“A volte l’emergenza aiuta per rendersi conto di certe cose”. È stata la notte dell’invisibile Solbakken, ma anche del traditore Karsdorp. Servono entrambi

La Roma ha battuto il Verona con un gol al 45’ di Solbakken, l’uomo invisibile. Il Messaggero ne scrive:
“E’ la notte di un invisibile, si chiama Ola Solbakken, che prima di ieri aveva giocato solo sei minuti con la maglia della Roma. Sei, distribuite su tre partite. Lui è quello che non capiva dove fosse capitato; non sapeva distinguere un 3-5-2 da un 3-4-2-1. Insomma, un inadeguato, uno fuori dal contesto. Il norvegese contro il Verona, alla prima da titolare, mette il timbro sulla vittoria, con una rete da attaccante vero, per movimento e per il colpo, botta di sinistro a incrociare, di prima intenzione. Applausi. Ola gioca poco più di un tempo, quanto basta per far capire a Mou che può contare su di lui”.
E’ stata anche la notte di Rick Karsdorp, che Mourinho aveva definito un traditore.
“e che ora è utile e chissà, magari diventerà pure indispensabile. E’ necessario”.
Sul gol:
“Tacco di Spinazzola, sinistro di Solbakken. Questa perla è il gol del successo”.
La rosa, scrive il quotidiano romano, è corta solo se vuoi vederla così.
“Esiste pure una Roma senza Dybala, che va avanti per la sua strada, con un po’ di fatica, senza la sua parte più bella del corpo. Pellegrini viene tenuto a riposo e se ne sta in panchina, non c’è la Joya, e dopo quindici minuti si fa male pure Abraham, già debilitato dall’influenza, che incassa un colpo sull’occhio, e finisce ko, ci vorranno i punti. La Roma non si trasforma in Cenerentola, ma in qualche modo riesce a conquistare la vittoria grazie alle seconde linee. Il problema è come vedi la rosa: a volte è corta, a volte non lo è. A volte l’emergenza aiuta per rendersi conto di certe cose. Stavolta corta non lo è stata, perché il norvegese, dopo la manciata di minuti in cui ha potuto fare il fantasma, stavolta, con la fiducia addosso, sorprende. Prima da titolare e gol decisivo. In mezzo, qualche incertezza, qualche palla smarrita. Questione di abitudine e lui, qui, è un disabituato. Un uomo senza occasioni”.