A L’Equipe: «Spesso i tifosi mi incolpano di non essere più duro come prima, ma non sono sicuro che sia la soluzione, e poi non so più come esserlo»

Il presidente dell’Olympique Lyonnais, Jean-Michel Aulas, ha appena pubblicato la sua autobiografia. Il titolo è «Reinventarsi ogni giorno». Ne scrive L’Equipe. Aulas compirà 74 anni il prossimo 22 marzo. Racconta la sua carriera. Presenterà il libro oggi a Lione, in occasione della decima edizione del festival dello sport, della letteratura e del cinema, di cui il suo club è partner.
Aulas racconta di suo padre, giornalista, scomparso ad agosto. Un uomo di cultura, dice, che ha condizionato la sua formazione in modo positivo.
«Era uno spirito e una piuma. Probabilmente non l’ho apprezzato abbastanza quando era in vita».
Dice che il libro è dedicato a lui e a sua madre, «è una specie di ritorno nella casa del passato e della mia famiglia».
Aulas confessa la sua passione per il mondo del cinema, che, dice, è molto simile a quello del calcio.
«È un ambiente fantastico, abbastanza vicino al calcio, dal punto di vista aziendale, per il tono un po’ superficiale delle riunioni, a volte. È una fratellanza incredibile che mi ha sorpreso, quando ho avuto l’opportunità di andare al Festival di Cannes più volte grazie a Thierry Frémaux. Ma l’incontro con Thierry mi ha aperto soprattutto a ciò che il cinema è veramente, un arricchimento intellettuale, creatività».
Ad Aulas viene chiesto se ha mai pensato di investire nel cinema.
«No, perché non me l’hanno mai chiesto. Ad ogni modo, se il calcio è un po’ come un casinò, con rischi permanenti, ho l’impressione che lo sia anche il cinema».
Nel consiglio di amministrazione dell’Olympique siede Jérome Seydoux, presidente della società di produzione cinematografica francese Pathé Films. Ad Aulas viene chiesto se c’è una simmetria produttore-attori e presidente-giocatori.
«Assolutamente. Penso che sia quella che ha guidato Jérôme Seydoux. Inoltre, quando abbiamo costruito lo stadio, ha applicato le sue conoscenze nella costruzione di complessi cinematografici. Ricordo che a volte abbiamo parlato dei contratti degli attori, e di una differenza con il calcio: nel cinema, gli attori lavorano con agenti che lavorano in modo forfettario e trasparente (sorride)…».
Chi era il tuo attore preferito? Aulas:
«Sono sempre stato un fan di Steve McQueen. Quando ero giovane, lo amavo, e quello era il mio soprannome, “Steve”! Ma amavo anche Gabin, e ovviamente Belmondo».
Aulas non ha alti titoli di studio. Gli viene chiesto se sia stato un complesso oppure se sia una vittoria essere arrivato dov’è senza un percorso di studi altolocato alle spalle.
«Ci sono molte persone a Lione che hanno avuto successo con le loro qualità personali piuttosto che con gli alti gradi. All’inizio è stato un complesso, ma poi è diventato una vittoria. Nella terza parte della mia vita vorrei solo benevolenza. Spesso i tifosi mi incolpano di non essere più duro come prima, ma non sono sicuro che sia la soluzione, e poi non so più come esserlo».