ilNapolista

Laudrup: «Cruyff si arrabbiava con Guardiola in allenamento perché era destro, lo faceva impazzire» 

Al Daily Mail: «Alla Lazio decisi di imparare l’italiano perché nello spogliatoio ridevano di me e non sapevo che cazzo dicevano. Leggevo i giornali sportivi e guardavo film».

Laudrup: «Cruyff si arrabbiava con Guardiola in allenamento perché era destro, lo faceva impazzire» 
Ga Torino 08/12/2009 - Champions League / Juventus-Bayern Monaco / foto Gianluigi Arcaini/Image Sport nella foto: Michael Laudrup

Il Daily Mail intervista Michael Laudrup. Ex centrocampista, il danese è stato uno dei migliori giocatori degli anni ’80 e ’90. Ha giocato con Lazio, Juventus, Barcellona, ​​Real Madrid. Ha condiviso lo spogliatoio con grandi giocatori e con allenatori che hanno lasciato un segno eterno nel calcio, come Johan Cruyff.

Laudrup è lontano dal mondo del calcio dal 2018, dopo l’esperienza di due anni alla guida dell’Al Rayyan in Qatar.

«La gente mi chiede: cos’è più difficile, essere un giocatore o un allenatore? Per favore, non si possono fare paragoni, sono due mondi diversi. È molto più intenso fare l’allenatore che il giocatore».

Laudrup ripercorre la sua carriera a partire da quella che definisce la sua vittoria più importante: la finale di Coppa di Lega con il Swansea, contro il Bradford, il 24 febbraio 2013.

«La vittoria più importante che abbia mai avuto. Un piccolo club, una piccola squadra. Una cosa è vincere con Barcellona, ​​Real Madrid, Juventus, Ajax, persino Brondby. Ma questo? È stato molto, molto speciale. Ricordo di aver detto ai giocatori: “Forse alcuni di voi avranno la possibilità di giocare una finale il prossimo anno. Forse per alcuni di voi questo non accadrà mai più. Semplicemente non lo sapete, quindi godetevi questo”».

Laudrup ricorda la sua esperienza in Italia: due stagioni alla Lazio prima di approdare alla Juventus.

«Non conoscevo nessuna parola a parte “sì” e “no”. Riesci a immaginare? Ci sono 35 persone sedute lì, a guardarti. Ridono tutti e tu non sai che cazzo stanno dicendo. Che fai? Quindi ho ascoltato le parole durante l’allenamento. Ho comprato i giornali sportivi, il Corriere dello Sport, Tuttosport. E ho guardato i film perché in Italia li doppiano in modo da poter vedere Sylvester Stallone che parla italiano piuttosto che inglese. In pochi mesi ce l’ho fatta».

Laudrup continua:

«Ho dovuto farlo, altrimenti mi sarei sentito solo. Non sapevo se sarei rimasto in Italia per due, quattro o 15 anni. È un dono parlare altre lingue. Volevo provare ad imparare. Lo stesso dico a chi vive all’estero: cerca di imparare, non di parlare perfettamente, ma almeno puoi fare due chiacchiere».

Sul paragone tra Messi, Maradona e Pelé:

«La gente chiede: ‘Chi è il migliore?’. ‘Oh, deve essere Messi! I più grandi diranno Pelé. Per altri sarà Maradona. Dico solo una cosa – ed è un dato di fatto – ho giocato tanti anni in Italia contro Maradona e ho visto cosa gli hanno fatto i difensori. Ho visto cosa gli hanno fatto i difensori della mia squadra. Ogni fine settimana! Lo hanno ucciso! Fortunatamente, ora, gli arbitri con tutte le telecamere e tutta quella roba, proteggono i grandi giocatori offensivi: Messi, Ronaldo, Mbappe, tutti questi. Va bene. Negli anni ’80, ricordo il presidente della Juventus, Giampiero Boniperti che mi diceva: ‘È dura ma avresti dovuto vedere negli anni ’60 e ’70! Se l’arbitro non stava guardando con una gomitata ti portavano via due denti».

Laudrup ha avuto la fortuna di giocare per allenatori eccezionali come Giovanni Trappatoni e Jorge Valdano, ma Johan Cruyff era diverso. Su di lui Laudrup ha abbastanza aneddoti da riempire un libro. Ne racconta uno con Pep Guardiola, quando era uno dei giovani del ‘Dream Team’ con Koeman, Stoichkov e lo stesso Laudrup.

«Ricordo che Cruyff urlava negli esercizi perché Pep è destro; può giocare con il sinistro, ma, siamo onesti, non è fantastico. Abbiamo sempre giocato molto con i due tocchi. ‘Fermate con la sinistra, giocate con la destra’, ci diceva. ‘Nessun problema’ rispondeva Pep. Ma poi faceva il contrario. Pep all’inizio fermava con la destra, poi apriva il corpo, si girava e passava con la destra. Cruyff si arrabbiava, impazziva, urlava! “Pep! Pep! Due piedi!”».

Parlando di Cruyff, Laudrup dice:

«Sono arrivato al Barcellona a 24 anni e ho imparato più da Cruyff in due anni che da chiunque altro».

Laudrup si è ritirato nel 1998 dopo aver aiutato l’Ajax a vincere l’Eredivisie. La sua carriera appartiene a un’epoca diversa ma la sua eredità resiste. Racconta che ancora gli chiedono gli autografi e le foto, per strada.

«A volte lo trovo incredibile. Ho interrotto la mia carriera 25 anni fa, ma i ragazzi di 12, 14, 16 anni mi riconoscono».

Laudrup continua:

«Il calcio è stato una parte così importante della mia vita sin da quando ero bambino… Giocavo per divertimento da quando avevo sei anni. Mio padre, Finn, era un professionista. Poi è diventato poco più di un hobby. Poi ho capito di essere bravo ed è diventata la mia professione».

 

ilnapolista © riproduzione riservata