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I rigori non sono una lotteria, sono il risultato di allenamenti e approccio scientifico

Il calcio continua ad avere un approccio superficiale e fatalistico di fronte a un momento fondamentale delle grandi competizioni

I rigori non sono una lotteria, sono il risultato di allenamenti e approccio scientifico
Argentina's goalkeeper #23 Emiliano Martinez saves a shot by Netherlands' defender #04 Virgil van Dijk in the penalty shoot-out during the Qatar 2022 World Cup quarter-final football match between The Netherlands and Argentina at Lusail Stadium, north of Doha on December 9, 2022. (Photo by FRANCK FIFE / AFP)

Gyuri Vergouw, scrittore e consulente aziendale per metà ungherese e per metà olandese, da più di vent’anni va in giro nei Paesi Bassi a predicare l’importanza della preparazione dei rigori, attraverso le pagine del suo libro “Il rigore: alla ricerca del penalty definitivo”. L’evangelizzazione svolta da Vergouw ha scosso nel tempo l’informazione sportiva olandese, complice anche la sequenza di fallimenti dagli undici metri degli Oranje, ma non la KNVB e molte delle figure di spicco del calcio locale, tra cui Cruijff. Non è un caso che nulla sia cambiato per la nazionale dei tulipani.

Vergouw avrà sospirato e rivolto nuovamente gli occhi al cielo dopo gli errori dal dischetto di Van Dijk e di Berghuis. L’Olanda che era riuscita miracolosamente a rimettere in piedi un partita chiusa contro l’Argentina, recuperando due gol di svantaggio, si è fatta nuovamente fregare ai rigori. E l’epilogo contro l’Albiceleste è la conferma di come si possa non imparare dai propri errori.
E Vergouw avrà sicuramente avuto qualche altro sussulto ad ascoltare Tite, ct del Brasile, che durante il mondiale in Qatar si è lasciato sfuggire candidamente l’odio per i rigori. E perché non Luis Enrique che post sconfitta contro il Marocco ha giustificato la debacle dal dischetto (0 tiri segnati), parlando di responsabilità attribuibili alla difficile gestione della pressione. Perché non prepararla allora? E se questo aspetto rappresenta un discrimen cruciale nel successo/insuccesso dagli undici metri, è stata ancora più stucchevole la spiegazione di come i calciatori spagnoli abbiano preparato questo momento: più di mille tiri dal dischetto da calciare in autonomia.

Da questo punto è bene partire, per spiegare come mai la percentuale di insuccesso dei rigori in questo mondiale sia salita al 42%, con i portieri che hanno parato il 35% dei penalty rispetto alla media del 17%, mantenuta nei mondiali dal 1966 al 2018. Scarsa preparazione dei calciatori di movimenti in confronto agli estremi difensori? Non è dato saperlo. È invece necessario affermare che i rigori possono e devono essere preparati scientificamente, proprio per ridurre al minimo gli errori. Ci perdonerà Cruijff, che considerava l’allenamento dei rigori inutile, ma esiste una letteratura nel merito. Basti pensare al libro “Undici Metri” di Ben Lyttleton, vera pietra miliare sull’argomento o agli studi statistici di Geir Jordet, psicologo sportivo di fama mondiale.

Come si può preparare concretamente una sequenza di rigori? Non basta la ripetizione meccanica dell’esercizio o meglio, non è sufficiente. Occorre affiancare alla continuità dell’allenamento lo studio critico di cosa è andato bene e cosa è andato male. E ancora, affinare la tecnica di tiro in relazione a molteplici variabili, quali distanza, velocità e angolo di ricorsa, gamba d’appoggio, potenza del tiro, abitudini degli avversari, la scelta del tiro (basso, medio, alto). E ancora, riproduzione delle sessioni dal dischetto con pressione similare di uno stadio pieno (attraverso manipoli di tifosi presi proprio per questo scopo).

Vergouw non ha mai fatto mistero di studi ulteriori, che affermano che per segnare un rigore basta il 75% della potenza, che anche i portieri destrimani parano con più facilità i tiri alla propria sinistra. Palacios e Huerta, ricercatori e professori di Economia Manageriale e di Strategia, hanno raccolto numerose evidenze che indicano come la maggior parte dei portieri tende a tuffarsi dal proprio lato naturale. Tutte queste informazioni, questi esercizi, hanno l’utilità di diminuire lo stress. E diminuire lo stress aumenta le % di successo. Avere un piano, una strategia, riduce i pensieri e i ripensamenti, altri nemici di chi si appresta a calciare un rigore. Vergouw a proposito suggerisce di preparare tre diversi rigori: uno in ogni angolo di lato e una specialità.

Alla luce di quanto appena scritto, perché molti allenatori, calciatori, giornalisti (e in misura minore, burocrati federali e manager di club) si ostinano a ritenere i rigori una lotteria? Ignoranza, preconcetti, fatalismo e pigrizia mentale. Continuare a considerare i penalty come elemento ancillare di partite e supplementari, nonostante essi decidano fattivamente campionati del mondo e competizioni continentali, significa negare un piano B fondamentale oltre i tempi regolamentari.

Voi lo fareste?

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