Ferlaino: «Forse avrei potuto stare più vicino a Maradona, ma penso che sarebbe stato inutile»

L'ex presidente a Ottochannel: «Mi vengono le lacrime agli occhi. Ha rappresentato il coronamento dei miei sforzi per vedere vincere il mio Napoli».

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1988 archivio Storico Image Sport / Napoli / Diego Armando Maradona-Corrado Ferlaino / foto MB/Image Sport

Oggi sono due anni dalla morte di Diego Armando Maradona. L’ex presidente del Napoli, Corrado Ferlaino, ha rilasciato un’intervista ad Ottochannel in cui ha ricordato Diego. Il Corriere dello Sport e il Corriere del Mezzogiorno riportano alcune delle sue dichiarazioni.

«Mi vengono le lacrime agli occhi a parlare di lui, ad essere buoni va detto che negli ultimi giorni della sua vita non l’hanno aiutato. Due anni fa ero in banca e, quando mi diedero la notizia, fu molto triste. Ha rappresentato il coronamento dei miei sforzi per vedere vincere il mio Napoli. L’amore dei napoletani è il modo più bello per ricordarlo sempre».

«Ho sempre pensato che lui fosse nato a Napoli e che poi, di nascosto, fosse andato in Argentina. Era un napoletano per spirito, per modo di pensare, per quella ribelle a certe regole, riconoscendo solo quelle del campo, tant’è che era squisito e di una sportività enorme. Forse avrei potuto stargli un po’ più vicino, ma penso che sarebbe stato inutile».

Qualche giorno fa il Guardian ha pubblicato un vecchio articolo della Stampa con un’intervista a Diego in cui diceva:

«Il Napoli mi ha amato in modo soffocante, senza mai un attimo di pace per farmi respirare. Speravo, e mi avevano promesso, che dopo due o tre anni sarebbe cambiato, invece la pressione è aumentata. Non biasimo i napoletani. Ho colto la promessa che Ferlaino mi ha fatto che se avessimo vinto la Coppa Uefa mi avrebbe licenziato con una stagione di anticipo. L’ha rinnegata. E fu allora che andai fuori di testa.  la Juve era il mio grande sogno e sarei stato il giocatore che continua a parlare e urlare in campo, trascinando i compagni, il tipo di giocatore che mancava dai tempi di Roberto Bettega e Marco Tardelli, quando la Juve vinceva tutto. A Torino avrei collezionato titoli, sarei ancora in una città dove puoi camminare tranquillamente per via Roma senza essere molestato, come quando ero in Italia quei primi mesi, eppure a Napoli non potevo uscire dall’albergo. Roberto Baggio è un fuoriclasse, forse l’unico insieme a Claudio Caniggia che può diventare il mio erede, ma deve soffrire come sta facendo ancora per un paio d’anni in più per fare esperienza e maturità. La Juve è una società straordinaria e davanti all’Avvocato bisogna togliersi il cappello. È troppo forte, a chilometri di distanza da Berlusconi».

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