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Tinto Brass: «Fellini si vergognava di dire che guardava i miei film, glieli mandavo in anteprima»

Al Venerdì: «Sordi era formidabile, avrebbe potuto fare tutto, anche i film erotici. La trasgressione? Quella vera non esiste più, l’unica vera trasgressione ormai è l’amore».

Tinto Brass: «Fellini si vergognava di dire che guardava i miei film, glieli mandavo in anteprima»
archivio Image / Spettacolo / Tinto Brass-Caterina Valsi / foto Insidefoto/Image

Sul Venerdì di Repubblica un’intervista a Tinto Brass. Il 26 marzo compirà 90 anni. E’ sopravvissuto a un’emorragia cerebrale, a un ictus e a due ischemie. Si dice soddisfatto dei suoi primi 90 anni.

«Assolutamente sì. Nella vita mi sono sempre buttato, non ho rimpianti. L’ho vissuta come volevo, anche nel lavoro, nonostante gli scontri con la censura».

Brass racconta il rapporto tormentato con la sua famiglia. Il padre, fascista, lo chiuse in manicomio. Di sua madre ha detto che era «bella ma ottusa».

«Il mio corpo fa fatica, non riesco a camminare, ma ho ricordi ancora molto vividi. Da piccolo non ricevevo abbracci, carezze o baci, forse anche per questo non ho mai rimpianto di non aver recuperato il rapporto con mia madre. Non andai nemmeno al suo funerale. Mentre con mio padre ci fu un tentativo alla fine. Mi disse: “Dobbiamo ricominciare a parlare”. Ma poi morì. Ho invece un ricordo più felice dei miei nonni. Mio nonno Italico. Una volta il nonno mi vide disegnare e disse “Abbiamo un Tintoretto in casa”, e divenni “Tinto”. Con ancora maggiore tenerezza mi viene in mente mia nonna, che era nata a Odessa e con cui ho imparato le lingue».

Qual era lo strumento principe dell’erotismo di Tinto Brass, da adolescente?

«I film. Anche se l’autoerotismo non lo scoprii subito. Un amico mi mostrò sulla spiaggia al Lido. “Ah – dissi – è così che si fa?”».

Parla di Alberto Sordi e Monica Vitti, che diresse nel 1964 nel film “Il disco volante”.

«La Vitti era molto espressiva, ma ancora non sapevo che sarebbe diventata una grande attrice. Fui però io a tirar fuori la sua verve ironica, prima di Monicelli. Sordi era formidabile, avrebbe potuto fare tutto, anche i film erotici. Era in un momento complicato perché voleva fare il regista più che l’attore, mentre io, dopo “L’urlo”, pensavo di aver dato tutto e volevo smettere».

Un regista italiano che le piace? Brass:

«L’ultimo è stato Fellini, avevamo un ottimo rapporto. Si vergognava di confessare che guardava i miei film e così glieli mandavo in anteprima».

Sul #MeToo.

«Non ho mai molestato un’attrice, su di me non è mai uscito nulla. Se succedeva qualcosa, era sempre in modo
consensuale e fuori dal set».

A Brass viene chiesto se pensa di aver dato un contributo alla trasformazione della società. Risponde:

«L’ho dato, se l’ho dato, liberando i sensi».

È contrario alla fedeltà.

«Un rapporto di coppia che duri non può essere fondato sulla fedeltà, che è una costruzione culturale della società borghese. Però è fondamentale essere sinceri e raccontarsi i tradimenti, anche perché può essere un motore dell’eccitazione».

L’Italia di oggi è ancora perbenista e ipocrita? Brass:

«Più che mai. È tornato il comune senso del pudore, lo si è visto anche a Sanremo. Mi fa ridere che abbiano denunciato per atti osceni Fedez e Rosa Chemical».

YouPorn ha ucciso l’erotismo?

«YouPorn? Non so cosa sia. Già nei miei ultimi film avevo però percepito che la società e il pubblico stavano cambiando. E per questo cercai di spingere l’erotismo verso la pornografia d’autore, ma i produttori me lo impedirono».

Che cos’è la trasgressione oggi?

«Quella vera non esiste più, è diventata una forma di conformismo. L’unica vera trasgressione ormai è l’amore. Io con Caterina l’ho trovato. E posso dirlo: ho avuto culo».

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