Rabiot: «Vedo il calcio come un’arte. Mi piace essere elegante in un gioco a volte ruvido»

A Le Figaro: «È un peccato essere giudicati sulla base di dati statistici, il calcio non è solo questo. Fuori dal campo non cerco notorietà»

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Db Torino 28/08/2021 - campionato di calcio serie A / Juventus-Empoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Adrien Rabiot

Su Le Figaro un’intervista al centrocampista della Juventus, Adrien Rabiot. Al momento è impegnato in Nazionale dopo un ottimo Mondiale in Qatar, dice di essere contento di essere stato richiamato in Nazionale e di avere a che fare con un gruppo rinnovato, anche se è strano non avere più in squadra Lloris e Varane. Per quanto lo riguarda, dice di sentirsi pronto a diventare un nuovo leader dello spogliatoio della Francia.

«Sì, mi sento pronto. Ne ho voglia. L’esperienza maturata durante le competizioni, ma anche nella mia vita di tutti i giorni, mi fa sentire in grado di farlo. Voglio assumere questo nuovo ruolo, come un fratello maggiore. Non mi sento vecchio anche se arrivano i giovani, e direi addirittura che non sono ancora arrivato all’età migliore e al periodo migliore della mia vita calcistica».

In che cosa il Rabiot di oggi è diverso da quello che ha debuttato nella Francia nel 2016?

«Mi sento più soddisfatto e poi sono successe cose nella mia vita personale che mi hanno reso ancora più vicino alla mia famiglia. La sofferenza ha rafforzato i nostri legami, mi ha permesso di capire a chi potevo appoggiarmi nei momenti buoni e cattivi. È importante per uno sportivo di altissimo livello sentirsi supportato. Oggi mi sento accompagnato ed è questo che mi fa esibire in campo. Sto bene nella mia vita».

Dopo il Mondiale in Qatar ti senti diverso? Rabiot:

«Sì, ne sono uscito più forte a tutti i livelli. Ho soddisfatto le aspettative dell’allenatore e mi ha permesso di mostrare a tutti, anche al grande pubblico, che avevo il livello e il potenziale per giocare nella competizione più bella del mondo. Sono capace di fare grandi cose. Avevo fiducia in me stesso, ma non è mai banale esibirsi ai Mondiali. Giochiamo centinaia di partite in una carriera, ma esibirsi in una Coppa del Mondo è il massimo».

Tra il Mondiale e le tue prestazioni alla Juventus credi di star giocando il miglior calcio della tua vita?

«Sì, penso di sì. Mi sento benissimo, tutto sta andando come dovrebbe. È un ottimo momento, sto migliorando costantemente, ma voglio fare ancora di più. Dopo di che, in termini statistici, non è male (9 gol, 4 assist con la Juve), ma nel calcio di oggi tendiamo ad essere troppo interessati a questo, più che all’apprezzamento generale. E’ un peccato essere giudicati sulla base di dati statistici. Non è solo questo, il calcio. La visione è troncata. Ci sono partite in cui ho fatto gol e non pensavo di essere bravo e altre in cui sono stato molto bravo senza segnare o fare assist e se ne parla di meno. Questo è il caso di molti giocatori, che vengono criticati perché non segnano abbastanza. Penso a Verratti al Psg o ad altri».

Giochi in Italia alla Juventus dal 2019, qual è la cosa più italiana di te?

«Si dice spesso che sono molto elegante in campo, che ho una certa classe, e trovo che questo si adatta molto bene con la squadra italiana, con la classe italiana. È un complimento che mi piace, ma la mia postura è naturale sul campo. Io vedo il calcio come un’arte. Mia madre mi dice spesso che mi vede come una ballerina, e trovo bello essere un giocatore elegante in un gioco a volte ruvido».

Rabiot parla del suo futuro.

«Nel calcio di oggi è difficile prevedere. Non bisogna precludersi nulla. Il Psg è stato un momento della mia carriera, sono stato in Italia per quattro anni, sono migliorato e tutto sta andando bene, in campo e nella mia vita. Del mio futuro, sarò onesto, non so nulla. Come uomo, mi piace viaggiare, scoprire altre culture e in Italia mi sento molto bene. Mi piace questo Paese. Dopodiché, lascerò aperte le opzioni, vedremo tra qualche mese. Mi piace scoprire altre cose, ma il calcio e la sfida sportiva rimarranno i più importanti nella mia scelta».

Ti senti come un antistar? Rabiot:

«Mi piace questo lato anti-star, ma non lo coltivo. A volte penso che questo sport stia impazzendo, le direzioni che può prendere sono folli e chiaramente manca di sfumature. In Francia come all’estero… Quando vedo Lionel Messi con centinaia di persone all’uscita del ristorante di Buenos Aires diventa pesante, anche se capisco anche il punto di vista dei tifosi. Non mi ci ritrovo. Attenzione, non mi lamento, facciamo soldi, siamo pubblicizzati, ma sono felice di mantenere la mia discrezione. Volontariamente, mi faccio piccolo fuori dal campo. Alla fine, sono una persona semplice e tranquilla, come la mia famiglia. Mia madre o i miei fratelli non sono alla ricerca di notorietà e anche io sono di questa idea. Ma attenzione, amo il calcio, non sono affatto amareggiato, è bello vivere, e offre una vera ricchezza culturale…».

 

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