Egonu: «Se mio figlio avrà la pelle nera, vivrà tutto lo schifo che ho vissuto io. È un mondo di merda»

A Vanity Fair: "Non metto mai le mani in borsa dentro a un negozio per evitare di essere accusata di furto. A mia madre nei bar capita che il caffè lo servano freddo”

Egonu pallavolo

Db Monza 03/05/2022 - Play off scudetto serie A femminile / Vero Volley Monza-Prosecco Doc Imoco Volley Conegliano / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Paola Egonu

“A noi atleti conviene essere diplomatici per non infastidire i club, per non creare tensioni nella squadra. Forse quando smetterò di giocare potrò dire tutta la verità“. Paola Egonu tra pochi giorni co-condurrà il Festival di Sanremo. E’ è una delle più forti giocatrici di pallavolo del mondo, è nera, è italiana ed è “diversa da quando avevo 4 anni, da quando l’ho capito”. Egonu parla di razzismo (anche) in una lunga intervista concessa a Vanity Fair.

“Capita che mia mamma chieda un caffè al bar e che glielo servano freddo, che in banca lascino entrare la sua amica bianca ma non lei. Sa che in alcune filiali si entra attraverso porte girevoli, aperte e chiuse dagli impiegati all’interno? Ecco, a lei non la aprivano. La cosa che mi fa più male è che non si arrabbia neanche: è normale, mi dice. Ci hanno anche insegnato a non mettere mai le mani in borsa dentro a un negozio per evitare di essere accusati di furto. Ancora oggi, se ho il cellulare in tasca e devo mandare un messaggio, aspetto di uscire”.

“Prima non riuscivo a immaginare che qualcuno potesse volere un figlio con me: non mi vedevo attraente. Non mi vedevo attraente in un contesto in cui lo standard di bellezza è essere bianca.  Sono cresciuta in un contesto in cui lo standard di bellezza presupponeva l’essere bianca. E, sa, i ragazzini possono essere molto spiacevoli. Io ero sempre la più alta, ero nera, con questi ricci che odiavo. A un certo punto mi sono rasata a zero. Peccato che poi venivo presa in giro perché non avevo i capelli. La vita era uno schifo. Io mi sentivo uno schifo”.

“Mi chiedo a volte se sia il caso di mettere al mondo dei bambini. Se mio figlio sarà di pelle nera vivrà tutto lo schifo che ho vissuto io. Se dovesse essere di pelle mista, peggio ancora: lo faranno sentire troppo nero per i bianchi e troppo bianco per i neri. Vale la pena, dunque, far nascere un bambino e condannarlo all’infelicità?”.

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