A Rsi Sport. «Il calcio ha bisogno di essere salvato da se stesso. Se si giocano 70 partite all’anno produrre uno spettacolo divertente diventa sempre più difficile»

Maurizio Sarri ha rilasciato una lunghissima intervista a Rsi Sport per la Domenica Sportiva. Riportiamo alcune risposte.
«Chi sa solo di calcio non sa niente di calcio», lo disse Mou.
«E sono d’accordo perché 90 minuti che passi in campo sono la parodia della vita. Ci sono momenti esaltanti, momenti difficili, momenti in cui puoi vincere o puoi perdere, come succede normalmente nell’arco di una vita. Conoscere le storie di vita ti aiuta anche nel calcio».
Dostoevskij diceva che la bellezza salverà il mondo… e anche il calcio?
«Il calcio ha bisogno di essere salvato da se stesso e dalle proprie istituzioni. Si sta andando su una strada in cui è impossibile proporre la bellezza. Se si giocano 60 o 70 partite all’anno – comprese le Nazionali – è chiaro che non ci si allena più e produrre uno spettacolo divertente diventa sempre più difficile. Siamo in una fase in cui questo sport è vissuto come un business, invece è diventato un business quando era vissuto come sport».
Bukowski in un suo romanzo fa dire a un suo personaggio «mai fidarsi di quelli che vanno in giro in tuta».
«Dalle poche foto che ho visto di Bukowski lui era messo peggio che in tuta. Però ho un ammirazione talmente grande per Bukowski che gli perdono tutto. Il mio abbigliamento? Io a volte vedo partite della Primavera, giocate in campi improbabili, con gli allenatori con la divisa sociale e mi scappa sinceramente da ridere. Faccio un lavoro da campo, non vedo che ci sia di strano ad andare in campo in tuta, è la cosa più naturale del mondo. Quando lavoravo nella finanza andavo in giacca e cravatta ma in campo vado in tuta. Purtroppo conta sempre di più l’apparenza, è un qualcosa di ridicolo. Non è che il calcio è andato in questa direzione, è il mondo che è andato in questa direzione».
I soldi.
«I soldi nel calcio come nella vita ti aiutano, poi la felicità è un’altra storia. Nel calcio girano cifre immorali? Come è immorale il mondo attuale, sotto tanti punti di vista. Se un attore prende 30 milioni per un film è immorale ma probabilmente c’è un ritorno economico che li giustifica. Io lo ritengo ingiusto ma anche questo fa parte del mondo che viviamo attualmente».