ilNapolista

“Aliou Cissé perse dodici familiari in un incidente in mare e andò ad allenarsi lo stesso”

Lo ricorda la Sueddeutsche, che lo definisce un allenatore dalla vita insolita come i suoi abiti. Non disse niente ai compagni per non turbarli. Se il Senegal è agli ottavi è merito suo

“Aliou Cissé perse dodici familiari in un incidente in mare e andò ad allenarsi lo stesso”
Mosca (Russia) 19/06/2018 - Mondiali di calcio Russia 2018 / Polonia-Senegal / foto Imago/Image Sport nella foto: Aliou Cisse ONLY ITALY

La Sueddeutsche traccia un profilo dell’allenatore del Senegal, Aliou Cissé. Uno che con le emozioni va in difficoltà, che cerca di non esternarle e che i suoi giocatori descrivono come uno dal carattere molto forte. Come il centrocampista Pape Guee, che dice di lui:

«È un leone. Anche quando ci parla».

Il quotidiano tedesco lo definisce “insolito a molti livelli”. Chi lo vede per la prima volta vede in lui una figura imponente del calcio. Ha la voce profonda e vestiti che potrebbero lasciarlo scambiare per un rapper. Del resto quando non allena veste con tuta grigia, pantaloni e felpa con cappuccio, berretto nero, scarpe da ginnastica bianche e, a volte, occhiali firmati.

“Il suo abbigliamento estroverso è contrastato dal suo personaggio e spesso dai soprannomi che gli vengono affibbiati”.

Il presidente del Senegal, ad esempio, lo ha definito “il tattico”. Viene considerato severo. I tre attributi che i suoi giocatori usano più spesso per descriverlo sono: disciplina, lavoro e coesione.

E’ uno dei pochi allenatori della Coppa del mondo nati in Africa, anche se a lui non piace quando glielo ricordano. E risponde:

“Sembra che gli africani non possano essere allenatori”.

Quello che non si può negare è che Cissé ha un legame speciale e altamente emotivo con il suo Paese, e che questo è dovuto ad un incidente in barca, racconta il quotidiano tedesco.

“Nel settembre 2002 affondò la Ioola, l’unica nave traghetto che collegava il nord del Senegal con il Sud. Secondo i dati ufficiali morirono 1863 persone, ma la barca era stata immatricolata solo per 500 passeggeri. L’incidente è considerato il terzo più grande della navigazione civile dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il nome della Ioola, oggi, è “il Titanic Dell’Africa”. Il motivo dell’incidente oggi è considerato la scarsa manutenzione da parte dello Stato. L’affondamento fu un disastro nazionale, a quel tempo il Senegal aveva una popolazione di poco più di dieci milioni, quasi tutti conoscevano qualcuno direttamente colpito. E tra i morti c’erano dodici membri della famiglia di Cissé: zie, zii, nipoti”.

All’epoca Cissé giocava a Birmingham. Non ne parlò ai suoi compagni di squadra. Andò all’allenamento, giocò la partita, sorrise a tutti, non lasciò che si notasse nulla. Tempo dopo ha spiegato:

“Volevo proteggere il gruppo dai miei sentimenti. Non sarei passato a questo club se non significasse nulla per me, se non avessi sempre dato il massimo”.

Di recente, per la prima volta, Cissé ha parlato a lungo e pubblicamente della tragedia in un’intervista alla Bbc Africa.

“Ho adorato la Ioola, la conoscevo dentro e fuori. Ci sono salito talmente tante volte… avrei potuto essere anche io su quella barca.

Cissé chiede che la nave venga finalmente recuperata: dopo vent’anni giace ancora sul fondo dell’Oceano.

Se il Senegal è agli ottavi di finale, in Qatar, il merito è suo.

ilnapolista © riproduzione riservata