mio ruolo è arretrato fino a diventare quello di oggi. Da piccolo giocavo liberamente, con tantissima passione. Oggi sento ancora tanti amici che giocavano con me, ho ancora le tute che ci davano da piccoli. Il tempo vola. Ho sempre sognato di diventare un calciatore ma non era un’ossessione da piccolo. Poi arrivato a Piacenza ho capito veramente che vita volevo fare e in che strada mi ero messo. Una volta intrapresa quella strada è brutto fallire. Sono stato fortunato, perché ho trovato tutte persone che mi volevano bene, sia qui che a Piacenza che a Brescia». 

Tonali parla di Pirlo, a cui spesso è stato paragonato.

«A Brescia era pesante, era come se dovessi dimostrare di essere uguale a lui. Oggi al Milan non lo sento più quel paragone». 

Sull’arrivo al Milan e sul suo tifo rossonero:

«Sono milanista perché mio padre lo era prima di me e dei miei fratelli. Andava sempre allo stadio e in trasferta, era un ultras, poi dopo che siamo nati noi è cambiato. Più mia madre mi portava allo stadio, perché mio padre andava in curva, non gli piaceva la tribuna, era molto teso quando vedeva il Milan. La mia prima partita allo stadio è stata Milan-Chievo 1-0. Mi piaceva quando entravi e vedevi il verde, da tifoso non faceva paura. Avevo chiesto quando ero a Brescia se c’era disponibilità per trasferirmi al Milan, era durante il Covid. Quando è arrivata la notizia è stato un delirio, sono stati 20 giorni complicati, così come il mio primo anno rossonero. Il primo anno è stato difficilissimo perché dividere il Milan da tifoso e giocatore è stato veramente complicato. Era un peso, perché essendo tifosi, io, la mia famiglia, il mio papà, i miei amici, mi trovavo in un posto in cui dovevo cercare di non deludere nessuno. Ho avuto paura nei primi momenti, era difficile, arrivavo da Brescia. Poi dopo un periodo di assestamento ci sono riuscito, dopo il primo anno. Sono cambiato, con difficoltà e ostacoli più grandi di me, ma sicuramente con l’aiuto del mister che ha parlato con me ogni giorno, aiutandomi in tutti i modi possibili, aveva capito le mie difficoltà. Da brava persona ha saputo gestirlo. Ora lo sta facendo con altri giocatori che sono nella prima fase del primo anno di Milan. Non ho mai dubitato di me, avevo sempre vicino persone che non volevano che dubitassi di me».

Le cose, poi, sono migliorate, racconta Tonali.

«Il secondo anno mi sono sentito sicuro, stavo bene. Questo mi ha dato molta forza. Giocare titolare mi ha dato ancora più fiducia. Ho capito che ero cambiato e che avevo fatto il salto di qualità. Non volevo un riscatto, era solo da andare dritto e lavorare di più».

Su De Ketelaere:

«E’ la stessa cosa che è successa a me, solo che lui gioca con i riflettori di un cartellino pagato tanto in uno stadio pieno, ci si aspetta che risolva le partite. E’ un grande giocatore che deve trovare sicurezze, dobbiamo dargliele noi, dobbiamo aiutarlo. Ha una qualità assoluta, gli deve solo andare bene una partita e poi vedremo il vero De Ketelaere».

Tonali parla di Leao e Ibra:

«Leao è un ragazzo particolare. È un buono, dentro e fuori dal campo, purtroppo, perché nel calcio essere buoni va bene fino a un certo punto e questo influisce su alcune sue giocate. Dal punto di vista tecnico servono due uomini per marcarlo. Ha l’ambizione di voler essere il più forte sempre. Quando si accende lui andiamo in porta in un secondo, magari non ha la continuità dello scorso anno, però va stimolato, non basta solo Ibra, lo dobbiamo fare tutti perché ha un dono incredibile. Ibra più calmo di prima? Non sempre in allenamento, e nemmeno in partita. Ti stimola giocare partitelle contro Ibra perché se lo batti lo puoi prendere in giro. Quando perdi contro di lui è un disastro e quando lo batti, non succede sempre, hai un’arma nella tua mano».

Tonali commenta il crollo in campionato del Milan.

«A gennaio in 5 minuti di Milan-Roma è crollato un castello che avevamo creato, ancora non sono riuscito a trovare un motivo, una spiegazione. Riguardo gli allenamenti e la preparazione mi viene da dire che è impossibile prendere gol al primo tiro, abbiamo fatto allenamenti a livello altissimo, al cento per cento, tutti gli allenamenti, sempre, tutto il mese, poi arrivavamo alla partita e perdevamo la fiducia dopo un tiro subito e mollavamo, eravamo fragili. La cura è stata tornare a vincere e a giocare con coraggio, anche in un momento in cui capisci che devi difendere, è quello il modo di tornare ad essere aggressivi e ad attaccare ancora. Non abbiamo dimenticato quel mese, è giusto così, ma lo abbiamo studiato per crescere. Ci ha fatto male, ma dobbiamo capire che è stata una follia avere quelle 7-8 partite così. 2-3 possono capitare, ma 7 sono tante».

Pioli ha scelto una rivoluzione per uscire da quel momento, la difesa a 3, credevate fosse una soluzione?

«Abituati a giocare uomo contro uomo è difficile cambiare tutto, però in un momento così delicato è stata una decisione che ci ha aiutato, anche se solo dell’1%. Magari non abbiamo giocato il nostro miglior calcio, magari non eravamo così felici ma eravamo più sicuri».

Tonali sulla Champions:

«Sappiamo tutti che è la competizione più bella che si possa giocare in un club e giocarla con il Milan dopo il fallimento dell’anno scorso, in cui potevamo fare di più, come con l’Atletico in casa, dobbiamo fare di più. Non avevamo l’esperienza, fa male, perciò abbiamo fallito. Dobbiamo giocare da Milan. Abbiamo dimostrato che quando entriamo in campo con fiducia possiamo fare partite ad alto livello. Abbiamo la fortuna che non ci siamo messi obiettivi in testa, quindi comunque vada non possiamo essere delusi. Dobbiamo solo essere ambiziosi e felici e giocare veramente liberi, che è quello che ti aiuta di più. Dobbiamo giocare come se fosse la nostra partita e basta».

 

 

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