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Gosens: «Il calcio non ha memoria. Un giorno sei il terzino più forte d’Europa, quello dopo nessuno»

Alla Süddeutsche: “All’Atalanta ero in una fiaba, poi mi sono fatto male. Ma per crescere bisogna uscire dalla zona di comfort”

Gosens: «Il calcio non ha memoria. Un giorno sei il terzino più forte d’Europa, quello dopo nessuno»
Mg Milano 22/02/2023 - Champions League / Inter-Porto / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Robin Gosens

Robin Gosens è un giocatore pensante. A cui fanno abbastanza schifo le stesse interviste che è costretto a dare in quanto calciatore. Per cui, per esempio, ha aperto un profilo su Linkedin per parlare d’altro, non di pallone: soprattutto di “cose che lo commuovono“. La Süddeutsche Zeitung l’ha intervistato in chiave Nazionale, e lui ha risposto auto-analizzando il suo periodo di ricostruzione della carriera.

“La mia carriera prima era come una fiaba, andava avanti e avanti e sempre più in alto. Sono diventato improvvisamente il terzino sinistro più pericoloso d’Europa all’Atalanta, titolare all’Europeo. Poi è arrivato l’infortunio più la ricaduta dopo la prima riabilitazione. Non ho giocato dopo essere passato all’Inter. E all’improvviso tutto sembrava finito. Improvvisamente non sei nessuno. Tutti pensavano: Gosens? È finito. Vivere tutto questo in un anno è stato intenso. Cosa ho imparato? Che sei bravo solo quanto l’ultima partita. Il calcio non ha memoria. Sono rimasto stupito dalla velocità con cui passi da eroe a nessuno”.

“Mi hanno colpito particolarmente i commenti dei tifosi sui social, insulti che qui non voglio ripetere. Le critiche negative ti colpiscono in modo diverso. Un esempio recente: qualche giorno fa ho annunciato di aver conseguito la laurea in psicologia e la maggior parte delle reazioni sono state positive. Ma c’è anche chi mi scrive: Sì, ma le università a distanza sono in fondo alla graduatoria, quella in fondo non è niente di speciale, cosa vuoi farci?… Poi penso tra me e me: qual è il vostro problema? E sono arrabbiato perché mi arrabbio per questo“.

Gosens dice che il vuoto è stato creato dai problemi fisici. Ma non s’è pentito di essere andato all’Inter: “Credo che si cresca quando si esce dalla zona di comfort, sia come calciatore che come persona. Ho sempre visto come una sfida dover colmare questa resistenza, farmi strada. Sapevo che mi avrebbe dato molto quando sarebbe arrivato il momento. E sto lentamente raccogliendo i frutti”.

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