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Schillaci: «Mi rivedo in Immobile e Raspadori. Mi sono sempre piaciuti i giocatori veloci»

Al Foglio Sportivo: «Oggi i calciatori sono quasi irraggiungibili. A miei tempi ci obbligavano ad andare la sera nei club dei tifosi ed eravamo sempre in mezzo a loro».

Schillaci: «Mi rivedo in Immobile e Raspadori. Mi sono sempre piaciuti i giocatori veloci»
1990 archivio Storico Image Sport / Italia / Salvatore Schillaci / foto Imago/Image Sport

Il Foglio Sportivo intervista Salvatore Schillaci. Ha segnato più di 200 gol in giro per il mondo, a distanza di trent’anni non si fa capace della sua carriera.

«Non me l’aspettavo neppure io. Il calcio era la mia passione sin da bambino. Non sapevo fare altro che tirare calci a un pallone e avevo la testa ingombrata dai sogni. Da grande volevo giocare nella Juve, di cui ero diventato tifoso sin dai primi vagiti. L’exploit di Italia ‘90 è stato una sorpresa anche per me. Neppure chiudendo gli occhi, lo avrei potuto immaginare. Ho colto l’attimo del mio momento magico e sono salito sul treno che trasporta i sogni. Quel treno passa una sola volta nella vita. Bisogna farsi trovare pronti e avere anche un po’ di fortuna. Il grande merito, che mi riconosco, è di aver giocato, sin dall’inizio della mia avventura, tutte le partite, come se ognuna fosse quella della vita. Lottavo, segnavo, lottavo, senza un attimo di tregua. Poi ci sono gli anni speciali, come quello, dove ogni cosa che tocchi si trasforma in oro».

Non dimentica di essere partito da Messina.

«Io non dimentico. Senza Messina e il Messina non sarei mai arrivato a Torino e non ci sarebbero state le notti magiche con il cuore in gola di Italia ’90».

Schillaci racconta Scoglio, che lo allenava al Messina.

«E’ stato un padre per me. Ha capito le mie caratteristiche e in campo mi faceva fare quello che volevo. Con lui sono migliorato tecnicamente e fisicamente. Quando parlava di me, si avvertiva tutto l’affetto che nutriva nei miei confronti. Gli devo tantissimo».

Sull’Avvocato Agnelli:

«L’avvocato era un grande conoscitore di calcio. Ci chiamava di prima mattina, ogni volta che c’era una partita e si informava delle condizioni fisiche e psicologiche di ciascuno di noi. Roba d’altri tempi. Roba unica».

Schillaci ricorda Italia ’90. Il 3 luglio l’Italia fu eliminata dall’Argentina di Maradona ai rigori.

«Io credo che quella sia stata una delle nazionali più forti di sempre. Avevamo tutte le carte in regola per vincere i mondiali. Abbiamo perso solo per un episodio. Da allora, tutte le volte che vedo ai mondiali una squadra alzare la Coppa, Italia compresa, ripenso a quello che poteva essere e non è stato. Avevamo uno squadrone e dovevamo vincere noi. A volte essere i più forti non basta. Eravamo anche passati in vantaggio con un mio gol. Abbiamo perso solo per un episodio».

Le piace il calcio di oggi? Schillaci:

«E’ un calcio veloce e molto tattico. Si gioca tanto. Non ci sono più ruoli e anche gli attaccanti non fanno gli attaccanti e basta, ma hanno molta più libertà di movimento».

Schillaci continua:

«Oggi il calcio è in televisione ogni giorno e a ogni ora. Sono cambiati i contratti. I calciatori fanno anche i modelli. Sono cambiate non solo la tattica, ma anche la collocazione delle pedine nello scacchiere. E’ cambiato tutto, ma è sempre un bel vedere».

E’ cambiato anche il rapporto dei calciatori con i tifosi.

«Sì, ora è diverso. I calciatori sono quasi irraggiungibili. A miei tempi ci obbligavano ad andare la sera nei club dei tifosi ed eravamo sempre in mezzo a loro».

C’è un giocatore in cui si rivede? Schillaci ne indica due: Immobile della Lazio e Raspadori, del Napoli.

«Fare paragoni non mi è mai piaciuto, ma, se devo fare dei nomi, dico Ciro Immobile e Giacomo Raspadori. Mi sono sempre piaciuti i giocatori veloci».

Quale è l’attimo o il gol che non potrà mai dimenticare e che magari sogna ancora di notte?

«Se parliamo di sogni, quello più ricorrente è, in realtà, un incubo, di cui evidentemente non mi sono mai liberato. Sogno i rigori sbagliati contro l’Argentina. Non ci crederà, ma io quei maledetti rigori li sogno di notte, ma non li ho mai rivisti di giorno, né in televisione, né sul web. Mi metterebbero troppa tristezza. Il mio gol indimenticabile? Quello negli ottavi di finale contro l’Uraguay è stato bellissimo».

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