ilNapolista

Edoardo Leo: «L’esordio da regista coincise coi Mondiali. Al cinema non andarono nemmeno i miei parenti»

Al Fatto: «Proietti mi diceva: ‘Perché ti presenti con queste foto da figo? Non lo sei Arrenditi’. Se fosse andata male come attore avrei insegnato Lettere»

Edoardo Leo: «L’esordio da regista coincise coi Mondiali. Al cinema non andarono nemmeno i miei parenti»
Db Milano 30/01/2017 - photocall film ' Smetto quando voglio Masterclass' / foto Daniele Buffa/Image nella foto: Edoardo Leo

Sul Fatto Quotidiano un’intervista a Edoardo Leo, regista e attore. Ha fatto parte del cast di “Un medico in famiglia”, diventando ruolo che lo rende noto al grande pubblico. Ha recitato, tra gli altri, in “Romanzo Criminale –La serie”, “Perfetti Sconosciuti” e “Smetto quando voglio”. Parla della recitazione come di un’ossessione.

«Ossessione, la passione è per gli hobby; e siccome sono stato bocciato in tante scuole di recitazione, ho studiato tanto da solo».

Leo è romanista. Dice di rivedersi molto in De Rossi.

«Uno che sta in mezzo al campo, detta i tempi, ma con i suoi tempi; (sorride) certo è un paragone un po’ azzardato. Con Daniele siamo amici. È una persona che mi piace tanto, pondera le parole, sa sempre cosa dire e poi ho amato la sua dichiarazione quando ha smesso di giocare: “Ringrazio gli avversari”. Lui ha ringraziato quelli con i quali si è scontrato sul campo, non è bellissimo?».

Chi sono i suoi avversari? Leo:

«Adesso credo di non averne; quando un attore arriva nella posizione privilegiata di poter scegliere i propri lavori, il peggior avversario può essere solo se stesso».

Crede ai complimenti dei colleghi nel post-spettacolo?

«Con il tempo ho imparato a decifrarli, a capire quali sono quelli di circostanza. Perché pure a me è capitato di farli».

Leo parla di quanto è fondamentale, per lui, la cena dopo lo spettacolo.

«È fondamentale, è come la doccia dopo il calcetto; tanto non vado mai a letto prima delle due».

Lo faceva anche quando studiava all’università. Leo racconta:

«All’università aprivo i libri dalle dieci di sera, quando mi sono laureato papà non ci voleva credere: “Dimmi la verità, è una messa in scena? Non ti ho mai visto studiare”. E invece diplomato con 37 e laureato nel 1999 in Lettere con 110 e lode. Gli ultimi anni studiavo in tournée. Era il mio piano B: se fosse andata male come attore, avrei insegnato Lettere; gli ultimi esami non sono stati semplici da chiudere».

Ma Leo non ha mollato.

«Un po’ sono così, e un po’ c’era l’orgoglio: provengo da una famiglia di contadini da una parte, mia nonna pescivendola dall’altra, nessun laureato: volevo dimostrare di poterci riuscire».

Racconta:

«Sono cresciuto in mezzo a un gruppo di amici talentuosi: penso a Daniele Silvestri, Valerio Mastandrea, Rocco Papaleo e tanti altri, tutti già riconoscibili, mentre a me offrivano piccoli ruoli. In alcuni momenti ho pensato se fosse il caso di andare avanti; però quella situazione mi ha forgiato e a un certo punto mi sono detto: “Ok, non mi danno i ruoli che credo di meritare, allora me li scrivo”. Il mio esordio alla regia nasce per frustrazione; Diciotto anni dopo è uscito il 4 giugno del 2010, c’erano i Mondiali di calcio».

Come uccidere un film.

«Non ci è andato nessuno, neanche i miei parenti».

Cosa ha imparato dal Medico in famiglia? Leo:

«Un aspetto fondamentale: prima, e per anni, il mio book da presentare ai registi era composto da foto dove volevo risultare figo, pensavo a ruoli da eroe, credevo di rientrare nei “Romeo”; e invece con Proietti prima e con il Medico dopo ho scoperto che funziono con i ruoli da antieroe e che per qualche misterioso motivo suscito ilarità. All’inizio ci sono rimasto male. Proietti mi disse: “Perché ti presenti con queste foto da figo. Non lo sei. Arrenditi”».

Quando inserirà una scena di sesso nei suoi film?

«Le trovo inutili e noiose sia nel partecipare che a girarle; ne ricordo una con Anna Foglietta, non so come ci siamo riusciti, perché lei è una delle mie migliori amiche e sono amico pure del marito».

Accetterebbe di posare per un calendario sexy? Leo:

«Per nessuna cifra e come direbbe Proietti non ho la tempra del divo; non è un problema di inibizione, ho partecipato a uno spettacolo teatrale dove entravo in scena totalmente nudo, ma lì non ero io. Mentre nudo come “Edoardo Leo”, no».

Viene adulato da quando è regista?

«Solo da qualche attore sfigato».

E lei com’era ai provini?

«Non brillantissimo, li soffrivo e alcuni ruoli li cercavo solo per necessità economica».

È mai stato scambiato per qualcun altro? Leo:

«Non so perché ma alcuni credono sia il figlio di Venditti, con successivi dialoghi surreali: “Non lo sono”. “Dai, non ti vergognare”. “Non è per vergogna, non lo sono!”».

ilnapolista © riproduzione riservata