1-1 col Bari, la prima vittoria resta un miraggio. Il suo predecessore, Caserta, in sei partite aveva fatto 7 punti

L’avventura di Fabio Cannavaro al Benevento, per essere diplomatici, continua a non decollare. Le Streghe hanno appena pareggiato, contro il Bari dei De Laurentiis (quarto in classifica, vive un periodo di flessione dopo un inizio super) un’altra partita, la quarta da quando l’ex Campione del Mondo siede sulla panchina dei campani: prima del Bari, il Benevento aveva pareggiato col Pisa, col Sudtirol e con l’Ascoli; due le sconfitte, una con la Ternana e l’altra col Como di Fabregas e Cutrone, tuttora al penultimo posto del campionato cadetto.
Non ci vuole un genio della matematica, insomma, per arrivare alla conclusione che con l’arrivo di Cannavaro in panchina il Benevento abbia peggiorato il suo rendimento: lo dice la media punti, che dall’1,16 di Fabio Caserta (con cui il Benevento aveva fatto due vittorie, un pareggio e tre sconfitte in sei match) è calata addirittura a 0,6 punti a partita. Un disastro, da qualunque punto di vista la si guardi. A nulla è servito neanche il ritiro voluto dalla società dopo la sconfitta con il Como di due settimane fa, che peraltro provocò le “più o meno dimissioni” di Cannavaro.
In quell’occasione, Cannavaro dichiarò quanto segue.
«Le dimissioni sono un atto dovuto nei confronti della società. Non mi interessa degli infortunati, devo lavorare su ciò che ho. Se non sono riuscito a far capire la differenza tra giocare a calcio e vincere le partite, vuol dire che le responsabilità sono mie e ci metto la faccia. Il presidente Vigorito però le ha respinte e considero questo gesto come un segnale di grande fiducia nei miei confronti per ripartire più forti. Non voglio cercare alcun tipo di alibi per me e i ragazzi – ha concluso – La prima cosa da fare è essere semplici. Ho provato a farlo capire al gruppo, ma facciamo fatica. Bisogna essere uniti, lavorare tutti insieme, perché solo così si esce dalle difficoltà».