A Gazet Van Antwerpen: «Non potevo più entrare nemmeno dall’ingresso principale. Alla Spal gioco per “noccioline” ma di serietà»

Il centrocampista della Spal, Radja Nainggolan, torna a parlare della sua controversa esperienza all’Anversa sulle pagine del quotidiano locale Gazet Van Antwerpen. In Belgio venne messo fuori rosa dopo diversi richiami, tra cui l’accensione di una sigaretta elettronica a bordo campo. L’ex Roma e Inter afferma di essere stato trattato in malo modo quando fu declassato alla squadra B. Di seguito le parole di Nainggolan:
«Mi hanno trattato come un parassita, un pezzo di m… Quando sono stato messo nella squadra B i giocatori hanno poi cercato di convincere Overmars a tenermi con la squadra A – è stata una buona cosa per me – ma nessuno ha osato davvero andare contro il presidente Gheysens».
Poi ha aggiunto:
«Ho continuato a fare del mio meglio nella squadra B, ho cercato di supportare quei ragazzi giovani e non ho commesso errori lì. Ma come sono stato trattato nelle ultime settimane lì non l’ho mai visto. E sono stato in molti posti. Non potevo più entrare dall’ingresso principale, potevo entrare solo negli orari in cui non c’era la prima squadra, dovevo andare ogni giorno in uno spogliatoio diverso: ero trattato come un parassita. Ad un certo punto il mio orologio è stato persino rubato perché i giovani giocatori entravano e uscivano continuamente da quello spogliatoio».
L’unico vero rimpianto, la cosa che, dice, non perdonerà all’Anversa e al suo presidente è averlo allontanato dalle figlie. Nainggolan, infatti, ha due bambine nate a Cagliari e Roma che vivono in Italia con la mamma, Claudia, e due adolescenti che vivono in Belgio, avute giovanissimo:
«Le mie figlie sono state una delle ragioni principali per cui sono tornato in Belgio. Mentre prima le vedevo solo durante le vacanze, da quando sono tornato ad Anversa hanno vissuto di nuovo con me a tempo pieno. Tutti sapevano abbastanza bene quanto fosse importante per me. Volevo quindi restare in Belgio, per le mie figlie. Per farlo però avrei dovuto lasciare altri soldi. Non era un problema – qui alla Spal gioco per “noccioline” ma di serietà. Gheysens mi ha costretto a lasciare il Belgio dopo che avevo già perso un milione. Mi voleva solo fuori dal paese. È un grande uomo d’affari, ma è lì che finisce. Quell’Anversa mi ha tolto il piacere del calcio, ma lo riprenderò. Però non lo perdonerò mai per aver dovuto lasciare le mie figlie».