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La Serie A dipende sempre più dal credito, si salvano solo Napoli, Atalanta e Fiorentina (Gazzetta)

I club hanno un’esposizione finanziaria di 1,6 miliardi. In 10 anni i debiti sono raddoppiati e la spesa per le rose supera i ricavi. Nel 2021-22 perso un altro miliardo  

La Serie A dipende sempre più dal credito, si salvano solo Napoli, Atalanta e Fiorentina (Gazzetta)

La Gazzetta dello Sport fa i conti in tasca al massimo campionato italiano. La Serie A ha chiuso il 2021-22 con un rosso di più di un miliardo di euro. Il conto del triennio che ha visto gli effetti del Covid arriva così a -2,8 miliardi.

“È andato in fumo un altro miliardo di euro, per un totale di 2,8 miliardi persi nelle tre stagioni dell’emergenza pandemica”.

I numeri sono estremamente sconfortanti, per l’industria del calcio. Incidono i minori ricavi dai botteghini e dai diritti tv, ma sono soprattutto i costi ad essere aumentati.

“i costi si sono attestati a quota 3,9 miliardi: erano 3,5 prima della pandemia. In particolare, gli stipendi di tutto il personale si avvicinano al muro dei 2 miliardi, crescendo di 200 milioni rispetto al 2018-19, e gli ammortamenti per i “cartellini” dei giocatori restano superiori agli 800 milioni”.

La Serie A continua a dire che non ci sono soldi, ma anche durante la pandemia, ha continuato a spendere oltre le proprie possibilità.

“Con un doppio effetto: la gestione economica è totalmente fuori controllo e l’indebitamento rimane in stato di allarme”.

I club dipendono sempre più dal credito. Fanno eccezione solo Napoli, Atalanta e Fiorentina.

“I club del massimo campionato dipendono inesorabilmente dalle banche e, in generale, dai prestatori di denaro. Tra prestiti tradizionali, bond, mutui, finanziamenti con garanzia Sace e fattorizzazione dei crediti, l’esposizione della Serie A sfiora gli 1,6 miliardi, lo stesso livello del 2021, 600 milioni in più di dieci anni fa. Se guardiamo la posizione finanziaria netta al 30 giugno 2022, che tiene conto anche della liquidità (e di eventuali debiti coni soci), ci sono soltanto tre società in territorio positivo: il Napoli (+56 milioni), l’Atalanta (+47) e la Fiorentina (+44). Tra le grandi vanno sottolineati il basso indebitamento del Milan (-28), il miglioramento della Juventus (da -389 a -153) e, all’opposto, gli squilibri di Inter (-350) e Roma (-346)”.

Ma Juventus e Roma hanno potuto fare affidamento su corpose iniezioni di capitale degli azionisti, rispettivamente 400 e 206 milioni nel corso dell’ultima stagione.

La Serie A non cresce, è in completa stagnazione e salgono i timori per il nuovo bando dei diritti tv.

“Questa è la fotografia di un settore industriale in stagnazione. E le avvisaglie per il prossimo ciclo dei diritti televisivi non sono affatto buone. La lenta crescita del calcio italiano a cui abbiamo assistito nell’ultimo ventennio, a un ritmo più basso di altri paesi europei, si è praticamente arrestata”.

“A giudicare, poi, dalla nostra perdurante crisi di competitività, impressiona il costante ampliamento del costo del lavoro: dieci anni fa gli stipendi totali della Serie A sfioravano gli 1,2 miliardi, salendo vertiginosamente fino a quasi 1,8 miliardi nel 2018-19 e spingendosi verso quota 2 miliardi nel 2021-22, dopo la parentesi della pandemia (la media del biennio 2019-21 è stata di 1,85 miliardi). Incredibile. E i club hanno ancora in pancia oltre 800 milioni di ammortamenti per i costi dei trasferimenti. Risultato: la spesa sportiva da 2,8 miliardi – alimentata dall’inflazione dei prezzi e dalla rigidità dei contratti, oltre che dalla spavalderia di certi amministratori – supera abbondantemente i ricavi netti da 2,5″.

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