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Il procuratore capo dell’Aia, Rosario D’Onofrio, arrestato per traffico internazionale di droga

Il suo nome è tra le 42 persone accusate di aver introdotto in Lombardia più di 6 tonnellate di marijuana e hashish. Oggi Trentalange ne ha annunciato le dimissioni

Il procuratore capo dell’Aia, Rosario D’Onofrio, arrestato per traffico internazionale di droga
Il procuratore capo dell’Aia, Rosario D’Onofrio, arrestato per traffico internazionale di droga.
Trentalange ne ha annunciato oggi le dimissioni.

Tra le 42 persone arrestate due giorni fa a Milano per traffico internazionale di droga c’è anche il procuratore capo dell’Associazione Italiana Arbitri, Rosario D’Onofrio. Lo scrive la Gazzetta dello Sport. I 42 arrestati sono tutti accusati di aver introdotto in Lombardia più di sei tonnellate di droga, tra marijuana e hashish. Trentalange, numero uno dell’Aia, ha già annunciato le dimissioni di D’Onofrio, senza dare ulteriori spiegazioni in merito.

“C’è anche il procuratore capo dell’Aia (associazione italiana arbitri), Rosario D’Onofrio, ex ufficiale dell’esercito, tra i 42 arrestati nell’operazione di due giorni fa della Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta della Dda milanese per traffico internazionale di droga”.

Secondo le indagini condotte dalla Dda dal 2019 al 2021, i 42 arrestati, tra cui italiani, albanesi e spagnoli, avrebbero introdotto in Lombardia più di sei tonnellate di marijuana e hashish. Durante l’operazione, scrive la Gazzetta, è stata sequestrata quasi mezza tonnellata di droga, più mille ricariche per sigarette elettroniche a base di cannabinoidi.

D’Onofrio, procuratore capo dell’Aia, era già stato deferito ad ottobre dalla Procura Figc di Chiné.

“I vertici dell’Aia hanno appreso con stupore e sgomento la notizia. Già oggi in Comitato nazionale, il presidente Trentalange avrebbe annunciato le dimissioni di D’Onofrio, senza entrare nel merito delle motivazioni. D’Onofrio era stato scelto per la guida della Procura arbitrale con la nuova gestione e lo scorso 28 ottobre era stato deferito dalla Procura Figc, guidata da Chinè, per la mancata apertura di un formale procedimento disciplinare dopo la denuncia dell’ex assistente di A Avalos che contestava l’attribuzione di diversi voti. Tra D’Onofrio e Avalos ci sarebbero stati alcuni contatti telefonici. Una vicenda che aveva destato qualche malumore nell’Aia, ma che per la Procura Figc non poteva non essere portata avanti”.

 

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