Trentalange, gli avvocati: «Non ci sono i presupposti per il commissariamento dell’Aia»

«I fatti unilateralmente ipotizzati dalla Procura (ancora tutti da verificare) riguardano solo le modalità di nomina dei membri della giustizia sportiva

D'Onofrio aia gravina Trentalange figc trentalange

Db Milano 17/10/2022 - Gran Gala' del Calcio Aic 2022 / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Alfredo Trentalange

Trentalange, parlano i suoi avvocati: Paolo Gallinelli, Bernardo Giorgio Mattarella (figlio del presidente della Repubblica) e Avilio Presutti. Hanno rilasciato dichiarazioni all’agenzia LaPresse a proposito dell’ipotesi commissariamento dell’Aia (Associazione italiana arbitri) dopo il caso D’Onofrio.

“Non vi sono i presupposti per un commissariamento dell’Aia. I fatti unilateralmente ipotizzati dalla Procura (ancora tutti da verificare in contraddittorio) non riguardano infatti l’Aia in generale ma soltanto le modalità di nomina dei membri del sistema di giustizia sportiva. Siamo in attesa di comunicazioni in merito all’audizione del nostro assistito, non possiamo nemmeno ipotizzare se sarà prima o dopo il prossimo consiglio federale del 19 dicembre, ma possiamo già esprimere un nostro parere in merito al prospettato commissariamento dell’Aia”. 

Pochi giorni fa il ministro dello Sport Abodi aveva detto:

Il ministro dello Sport aveva parlato del caso D’Onofrio il procuratore capo dell’Aia è stato arrestato nelle scorse settimane per traffico internazionale di droga. Un avvenimento che ovviamente ha fatto molto discutere il mondo del calcio e non solo. Abodi si è detto sorpreso che nessuno, dopo l’esplosione del caso, abbia sentito il bisogno di dimettersi, di dire “sono a disposizione”. Sarebbe stato un gesto importante, ha chiarito, perché avrebbe dato il senso di una responsabilizzazione. A volte, ha detto Abodi, la responsabilizzazione non risiede nel fatto di aver commesso il fatto ma di non averlo compreso in tutta la sua gravità. Ovvio il riferimento a Trentalange.

«Il caso D’Onofrio riguarda una categoria che io ho sempre rispettato e difeso e di fronte alla quale sono pronto a qualsiasi sacrificio personale perché possa essere ribadita e preservata la sua integrità morale. Quindi sono sorpreso che di fronte a fatti come questi nessuno abbia sentito il bisogno di dire: “sono a disposizione”, perché questo va molto al di là delle decisioni che vanno prese, dà il senso della responsabilizzazione, che a volte non è tanto quella di aver commesso il fatto, ma quella di non aver compreso il fatto».

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