Ceferin: «Agnelli l’ho cancellato dalla mia vita, certi tradimenti non si dimenticano»
A AppleTv: «ero accecato dall’essere suo amico. Non puoi mentire così nemmeno negli affari, c’è un codice di condotta»

Torino 21/05/2022 - finale Champions League femminile / Barcellona-Lione / foto Image Sport nella foto: Aleksander Ceferin
Su Apple Tv+ è andata in onda la prima puntata della docuserie “La lotta per il calcio – Il caso SuperLega” con interviste e testimonianze dei protagonisti della battaglia che lungi dall’essere risolta.
Dopo le parole di Agnelli, è stato il turno di Ceferin. Un tempo i due erano molto vicini, il presidente dell’Uefa è addirittura il padrino della figlia di Agnelli ma il “tradimento” dello stesso non sarà mai perdonato dall’numero uno del calcio europeo.
«Dovete capirmi, non voglio parlare molto di lui. Ho cancellato quell’uomo dalla mia vita, certi tradimenti non si possono dimenticare. Bisogna ammettere i propri errori, così come le nove squadre hanno ammesso il loro errore di entrare in un progetto fasullo, io posso ammettere di avere avuto un falso amico».
Sulla questione, Ceferin racconta le vicende prima dell’annuncio con il comunicato congiunto dei club coinvolti:
«Eravamo pronti a proporre la riforma della Champions al comitato esecutivo e mi stavo preparando per andare in macchina in Svizzera, ci avrei messo 8 ore, ma ero convinto che fosse una passeggiata e quindi ho deciso di guidare. Quel sabato 17 aprile mi sono alzato presto, quindi, poi ho ricevuto una telefonata da un esponente del settore che mi informava che era tutto pronto per la Superlega e che l’avrebbero annunciata quel giorno o al massimo quello dopo. Ero molto arrabbiato. Ho subito chiamato Agnelli e gli ho detto che avevo sentito parlare di Superlega. Lui mi ha detto che non era vero, che erano solo dei rumors. A quel punto gli ho risposto di indire una conferenza stampa per smentire il tutto e ribadire che Eca e Uefa erano uniti verso la riforma del calcio. Lui mi disse che non c’era nessun problema e mi ha chiesto di preparare una bozza di comunicato da fargli avere. Avevo il timore che con una Superlega tutti i soldi sarebbero rimasti nelle mani di pochissimi club e che lo sviluppo del calcio femminile e giovanile si sarebbe fermato. Se si privatizza il sistema, si distrugge il calcio nei piccoli Paesi. Per questo servono regole un organo direttivo».
Tra la cronistoria dei fatti e le frasi ad effetto in difesa del calcio come sport del popolo, Ceferin continua:
«Ho chiamato la moglie (di Agnelli) e me lo sono fatto passare. Lui mi ha detto che il comunicato non era granché e che voleva cambiare dei passaggi. Mi ha detto cambio un paio di cose e ti richiamo. Dalla voce sembrava agitato ma volevo convincermi che era solo una mia paranoia ingiustificata. Non mi ha richiamato, ho provato a richiamarlo due ore dopo ma il telefono era staccato, ho capito che si stava nascondendo. Non mi aveva detto la verità, ho capito che mi aveva tradito. In tanti mi hanno detto “sei sicuro di poterti fidare di lui?” e non li ho ascoltati, ero accecato dall’essere suo amico. Non puoi mentire così nemmeno negli affari, c’è un codice di condotta. Per me questo trascende ogni moralità. La notizia è trapelata con velocità incredibile, le voci girano nel calcio a velocità clamorosa. In Svizzera c’erano 55 federazioni, c’era grande agitazione ma ho provato a tranquillizzarli nascondendo i miei veri sentimenti. C’era grande confusione, continuavo a pensare fino a che non abbiamo trovato la soluzione di affrontare subito la questione. Volevo attaccarli direttamente. Avevo speranza che le squadre sarebbero rinsavite, l’obiettivo era mettere pressione insostenibile sulle squadre per spingerle ad abbandonare il progetto. Ho sentito una delle squadre membre e gli ho detto che se avesse accettato saremmo diventati nemici. Lotterò fino alla fine andrò fino in fondo, così è iniziata la guerra per il calcio. La Superlega comprometteva il senso d’identità dei tifosi».
Ceferin conclude il racconto narrando le ultime ore prime dell’annuncio:
«Hanno fatto l’annuncio in piena notte. Di notte, come i vampiri, hanno fatto il comunicato: lì per la prima volta ho visto quali squadre sono entrate. Ovviamente ero deluso e non sapevo della banca e del prestito miliardario. Dopo l’annuncio è partito un confronto diretto. Per me era una dichiarazione di guerra. Dicono che l’UEFA abbia il monopolio. Noi abbiamo detto sempre che se giocate altre competizioni non potete giocare nelle nostre, è tutt’altro che anticoncorrenziale. Tutti odiano governi ed enti governativi, ma le nostre competizioni sono fantastiche e tutti vogliono partecipare. Questa è la differenza con le leghe elitarie, dove chiudi e pensi di essere il meglio. Quella alla Superlega era una lotta per la democrazia sociale contro l’impietoso capitalismo che sta rovinando il mondo. Non tutto è in vendita, certe cose sono sacre. È molto importante aver ammesso di aver sbagliato. Per persone con così tanti soldi è difficile ammetterlo, per questo rispetto i nove club che sono usciti così come rispetto tanto i tre che vivono ancora nel loro mondo. Non si può aggiustare una cosa non rotta e la Champions non è rotta, ma si può sempre migliorare. L’unica e sola Superlega, quella vera, è la Champions League ma non è chiusa, è soltanto super. Abbiamo fatto una cosa grossa, abbiamo salvato il calcio e mi sono sentito bene».