ilNapolista

Lo scouting nel calcio non serve quasi a niente, il giovane Xavi venne bocciato (The Athletic)

Moneyball ha rivoluzionato il baseball. Il calcio ancora non ha capito che l’istinto non paga: il lavoro degli osservatori è sopravvalutato, un database è più efficace

Lo scouting nel calcio non serve quasi a niente, il giovane Xavi venne bocciato (The Athletic)
Db Barcellona 12/10/2022 - Champions League / Barcellona-Inter / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Xavi Hernandez

Ronaldinho da giovane veniva descritto un report di un osservatore come “molto tecnico” ma “non un vero obiettivo”. E un altro scout scrisse di un giovanissimo Xavi che “corre sui talloni, i suoi movimenti sono lenti e ha difficoltà ad aumentare la velocità”. Non si se questi osservatori abbiano poi cambiato mestiere, o che fine abbiano fatto. Ma il punto è che lo scounting nel calcio è la scienza della fallibilità. Insomma, a differenza di quel che si crede, non serve a molto. Almeno è questa la storia che racconta The Athletic in un lunghissimo articolo che parte – ovviamente – dal baseball.

Il baseball da Moneyball in poi non è stato più lo stesso. S’è capito in soldoni che l’istinto dei vecchi osservatori, anche molto esperti, non valeva poi granché. E che le statistiche avevano una forza predittiva sul successo o meno di un giocatore superiore.

Una ricerca dell’apprezzato sito The Ringer su 13mila segnalazioni di giocatori dilettanti di un club della Major League ha rilevato che, nel complesso, le vecchie valutazioni degli scout erano “di poco migliori rispetto ad una scelta fatta tirando freccette su un elenco di giocatori” . Negli ultimi anni, le squadre di baseball hanno rivisto le loro strategie di reclutamento per rendere lo scouting più rigoroso e meglio integrato con i dipartimenti di analisi dei dati in crescita.

E il calcio? Il calcio no. Il calcio da questo punto di vista è ancora medievale. Ed essendo uno sport situazionista, con moltissime variabili che incidono sulla crescita di un giocatore, non aiuta.

The Athletic si è chiesto come potrebbe essere – misurabilmente, sistematicamente – migliorato lo scouting nel calcio. E la risposta è ni: può essere migliorato, ma non tantissimo.

Il segreto, secondo un esperimento condotto da un ricercatore olandese, è parcellizzare il campo d’osservazione di uno scout. Dargli dei riferimenti oggettivi, dei parametri fissi. E non lasciare che – come avviene nella maggior parte dei casi – sia tutto regolato dall’istinto. Si è visto per esempio che quelli che valutano i candidati osservandone abilità specifiche invece di prendere una decisione generalista tendono ad risultati migliori.

Sulla base degli studi sui responsabili delle assunzioni, Bergkamp, questo il nome del ricercatore, “riteneva che fornire agli scout una scorecard strutturata avrebbe reso le loro valutazioni dei giocatori più affidabili rispetto agli scout che utilizzavano un metodo olistico e intuitivo”.

Il libro di Evan Drellich “Winning Fixes Everything” racconta come gli Houston Astros abbiano ridotto drasticamente le loro operazioni di scouting dopo aver scoperto che l’aggiunta delle opinioni degli scout ai dati che avevano sui giocatori professionisti rendeva le loro valutazioni “migliori di circa il due percento”. “Ad un certo punto della storia recente”, ha detto un dirigente di Houston, parlando di uno strumento analitico chiamato TrackMan, “una fottuta scatola sta facendo un lavoro migliore di quanto possano fare gli scout”.

Il calcio non è ancora vicino a quel punto, scrive The Athletic. Anche i dipartimenti sportivi più avanzati sui dati usano ancora gli scout tradizionali per valutare i giocatori. Oggi spesso si utilizza lo scouting dei dati per vagliare migliaia di giocatori e produrre un elenco di potenziali obiettivi a cui un club potrebbe essere interessato, quindi lo scouting video per ridurre l’elenco, prima di inviare infine uno scout dal vivo per osservare i giocatori più interessanti esibirsi. Ciascuno di questi tipi di scouting ha punti di forza e di debolezza e lavorano insieme, non in opposizione, per compensare tali debolezze.

ilnapolista © riproduzione riservata