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Giannini: «Sono un perito. Costruii una giacca che emetteva suoni per Robin Williams, in Toys»

Al CorSera: «Ogni tanto mi chiamava per istruzioni: come posso far uscire la tromba con la voce giapponese? Mi piace vivere in solitudine, leggere, fare lavori manuali»

Giannini: «Sono un perito. Costruii una giacca che emetteva suoni per Robin Williams, in Toys»

Il Corriere della Sera intervista Giancarlo Giannini. A 80 anni è attore, doppiatore e regista, noto in Italia e all’estero. Dal debutto al cinema, nel 1965, ha interpretato oltre 150 film, ottenendo anche una nomination all’Oscar. Ora la stella sulla Walk of Fame corona la sua carriera. Giannini ne parla:

«È il mio premio più importante, più di un Oscar perché corona una vita, anche se di premi alla carriera ne ho una trentina. Parlare di me mi mette a disagio. Mi piace vivere in solitudine, leggere, fare lavori manuali, il muratore,
l’idraulico, l’elettricista».

Giannini rivendica il suo essere perito elettronico.

«Sono un perito, ho dei brevetti. Per Robin Williams in Toys costruii una giacca che emette suoni e altre 2.500 cose. Ogni tanto mi chiamava per istruzioni: come posso far uscire la tromba con la voce giapponese?»

Dustin Hoffman in un video si congratula con Giannini.

«Una volta in un ristorante di San Francisco, dopo aver visto L’innocente di Visconti, mi disse: come fai a recitare in quel modo? Ho cercato di imitarti, gli ho risposto».

Lui dice che il suo doppiaggio nel «Maratoneta».

«Dice che lo miglioro in ritmo ed espressività. Ma non è vero, un doppiaggio non migliora mai un’interpretazione, è sempre uno storpiare qualcosa; avevo una bella voce e cominciai per guadagnare qualche soldo. Con Dustin parliamo dei grandi film del passato, c’è tra noi una piattaforma di malinconia».

Giannini dedica la stella alla Wertmuller.

«A Lina Wertmüller. Senza di lei non staremmo qui a parlare. Mi propose il remake di Travolti da un insolito destino, ma il progetto saltò. Mi chiamava Giancarlino, come Fellini. Federico mi chiamava anche il pipistrello della notte. Andavo a trovarlo al buio sui suoi set. Mi invitò ad assaggiare degli spaghetti al ragù col parmigiano di Parma. I veri grandi sono semplici, infantili, innocenti. Come Pasolini che mi propose un film su San Paolo durante la Resistenza, ma saltò anche quello».

E «Pasqualino Settebellezze»?

«Eh, la mia nomination agli Oscar. Quel film riuscii a imporlo a Lina, lei era scettica, come si fa a far ridere in un lager? Io pensavo a Pulcinella. Mi ispirai a un acquaiolo che avevo conosciuto a Cinecittà, un napoletano brutto che offriva dell’acqua fresca».

Molti credono che Giannini sia di Napoli.

«Perché da giovane vi ho vissuto dieci anni. Mio padre lavorava sui cavi sottomarini a Pozzuoli. Ho frequentato un
liceo magnifico, il mio prof di Fisica era stato compagno di banco di Enrico Fermi. Poi la lingua napoletana è la più bella del mondo».

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