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Infantino si crede Kennedy e spaccia Putin e Al-Thani per sinceri democratici (Damascelli)

Sul Giornale si indigna e sfotte per l’imbarazzante discorso del presidente della Fifa che dimentica di essere sotto processo per l’affaire Platini (lui assolto)

Infantino si crede Kennedy e spaccia Putin e Al-Thani per sinceri democratici (Damascelli)
Doha (Qatar) 18/11/2022 - conferenza stampa Fifa / foto Imago/Image Sport nella foto: Gianni Infantino ONLY ITALY

Sul Giornale si trova un articolo al vetriolo su Infantino, uno di quelli che all’estero sono pane quotidiano. Lo firma Tony Damascelli che giustamente si indigna per il discorso di ieri del presidente della Fifa.

John Fitzgerald Infantino. Dai, chiamiamoli così. Da Berlino a Doha, un copia e incolla magnifico: «Ich bin ein Berliner», «io sono un berlinese» disse il presidente americano Kennedy nella Rudolph Wilde Platz, davanti a duecentomila persone. «Io mi sento gay, arabo, disabile e migrante», ha dichiarato JFI a Doha, davanti a un gruppo di giornalisti. Eccolo il nuovo orgoglio Fifa, ecco l’Uomo che tutela i diritti umani, non soltanto sportivi e volgarmente calcistici, JFI non è il presidente del mondiale, è il presidente del mondo, l’ideale ambasciatore che ha preso il pallone dalle mani di Vladimir Putin e lo ha trasferito in quelle di Tamin bin Hamad Al-Thani. Una triade di trasparenti democratici.

Damascelli ricorda anche che Infantino è candidato unico alle prossime presidenziali della Fifa.

«Abbiamo ripulito l’immagine della Fifa» ha aggiunto, dimenticando però un particolare: egli è sotto procedimento in Svizzera per “incitamento all’abuso di autorità, violazione del segreto d’ufficio e ostacolo al procedimento penale”, una vicenda legata
all’affaire Platini, fatto fuori dalla candidatura alla presidenza, della quale si impossessò il suo segretario, JFI. Michel Platini è
uscito totalmente dalle accuse, ha scontato la squalifica inflitta dal tribunale Fifa, la stessa corte che non apre bocca sull’indagato JFI». (La Süddeutsche ha scritto e sta scrivendo inchieste interessantissime sul tema).

Questa è una delle tante dichiarazioni di ieri del presidente della Fifa:

«Oggi ho belle sensazioni. Mi sento Qatarino, africano, arabo, migrante, gay. Sono un figlio di lavoratori migranti. I miei genitori hanno lavorato molto duramente e in difficili condizioni. Ricordo come gli immigrati venivano trattati alle frontiere, quando volevano le cure mediche. Quando sono diventato presidente della Fifa, ho voluto vedere qui le sistemazioni dei lavoratori stranieri e sono tornato alla mia infanzia. Ma come la Svizzera a poco a poco è diventata un esempio di integrazione, così sarà per il Qatar.»

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