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Tananai: «L’unico lusso che mi sono concesso è una casa in affitto. Prima abitavo in una caverna»

Al CorSera: «Era l’unico posto a Milano dove si spendeva poco di affitto, ma era un macello. Un loft diviso con quattro amici, senza porte e finestre».

Tananai: «L’unico lusso che mi sono concesso è una casa in affitto. Prima abitavo in una caverna»
Sanremo (Im) 08/02/2023 - 73° Festival di Sanremo / foto Image nella foto: Tananai

Il Corriere della Sera intervista Alberto Cotta Ramusino, in arte Tananai. L’anno scorso è arrivato ultimo al Festival di Sanremo, quest’anno quinto. Decisamente un bel salto. Era così scarso un anno fa? Tananai risponde:

«Non mi sentivo scarso, mi sentivo più inconsapevole, meno pronto, sono stato un filino più superficiale… anzi senza un filino… sono stato molto superficiale nella preparazione del Festival 2022. Nell’ultimo anno con le esperienze che ho accumulato ho capito che ci tengo a rispettare il mio pubblico e chi mi ascolta, cerco di prendere più seriamente il lavoro in sé. Ma non mi sento di colpo bravo».

Tananai ha preso anche lezioni di canto per migliorare.

«Posso dirle una cosa? Prendevo lezioni anche prima eh… Solo che non mi applicavo abbastanza».

In duetto, a Sanremo, Tananai ha portato «Vorrei cantare come Biagio».

«Avere una carriera come la sua è un’aspirazione. La canzone di Cristicchi è ironica, però per fare dell’ironia bisogna partire da un fondo di verità. E Biagio è un mito, mi affascina, il suo personaggio è sensuale come la sua musica».

Prima di diventare cantante, Tananai studiava architettura.

«Mi sono reso conto che non era la mia strada. Vedevo compagni di corso che vivevano per quello, o quasi; erano molto più interessati, motivati, a fuoco di me; sul cellulare avevano come sfondo il Moma o creazioni di Alvar Aalto, io tenevo la foto del deejay Flume. Diciamo che ho smesso per rispetto verso gli architetti…».

I suoi genitori cosa prevedevano per lei?

«La priorità per loro è sempre stata la voglia di vedermi soddisfatto, realizzato e felice. Ma si sono preoccupati eccome per la mia scelta. Da piccolo mi chiamavano martello pneumatico perché se avevo qualcosa in testa facevo di tutto per raggiungerla, continuavo a battere per quel traguardo. Con il tempo si sono resi conto che la mia priorità era la musica e ho la fortuna di avere genitori abbastanza sensibili per capire che se hai questo fuoco dentro non alimentarlo provocherebbe frustrazione. Quindi meglio mangiare pane e fagioli che essere triste a vita. Io poi sono un tipo molto sensibile, sento tanto la tristezza quanto la felicità, vivo le emozioni in modo intenso. Al di là di quello che può essere sembrato il Sanremo dell’anno scorso ho sempre cercato di fare musica con serietà, dedizione e passione. Capivano che non ero uno scappato di casa».

Il primo regalo che si è fatto con il successo? Tananai:

«Non ho particolari passioni materiali, non mi interessano né i vestiti né le macchine. L’unico lusso che mi sono concesso è una casa normale in affitto. Prima abitavo in una caverna senza porte e senza finestre, ora sto in un’abitazione che ha tutte le cose al suo posto».

Come era arrivato nella caverna?

«Era l’unico posto a Milano dove si spendeva poco di affitto, ma era un macello. Un loft diviso in quattro con amici
nella mia stessa situazione. Le pareti di cartongesso separavano le camere, la tende facevano da porta, le finestre queste sconosciute».

 

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