Lo rivela una ricerca sulle stagioni dal 2009 al 2021 pubblicata sul Guardian. Durante la pandemia non c’è stata distinzione: il pubblico non c’era
Gli arbitri della Serie A puniscono più i calciatori neri che i bianchi. Lo rivela uno studio dei ricercatori Beatrice Magistro e Morgan Wack pubblicato dalla British Sociological Association sulla rivista Sociology. Il Guardian ne scrive. I ricercatori hanno analizzato i dati delle partite di Serie A giocate tra il 2009 e il 2021, confrontando i dati di FootyStats, WhoScored e FBref su contrasti, falli e cartellini concessi dagli arbitri rispetto al videogioco Football Manager, che, sviluppato dalla società britannica Sports Interactive, è utilizzato dai club professionistici per scovare giocatori e che rappresenta gli stessi utilizzando una delle 20 categorie di tonalità della pelle.
Ebbene, dal confronto dei dati è emerso che,
“dal 2009 al 2019, gli arbitri della Serie A hanno concesso in media il 20% in più di falli a stagione contro i giocatori dalla pelle scura, con l’11% in più di cartellini gialli e il 16% in più di cartellini rossi”.
Lo studio dimostra pure che, durante la pandemia di Covid, quando le partite si disputavano negli stadi vuoti, gli arbitri non facevano distinzioni tra i giocatori, punendo tutti senza pregiudizi di sorta. Ciò dimostrerebbe che, ad influenzare le decisioni dei direttori di gara, sia la folla presente negli stadi.
Magistro, dell’Università di Toronto, dichiara:
«Abbiamo pensato che fosse possibile che non dipendesse tutto dall’arbitro, ma dal rumore che gli arbitri sentono dagli spalti. Nel 2020-21 l’effetto è scomparso. Il razzismo potrebbe provenire dai tifosi».
Magistro continua:
«Abbiamo anche scoperto che i giocatori dalla pelle più scura hanno meno probabilità di giocare in modo aggressivo. La gente aveva detto: “Forse alcuni di questi giocatori provengono da campionati diversi dove giocano in modo più aggressivo”. Abbiamo verificato e in realtà giocano in modo meno aggressivo, forse sapendo che hanno maggiori probabilità di ricevere sanzioni».
Wack, dell’Università di Washington a Seattle, afferma che le loro scoperte hanno sfidato l’idea che la colpa fosse degli “arbitri canaglia”.
«Se questo tipo di pregiudizio è guidato dai tifosi che li spingono a prendere decisioni, ciò ha implicazioni diverse».
La Uefa, per Magistro e Wack, dovrebbe controllare più severamente i cori razzisti dagli spalti e introdurre funzionari responsabili del monitoraggio del razzismo negli stadi.
Una ricerca analoga a questa, raccontano i ricercatori, è stata effettuata sulla US National Basketball Association da parte dei ricercatori del Brookings Institute di Washington.
«Sono arrivati agli stessi risultati. Dopo averli pubblicizzati, hanno testato nuovamente la stessa cosa alcuni anni dopo e hanno scoperto che l’effetto era scomparso. Renderlo pubblico, in qualche modo, ha contribuito a rendere il processo più equo. Forse gli arbitri se ne renderanno conto».