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Osimhen e la sua maschera. Un involontario omaggio alla Commedia dell’Arte napoletana

Rabiot replica il braccio della settimana scorsa contro la Samp. E chi c’è al Var? Ma lui, Mazzoleni.

Osimhen e la sua maschera. Un involontario omaggio alla Commedia dell’Arte napoletana
Napoli's Nigerian forward Victor Osimhen goes for a header during the Italian Serie A football match between Sassuolo and Napoli on February 17, 2023 at the Citta del tricolore stadium in Sassuolo. (Photo by Marco BERTORELLO / AFP)

FALLI DA DIETRO – 27° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2022-23
Mentre il gruppone affanna, la bambina felice vola.
Mi viene in mente quel dipinto futurista pieno d’azzurro di Giacomo Balla.

Non c’è partita al Filadelfia.
Fra Cipolla ha creato la squadra perfetta.
Otto minuti e Osi inzucca di frittata su angolo.

Ma il Toro è vivo. E in venti minuti confeziona tante occasioni.
Ci vogliono due capolavori dell’Albatros.
Prima su Vlasic poi su Ricci.

Poi il rigore di Khiarastella chiuderà i conti e sarà accademia.

Osi mostruoso. Osi ingiocabile.

Osi e i suoi record.
Il primo a realizzare due doppiette di testa.
Il miglior realizzatore africano in una singola stagione.

Osi e la sua maschera.
Un involontario omaggio alla Commedia dell’Arte napoletana.

A pensarci, ne aveva una simile il mio Trinculo nella Tempesta di Strehler che debuttò a Parigi un secolo fa.
Un pezzo di tela nera con due buchi per gli occhi.

Sono stato un po’ Osi anch’io, un secolo fa.

Archiviato in fretta l’omaggio al dio Onan, dopo la pausa dovrò concentrare l’attenzione sui Diavoli.

Che lascio per ora non in perfetta salute.

Visto come ha perso al Friuli.
E con irrisolti problemi di stagione.
Un cambio modulo che ha snaturato la squadra in ogni reparto. E ha penalizzato soprattutto la catena di sinistra Theo-Leao, fino a ieri invidiata da mezzo mondo.

La giornata offre due big match.

Il derby capitolino non è mai una partita come le altre.
E mai lo sarà.

Sorprende ed emoziona il coro della Curva Nord.
Che cita il monologo di San Crispino tratto dall’Enrico V di Shakespeare: “Noi pochi. Noi felici pochi. Noi manipolo di fratelli”.

Una cosa è certa. Ibanez ha un problema serio con i Derby. Ogni volta ne combina una.

Almeno però lui è il più corretto. Rosso, ed esce.
Mentre tutti gli altri in campo continuano a menarsi.

Comunque non è il rosso di Ibanez a essere decisivo.
Ma quello alla Joya decretato da Mou.
Quell’espulsione, sì che è da vedere alla moviola.
Perché priva i Sangue Oro dell’imprevedibilità del campione.

La sensazione è però che Sor Polpetta l’avrebbe vinta comunque.
La sua è squadra più compatta più reattiva e con un’idea di gioco più chiara.

Il Derby continuerà poi negli spogliatoi.
E lì pare accada di tutto.
Scontro Mancini-Romagnoli completamente ignudi.
Scontro Lotito-Mou, per fortuna entrambi vestiti.
L’esito è tuttora ignoto.

Attenti alla Vecchia.

Rabiot replica il braccio della settimana scorsa contro la Samp.
Con la novità di un braccio ancora più evidente di Vlahovic.
E un altro braccio ancora, sempre di Vlahovic.
Tre episodi contestati nella stessa azione.

E sapete chi è al Var?
Ma Mazzoleni Paolo Silvio da Bergamo, of course, vecchia gloria bianconera.

Quattro minuti per decretare che il fallo non c’è.
Gol di Kostic convalidato.
La Juve batte l’Inter.

Polemiche infinite.
Persino Rocchi, il designatore degli arbitri, mica il tifoso mbriaco del bar sottocasa, si dice deluso dalla prova di Chiffi e la valuta come insufficiente.

Però quanto dev’essere avvilente tifare Juventus.
Ogni decina d’anni uno scandalo da sopportare.
Vittorie importanti quasi sempre sporcate da episodi controversi.
E avversari che, per questi motivi, non riconoscono mai i tuoi meriti.

Va bene. Sul terreno di gioco è andata così.
Ora si aprono le aule dei tribunali.

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