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Sconcerti creò lo sport a Repubblica, litigò quasi alle mani con Tardelli

Il ricordo di Emanuela Audisio: era insonne, di notte leggeva, ha sempre valorizzato e assunto le donne, invitava sempre ad andare sui fatti

Sconcerti creò lo sport a Repubblica, litigò quasi alle mani con Tardelli

La morte di Mario Sconcerti nell’articolo di Emanuela Audisio su Repubblica. Sconcerti creò lo sport a Repubblica. Quando Scalfari fondò il giornale, non aveva previsto lo sport. Lui portò le grandi firme: Brera, Fossati, Clerici, Mura.

Questo giornale deve a Sconcerti l’invenzione dello sport di Repubblica e tanto altro.

Volle anche Fossati, per il ciclismo. E poi arrivò anche Clerici. Non era geloso delle grandezze altrui, anzi si divertiva a gestirle e ad esaltarle.

Deviava dallo sport per metterci dentro quello che aveva imparato e elaborato dai tanti libri che leggeva di notte. Era insonne, divorava pagine, rileggeva le grandi battaglie, dagli Orazi a Little Big Horn, trascriveva schemi, studiava il calcio.

Ci ha invitato a partire, sempre, ogni volta, ad andare alla stazione a prendere il primo treno, perché le cose andavano viste, e a non avere paura di esprimere quello che uno sentiva dentro. 

Ai Mondiali dell’82 con la Nazionale di Bearzot in silenzio-stampa lo dovettero separare da Tardelli che l’aveva provocato, ma poi da toscani fecero pace e lui ammise che certe reazioni è meglio non averle. Ma lui le aveva, non ci rinunciava.

In una Repubblica che ancora non usciva il lunedì e dove lo sport non era considerato cultura andò nella clinica dove lo sciatore Leonardo David, dopo una caduta, viveva in stato vegetativo, e scrisse un grande pezzo che gli valse i complimenti di Miriam Mafai. Finalmente lo sport (e i suoi giornalisti) era stato capito e accettato ai piani alti.  Ora si parla di uguaglianza di genere, ma è bene far notare che Sconcerti ovunque ha lavorato ha sempre assunto e valorizzato donne.

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