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“Il tessitore”, il giallo di Cristina Rava che spinge a riflettere sulle motivazioni del male

L’autrice penetra nei profili psicologici dei suoi personaggi che nel loro grigio rivelano anche le relazioni anodine e precarie di questo tempo liquido

“Il tessitore”, il giallo di Cristina Rava che spinge a riflettere sulle motivazioni del male

Non conoscevano la scrittrice ligure Cristina Rava e per puro caso ne abbiamo letto “Il tessitore (pagg. 348, euro 16; Rizzoli)” che è il penultimo giallo che ha per protagonista la medico legale Ardelia Spinola ed il suo arcipelago sentimentale – di prossima uscita, ma non l’abbiamo ancora letto, “Il sale sulla ferita (Rizzoli)”.

Tra Albenga e quella dorsale del basso cuneese che costituisce una delle tante cerniere basso-montane del nostro Belpaese, Ardelia Spinola è alle prese con un duplice omicidio in apparenza slegato. Non si fa i fatti suoi questa donna che “senza più nulla che umori e presentimenti riesce a insinuare la sua mente affilata e tortuosa all’interno delle vicende altrui”.

La “Frugamorti” finisce quasi sempre nei guai andando oltre i suoi compiti istituzionali: è solo il commissario in pensione e profiler Bartolomeo Rebaudengo che la ammonisce in tandem con il PM Francesco Alberti.

Non c’è solo la morte di un fascistello che sembra un regolamento di conti nel mondo della droga, ma anche l’omicidio di una giovane donna, Carla Semeria, dove il suo amico architetto Augusto De Bernardis ha dato il meglio di sé nel dimenticarsi un profilo di umanità.

In questo baillamme ricompare Norma Picolit, la pianista dell’Est con cui Ardelia ha dei trascorsi burrascosi.

Troppa carne a cuocere? Sembrerebbe di sì: ma la bravura puramente giallesca della Rava è supportata – non solo da personaggi azzeccati –, ma da una lingua chiara e classica e dalla sua più grande capacità: l’eccezionale predisposizione della scrittrice di Albenga nel penetrare nei profili psicologici dei suoi personaggi che nel loro grigio rivelano anche le relazioni anodine e precarie di questo tempo liquido, ma forse propizio. Non dimenticando che “quando mancano i punti di riferimento convenzionali, bisogna saperseli inventare, ma una volta acquisiti, possono essere più forti di tutte le convenzioni del mondo”.

 

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